28 Settembre 2024 - 18:03:13

di Tommaso Cotellessa

Questa mattina la storica Cantina del Boss ha ospitato un appuntamento di estremo interesse e grande rilevanza. In questa sede è stata infatti presentata questa l’inchiesta realizzata dai giornalisti Nathalie Sclippa e Marco Panzarella sulla cosiddetta mafia dei pascoli, la dicitura con la quale si indica il fenomeno che vede grandi imprese, gruppi criminali e colletti bianchi approfittare dei meccanismi della Politica Agricola Comune (PAC) per intascare i contributi non dovuti e accedere a finanziamenti europei. Un tema quest’ultimo che riguarda il destino della montagna italiana e le prospettive di una vera economia agropastorale locale.

Come spiegato dai giornalisti autori dell’inchiesta – pubblicata sulla rivista La Via Libera dell’Associazione Libera di Don Luigi Ciotti – infatti per accedere alle agevolazioni sopracitate ciò che conta è possedere titoli e terreni, non importa se si produce, quanto si investe.

Quello che abbiamo scoperto dalla nostra inchiesta – ha spiegato la giornalista Natalie Sclippa – è che in realtà la mafia è né i pascoli, e che oltre alla mafia, oltre alla criminalità organizzata ci sono degli altri attori. Parliamo di imprenditori senza scrupoli, parliamo di colletti bianchi e parliamo anche di un territorio che molto spesso non ha le difese necessarie“.

La giornalista ha poi sottolineato come i fondi della Politica Agricola Comune (PAC), destinati ad aiutare i territori, non stiano effettivamente contribuendo alla crescita e al sostegno strutturale delle aree rurali interessate. Secondo Sclippa, la situazione è allarmante, poiché molti pascoli sono abbandonati o utilizzati per portare animali malati, invece di essere valorizzati. Nonostante i titoli della PAC dovrebbero portare milioni di euro a queste zone, spesso i fondi vengono dirottati altrove.

Ha inoltre evidenziato che molte aziende che operano in Abruzzo hanno la sede legale in altre regioni, come il Veneto e il Trentino, e ciò fa sì che i soldi della PAC non raggiungano gli agricoltori locali, che invece vorrebbero sviluppare il settore agricolo della regione. Sclippa ha voluto chiarire che, sebbene esista una presenza della criminalità organizzata nei pascoli abruzzesi, il problema va oltre. Secondo la sua analisi, esiste un sistema complesso che rende possibile tali dinamiche, e ridurre la questione alla presenza di esterni criminali svaluterebbe la comprensione del problema strutturale più ampio che favorisce tali pratiche.