27 Settembre 2024 - 11:45:50
di Redazione
Si svela alla città, in occasione delle Giornate europee del patrimonio (Gep) e di Street Science, la chiesa di Santa Margherita dei Gesuiti, l’“opera interrotta”, perché non fu mai completata.
I lavori di ricostruzione e restauro sono ormai alle battute finali e domani e dopodomani la chiesa resterà aperta per essere ammirata nel suo splendore ritrovato.
Da Saturnino Gatti a Vincenzo Damini, da Lorenzo Berrettini a Girolamo Cenatiempo e a Giovanni di Biasuccio, Santa Margherita custodisce le opere di alcuni dei principali artisti del territorio aquilano, e conserva le spoglie di Sant’Equizio, uno dei quattro compatroni della città, insieme a San Bernardino da Siena, a San Celestino e a San Massimo.
Una tre giorni di approfondimento del Segretariato Regionale Mic per l’Abruzzo in programma per il week end prossimo che prevede un convegno oggi alle 16 al palazzetto dei Nobili dalle ore 16, nel quale si parlerà del restauri della chiesa, e degli studi compiuti dall’Università dell’Aquila sul progetto del 1625 e sulle documentazioni storico-archivistiche del 1936, quando è partito il cantiere, fino ad arrivare ai rilievi di oggi con una tecnica di modellazione 3D.
Fanno parte del gruppo di lavoro del Segretariato regionale Mic Federica Di Santo, Stefania Faro, Assunta Serchia, Giulia Sulli Massimiliano Tesone e Giovanna Spinelli di Ales.
“Come l’anno scorso per le Giornate europee del patrimonio, anche quest’anno abbiamo avuto l’idea di aprire uno dei nostri cantieri e questo è un cantiere quasi completo, ormai in conclusione per cui mostriamo una chiesa che pochi conoscono e pochi ricordano – afferma Silvia Taranta del Segretariato, responsabile del progetto insieme a Maria Rita Copersino – Abbiamo colto quindi questa possibilità di donare quest’anteprima alla città. La particolarità della chiesa è questa sua facciata a grezzo che la connota come un’architettura non finita, e proprio questo ci ha portato a incrociare poi gli studi del professor Centofanti e del professor Brusaporci l’Università dell’Aquila sul progetto iniziale della chiesa del 1625 che è l’unico c’è pervenuto, sulla documentazione archivistica del 1636 quando si è avviato il cantiere della chiesa, con i rilievi di oggi. Questi studi hanno portato a quella che avrebbe potuto essere Santa Margherita se fosse stata completata. La parete dietro l’altare che chiude improvvisamente la spazialità perché era un edificio monumentale che doveva avete una cupola, un’abside e un transetto. E’ quindi una chiesa rimasta a metà. Spiegheremo tutto questo nel corso del convegno al palazzetto dei Nobili nell’ambito di Street Science”.
Un intervento complesso, quello del recupero della chiesa, sia da un punto di vista dei restauri degli apparati decorativi, sia sotto il profilo economico: i finanziamenti infatti sono arrivati in tre distinte tranche. La spesa complessiva è stata di 6,8 milioni e la riapertura dovrebbe essere ormai imminente, secondo le previsione del Segretariato, entro l’anno.
“I finanziamenti ci hanno permesso di recuperare il bene, ma sono arrivati con tre diverse annualità distinte nel tempo e quindi anche questo aspetto economico è stato rilevante ai fini dell’andamento del cantiere – ha illustrato la Copersino – Anche dal punto di vista dell’interferenze ci sono state delle problematiche perché la chiesa è accanto al rettorato che aveva un suo cantiere post-sisma e accanto alla casa dei padri Gesuiti, anch’ esso cantiere, quindi è stato importante lavorare congiuntamente per portare avanti i tre cantieri insieme. Dal punto di vista tecnico, invece, le operazioni sono state molto importanti, perché si è lavorato al consolidamento murario e quindi a un livello molto importante del piano delle lesioni che si sono attivate con il terremoto, ma anche a livello superficiale con gli affreschi, con gli stucchi e con tutti gli apparati decorativi che sono stati recuperati nel corso di questi anni. Il lavoro è stato minuzioso, ma non sempre, purtroppo, è stato possibile. Molti affreschi sono stati ricostruiti come un piccolo puzzle, infatti tutti i lacerti sono stati prima di tutto catalogati, ricomposti e poi soltanto dopo sono stati rimessi in opera dov’erano. Non tutto è stato purtroppo recuperato tant’è vero che in alcune volte, ci sono delle parti non completamente ricostruite”.
All’imbrunire, invece, oggi, domani e domenica 29 settembre, la facciata incompiuta della chiesa diventerà un grande schermo, su cui verrà mostrata la Chiesa come “avrebbe potuto essere” attraverso il video mapping “1625 > 1636 > 2024”. Ideata per questo progetto da Percorsi di luce di Francesco Capotorto, la sofisticata rappresentazione (proiettata dalle finestre di Palazzo Margherita grazie alla collaborazione con il Comune dell’Aquila), presenterà per la prima volta il processo costruttivo di Santa Margherita, modificato nel tempo e mai completato (in loop – dalle ore 19 alle ore 21). Gli elementi architettonici verranno composti e ricomposti, osservati da altre prospettive, per un’esperienza immersiva unica, che farà conoscere l’opera interrotta nella sua complessità.