03 Ottobre 2024 - 12:36:46
di Redazione
“La Regione Abruzzo ieri ha risposto a un mio accesso agli atti ammettendo che a ben 4 anni dall’approvazione del Piano faunistico venatorio e a un anno dalla sua scadenza non ha la stragrande parte dei dati fondamentali per il monitoraggio della sua attuazione, dal numero di orsi a quello di altre specie protette come Lanario, Nibbio reale, Lontra ecc. Monitoraggio che si era auto-vincolata a fare nel 2020, con un preciso ed inequivocabile elenco di indicatori di performance del Piano. Erano ritenuti necessari dalla stessa Ispra che, attraverso il Dr. Francesco Riga, ha coordinato la redazione del Piano Faunistico Venatorio. Monitoraggio che è obbligatorio per la normativa comunitaria sulla Valutazione Ambientale Strategica e per il Testo Unico dell’Ambiente D.lgs. 152/2006 che obbliga anche a stanziare risorse adeguate e a fare una valutazione periodica di questi dati da parte di un soggetto terzo, il Comitato V.I.A. regionale. Il tutto anche per introdurre modifiche al Piano faunistico in corso d’opera se si vede che non sta funzionando. Qui stiamo arrivando al termine della validità del Piano faunistico e si naviga letteralmente nel buio. Una regione completamente inadempiente rispetto a precisi obblighi di legge che però dedica sforzi economici e organizzativi notevoli per avviare la caccia al cervo“.
Così Augusto De Sanctis, attivista ecologista, commenta il risultato dell’accesso agli atti avviato presso l’ufficio caccia della Regione Abruzzo sugli indicatori del funzionamento del Piano faunistico venatorio.
“Che dire della stessa Ispra, che aveva individuato gli indicatori di Piano ritenendoli quindi di fondamentale importanza per la gestione della fauna? – aggiunge – Le specie protette e particolarmente protette avrebbero dovuto essere censite annualmente; la Regione dovrebbe avere i dati 2021, 2022 e 2023. L’ufficio caccia ha quindi chiesto ad ISPRA i dati dei censimenti di Orso bruno marsicano, Lupo, Camoscio appenninico e Lontra. Nessuna risposta tranne, per un solo anno, per il Lupo (2021). Quindi buio su tutto il resto a partire proprio dai censimenti dell‘orso bruno marsicano la specie che teoricamente sarebbe il simbolo naturalistico della Regione, per la quale lo stesso presidente Marsilio non tarda a spendere parole di alta retorica ad ogni uccisione di qualche esemplare”.
“La Regione ha chiesto all’Istituto di avere la cartografia delle aree idonee e non idonee per le specie di avifauna migratrice in Abruzzo. Ispra ha risposto che non le ha – sottolinea – Idem sulla specie aliene, che sono una delle più rilevanti cause di perdita di biodiversità e altri problemi ambientali ed economici. La Regione ha chiesto testualmente a Ispra di avere “i dati sul monitoraggio delle specie aliene (Nutria, Scoiattolo Grigio, eventuali altre specie) nel territorio abruzzese per le singole annualità: 2020, 2021, 2022 e 2023. In particolare si chiede: -L’elenco delle specie aliene presenti nel territorio abruzzese (mammiferi, uccelli); -L’areale di presenza per ogni specie; – gli Ha monitorati sul totale dell’areale di presenza; – N. di individui rimossi dall’areale di presenza per ogni specie”.
“Ispra a otto mesi dalla richiesta non ha ancora risposto nonostante l’Italia sia stata già deferita alla Corte di Giustizia Europea dalla Commissione per non aver adempiuto agli obblighi del Regolamento europeo sul contenimento delle specie aliene – Un fatto, questo, a mio avviso clamoroso ed estremamente grave perché non possiamo prima parlare dei danni da granchio blu, nutrie ecc, con gli esperti ISPRA che vanno pure in TV ad allarmare sulla situazione, e poi brancolare letteralmente nel buio su dati fondamentali. Ispra, per dire, ha fatto orgogliosamente addirittura un comunicato stampa per celebrare un suo ricercatore, Piero Genovesi, che si occupa proprio dei pericoli delle specie aliene; poi non manda alcun dato sull’argomento alla regione?” precisa De Sanctis.
“Che dire degli indicatori sulla capacità di vigilanza sul territorio, che doveva essere espressa in termini di ore spese sul campo? A fine 2023 la regione ha scritto alle province e agli altri enti chiedendo i dati. Unica risposta, quella della provincia di Chieti che ha scritto genericamente che fanno all’incirca 480 ore di attività sul territorio, cioè, tradotto in termini di sforzo fanno 6 secondi all’anno per ogni ettaro della provincia e 4 ore l’anno per ogni comune (sic!). Dati non pervenuti dagli altri enti. Il Ministero dell’Ambiente a fine 2023 ha diffuso un documento rivolto a tutte le pubbliche amministrazioni ricordando che l’attuazione del Piano di Monitoraggio nelle procedure di Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.) è obbligatorio. Inoltre ha sottolineato che devono essere stanziate adeguate risorse in termini di mezzi, personale e somme economiche per realizzarlo. I dati devono essere pubblicati online e pure valutati dal Comitato V.I.A. regionale. Sul sito della regione non vi è praticamente nulla su tutte le procedure di V.A.S. per cui ho attivato altri quattro accessi agli atti sui piani di monitoraggio del Piano di Tutela delle Acque, del Piano Rifiuti, del Piano di Difesa della Costa e del Piano del Demanio marittimo regionale. Che dopo l’avvio di questi accessi agli atti vi sia, giustamente visto il vero e proprio buco nero che sto rivelando, un po’ di tensione in regione mi pare emergere anche dalla convocazione rivolta all’Ufficio V.I.A. regionale da parte dell’Ufficio caccia della Regione stessa (cioè due uffici dello stesso ente!) con tanto di PEC e protocollo per una riunione per stamattina. Ne vedremo, credo, delle brutte, visto che sono fermamente intenzionato a ricorrere alla Commissione Europea per quelle che sono palesi e diffuse violazioni del diritto comunitario” conclude De Sanctis.