27 Settembre 2024 - 16:15:15

di Tommaso Cotellessa

La Lega Abruzzo torna nelle piazze per esprimere sostegno e solidarietà al vicepremier Matteo Salvini, attualmente imputato nel processo Open Arms. L’accusa a carico di Salvini, ex Ministro dell’Interno, riguarda la decisione di bloccare lo sbarco di migranti nell’agosto 2019, impedendo alla nave della ONG spagnola Open Arms di attraccare in un porto italiano. Nel corso del processo l’accusa ha chiesto la condanna a 6 anni per Salvini, un’eventualità che ha spinto i sostenitori del partito a organizzare una mobilitazione per il prossimo fine settimana.

“Difendere l’Italia non può essere considerato un reato”, ha dichiarato Luigi D’Eramo, segretario regionale della Lega e Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste. “Quella in cui è impegnato il nostro segretario federale è una battaglia di libertà e democrazia, che riguarda tutti. Difendere i confini dell’Italia è un dovere“. Secondo D’Eramo, l’iniziativa della Lega dovrebbe riscuotere grande partecipazione tra i cittadini abruzzesi, confermando il sostegno popolare alla linea politica di Salvini in tema di immigrazione.

A rincarare la dose è anche Francesco De Santis, portavoce della Lega Abruzzo, che ha definito il processo a Salvini come “prettamente politico”. De Santis ha sottolineato che l’imputazione dell’ex Ministro dell’Interno costituisce “un attacco diretto a lui e al diritto di difendere i confini nazionali”, aggiungendo che questo messaggio verrà ribadito nelle piazze abruzzesi durante l’intero fine settimana.

Nella provincia dell’Aquila i gazebo della Lega saranno allestiti sabato 28, nella città dell’Aquila ai Quattro Cantoni dalle 16:00 alle 19:00 e ad Avezzano in piazza Risorgimento dalle ore 17:00 alle ore 20:00, mentre domenica 29 settembre a Gioia dei Marsi in piazza della Repubblica dalle ore 9 alle ore 19.

La manifestazione, volta a raccogliere consensi e supporto per il leader della Lega, punta a ribadire l’importanza di difendere i confini del Paese e a denunciare un processo che, secondo i militanti, non avrebbe fondamenti giuridici, ma esclusivamente politici.