09 Ottobre 2024 - 16:17:35

di Martina Colabianchi

Il Tar Abruzzo dà il via libera all’abbattimento di 469 esemplari di cervo, come stabilito dalla delibera di Giunta regionale dello scorso 8 agosto 2024, che prevede, dal prossimo 14 ottobre fino al 15 marzo 2025, “prelievi del cervo esclusivamente nei 2 Comprensori regionali ricompresi nei territori degli ATC Avezzano, Sulmona, Subequano, L’Aquila e Barisciano e al di fuori delle aree protette e delle aree ad esse contigue“.

I giudici amministrativi hanno rigettato l’istanza presentata dalle associazioni che avevano chiesto la sospensione della delibera, contestata anche da esponenti politici di vari schieramenti e personaggi della cultura.

Lo scorso 3 ottobre si era svolta una concitata seduta della terza commissione, Ambiente e Territorio, in Consiglio regionale dove erano stati auditi i due “fronti opposti”, vale a dire le associazioni ambientaliste e animaliste e, dall’altro lato, i rappresentanti delle categorie agricole e degli Ambiti Territoriali di Caccia (ATC).

Le prime avevano portato in commissione le proprie ragioni ed esempi di soluzioni alternative alla caccia selettiva, come l’aumento di recinzioni per proteggere i campi coltivati e l’installazione di dissuasori luminosi ed acustici.

Le proteste di animalisti e ambientalisti, per quella che hanno definito una “strage” nei confronti di uno dei simboli dell’Abruzzo, aveva portato ad una raccolta firme che ad oggi ha raggiunto quota 134 mila sottoscrizioni e ad un sit-in nel centro storico aquilano.

Per il Tar “non essendo stato monitorato l’intero territorio regionale, il numero ottenuto è certamente una sottostima del numero di cervi attualmente presenti“. Inoltre, si legge nell’ordinanza, “nell’ambito del bilanciamento degli interessi in conflitto, a fronte di un rischio per la specie che è solo allegato e non dimostrato, il collegio ritiene di poter dare preminenza a quello della sicurezza stradale che include anche la tutela dell’incolumità fisica degli individui“.

Infatti, tra le ragioni a favore dell’abbattimento selettivo, c’è proprio quella del pericolo dell’attraversamento stradale dei cervi, frequente soprattutto nella stagione dell’accoppiamento.

Le associazioni possono ora impugnare l’ordinanza, che è immediatamente esecutiva, dinanzi al Consiglio di Stato in fase cautelare o chiedere la fissazione di un’udienza di merito.

Teoricamente, nei termini di legge, avrebbero 30 giorni per farlo, in realtà c’è tempo solo fino al 14 ottobre, quando in base alla delibera si può cominciare a sparare.

L’ordinanza del Tar riporta la corretta gestione avviata dall’assessorato all’agricoltura e alla caccia, confermando la necessità di contenere il numero dei cervi e tutelare il lavoro degli agricoltori e conferma la legittimità delle nostre decisioni – ha dichiarato il presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio -. Ringrazio il personale dell’assessorato e l’avvocatura regionale per il prezioso lavoro preparatorio che hanno svolto in queste settimane e l’importante conferma ottenuta davanti al tribunale amministrativo. La Regione riconosce l’importanza della tutela delle specie protette ma ribadisce la necessità di un giusto equilibrio sul territorio”.

Il Tribunale amministrativo regionale ha confermato quello che in queste settimane, sulla base di dati e studi specifici e approfonditi, è stato tante volte ripetuto – dichiarano in una nota i consiglieri regionali della Lega Vincenzo D’Incecco e Carla Mannetti -. E cioè che la specie è cacciabile e che non presenta problemi di tipo conservazionistico. Fa presente, inoltre, che la delibera della giunta regionale è stata adottata in attuazione del Piano venatorio, sottoposto favorevolmente a V.A.S e V.iNC.a e infine sottolinea che, ‘nell’ambito del bilanciamento degli interessi in conflitto, a fronte di un rischio per la specie che è solo allegato e non dimostrato, occorre dare preminenza a quello della sicurezza stradale che include anche la tutela dell’incolumità fisica degli individui”. ù

Ovviamente – concludono Mannetti e D’Incecco – si tratta di una scelta molto sofferta, che anche altre regioni italiane hanno fatto, ma purtroppo quando si amministra vanno prese decisioni nell’interesse di tutti. Lì dove la densità di animali risulta superiore si è evidenziato infatti un incremento di danni all’agricoltura e di incidenti stradali. Fra l’altro, – concludono – teniamo a ricordare ancora una volta che la misura del contenimento dei cervi è presente nel piano faunistico, approvato dal Consiglio all’unanimità“.

LAV, LNDC Animal Protection e WWF Italia: ” Segnato destino di 469 cervi, valutiamo ricorso”

Con profonda delusione prendiamo atto del pronunciamento del TAR. In questi mesi si è atteso invano un confronto sia tecnico sia politico con l’amministrazione regionale che oggi si assume la responsabilità di aver reso cacciabile il Cervo in Abruzzo.

Ora il destino dei 469 cervi in Abruzzo è segnato, dal 14 ottobre potranno essere uccisi dai cacciatori. 

La campagna svolta dalle Associazioni in questi due mesi ha coinvolto migliaia di cittadini, più di 134.000 le firme sulla petizione on line, 60.000 i cittadini che hanno scritto direttamente al Presidente Marsilio per chiedere lo stop alla caccia. Tante le personalità del mondo della cultura e dello spettacolo e le cooperative del turismo naturalistico che si sono unite all’appello per salvare i cervi, ma nulla ha potuto far tornare la Giunta Marsilio sui suoi passi. E nemmeno il pronunciamento del TAR di oggi sospende la delibera regionale. 

Certo, la Regione può ancora tornare sui suoi passi, ma finora questa volontà non è emersa.   

Resta il rammarico di non aver potuto impedire la mattanza dei cervi che avverrà solo perché l’amministrazione regionale, utilizzando il pretesto dei danni all’agricoltura e degli incidenti stradali imputati ai cervi, argomenti che le associazioni hanno smontato – dati alla mano – nel corso delle audizioni in 3° Commissione Consiliare, ha deciso di effettuare un piano venatorio, di caccia di selezione e non un piano di contenimento di animali che causano danni, come riportano chiaramente i documenti, anche se spesso la discussione si è spostata su questo terreno. Si dimostra così il primario interesse della Regione: soddisfare le richieste dei cacciatori che vogliono svolgere quella che la Legge nazionale considera un’attività ludico-sportiva e che comporterà un vero e proprio massacro dei cervi in Abruzzo.  

Ora stiamo valutando se ricorrere al Consiglio di Stato, non possiamo tollerare che gli animali possano essere consegnati al piombo dei cacciatori. Intanto ringraziamo tutte le persone che ci hanno sostenuto in questa campagna in difesa del Cervo in Abruzzo, invitandole a continuare a seguire le iniziative che proveremo a mettere in atto e coltivare ogni giorno l’impegno in difesa della natura“.