CARLO PIZZICHINI "MORA MORA altri orizzonti" | OPENING sabato 26 ottobre ore 18:00 SIENA | VIOLETTI Arte Contemporanea | 26 ottobre 30 novembre 2024
23 Ottobre 2024 - 08:05:51
si terrà alla Galleria Violetti Arte Contemporanea di Siena dal 26
ottobre al 30 novembre 2024 raccoglie un’ampia serie di opere dal 2010
ad oggi su tela, su carta e in ceramica. Curata da Elena Violetti, che
presenta un testo critico in catalogo, la rassegna si caratterizza in
particolare per le opere inedite che derivano dalle sperimentazioni di
Pizzichini nei suoi frequenti viaggi in Madagascar, un Paese dove
l’artista italiano ha trovato nuove radici.
E’ un’esposizione immersiva di gesti, segni, emozioni ispirati e
trasposti in una serie di lavori pittorici e scultorei, vede Pizzichini
ripercorrere il suo percorso artistico segnato dai tanti viaggi in
luoghi lontani, esperienze spazio-temporali che hanno avuto
un’influenza estetica, oltre che umana. I lavori di Pizzichini sono il
luogo di un testo poetico, scritto sui motivi del desiderio di scoperta
di “altri orizzonti”.
Il punto di partenza del progetto espositivo è l’espressione _“Mora
Mora”_, che in malgascio significa _“piano piano”_, una sorta di
invito alla dolcezza della vita lenta, al dare importanza a ogni
istante, a fare le cose con il tempo necessario, tanto o poco che sia.
Piano piano, tanto dove devi andare? La deriva accelerata della nevrosi
della nostra epoca trova il suo contrapposto in un luogo, il Madagascar,
dove lo scorrere del tempo è dettato dal calar del Sole.
_“Quell’orizzonte infocato d’arancio che tutte le sere si presenta
puntuale un momento prima della notte, mentre nuvole viola si dispongono
come cavalli in fila proprio sul limite d’argento dell’Oceano Indiano,
quell’orizzonte seduce e nel silenzio sussurra. Parla di un’isola del
passato, di un luogo unico, di un frammento di mondo dalle origini, di
un archivio della natura, di un universo indecifrabile di popoli e cose,
di uno scrigno di culture, disordinato, caotico, inafferrabile. Seduto
davanti al mare, che divide la “Grande Terra” dal Mozambico,
aspettando il buio, con la serenità di quel motto malagasy che fa di
“mora mora” il ritmo della vita e l’intercalare più diffuso, mi
dedico finalmente “all’Otium Deificante”, cioè alla
contemplazione.” (Carlo Pizzichini)_
Su tele di grandi dimensioni appaiono riferimenti e allusioni a terre
lontane discretamente immersi nella tessitura segnica tipica del
linguaggio pittorico di Pizzichini. Palinsesti poetici, stratificazioni
di senso, emozione, vissuto. Pizzichini, come osservatore complice e
curioso, rivela nelle sue opere l’essenza del Mondo, non come mera
rappresentazione ma come “ricostruzione” data da un sentimento
profondo e ancestrale.
Osservando la linea dell’orizzonte, Pizzichini scrive della sua
Odissea personale. Un luogo di vuoti archetipi e primitiva purezza, dove
il segno muta senza perdere la sua autonomia. Tracce, appunti, attimi di
illuminazione, visioni, epifanie fanno parte del fluido di ispirazione e
cultura di cui artista e opera si nutrono in uno scambio costante.
Quella di Pizzichini è una sintesi tra l’astrazione gestuale e la
tradizione pittorica europea. L’innovativo uso del linguaggio e
l’ampio raggio di allusioni rendono labili i confini tra pittura,
disegno e scrittura, preservando allo stesso tempo un alto grado di
astrazione, in grado di rinnovarsi sempre.
Il suo segno generatore di pensiero è accompagnato da una figuratività
essenziale, che non rappresenta ma significa. Insieme confluiscono in un
alfabeto ideografico, dove i simboli sono in rapporto immediato con un
contenuto mentale. Questa compresenza rimanda alla vivida quotidianità
di paesi lontani, vissuti e introiettati dall’artista che dà volto ai
luoghi del mondo. Una coscienza culturale dove la memoria assume un
significato profondo e guida il racconto dell’Umanità.
Pizzichini combina con estrema capacità l’alta arte e il basso
materiale, il profano e il sublime, aggiungendo una nuova dimensione
alle ambizioni “trascendenti” dell’astrazione tradizionale.
In mostra è presente la ceramica, elemento che l’artista padroneggia
come pochi. Su di essa Pizzichini ha inciso il suo gesto: la materia
primordiale si è messa a disposizione del genio. A Celle Ligure, dove
questa tradizione ha origine antichissima e nomi eccellenti ne hanno
segnato la storia, Pizzichini ha trovato il luogo dove poter trasmettere
alla ceramica il suo gesto segnico.
Il linguaggio di Pizzichini è ampio e privo di classificazioni;
l’opera è scrittura ed è in un certo qual modo in rapporto con la
calligrafia ma la relazione non è né di imitazione né di ispirazione.
La sua stenografia in presa diretta è il campo allusivo di una
suggestione visiva. La scrittura possiede un significato che travalica
la mera definizione di fissazione di un segno in una forma ma
s’innalza a rappresentare l’identità culturale, la memoria,
condivisione, l’addomesticamento del pensiero ed è tale da consentire
l’astrazione, la formalizzazione, l’analisi. Quella di Pizzichini è
una scrittura assoluta, una koinè comune di affinità e condivisione,
convergenza emotiva per accedere all’universo delle conoscenze,
fluttuante insieme condiviso, mezzo di comprensione collettiva. Un
linguaggio asemantico che, proprio per questo aspetto, diventa
universale ed è capace di accogliere ogni proiezione concettuale. La
bellezza dell’opera di Pizzichini è la sintesi di condivisione
dell’umano.
La spiritualità, la natura, il sacro, sono la linfa della poetica di
Pizzichini, il cui mistico interesse va verso ciò che trattiene
Umanità e Verità profonde e riconduce il pensiero alle fonti
dell’Essere e del Creare.
CARLO PIZZICHINI
Nato a Monticiano (Siena) il 28 maggio 1962, si diploma a pieni voti
all’Istituto Statale d’Arte “Duccio di Buoninsegna” di Siena,
così come all’Accademia di Belle Arti di Firenze, distinguendosi come
uno dei migliori studenti, allievo del pittore Prof. Roberto
Giovannelli.
Inizia giovanissimo la sua attività professionale, ricevendo
committenze da istituti bancari, istituzioni religiose, enti, architetti
e privati. Frequenta, con borse di studio del Ministero degli Affari
Esteri, le Accademie di Cracovia, Budapest e Sofia. Approfondisce le
tematiche della sua ricerca pittorica con frequenti viaggi all’estero,
a cui fa seguito un’intensa attività di rapporti con gli ambienti
culturali più diversi. Verifica periodicamente con mostre personali le
sue indagini pittoriche; sperimenta, affiancando alla pittura, la
ceramica, la terracotta, il bronzo, la pietra, il vetro.
Ha lavorato negli studi di Zurigo, Canton Ticino, Madagascar, Celle
Ligure e Siena. È Docente di Pittura all’Accademia di Brera di
Milano.
Dal 2014 è membro Ordinario della Classe di Pittura dell’Accademia
delle Arti del Disegno di Firenze. È responsabile delle Arti Visive nel
Comitato Scientifico dell’Istituto Italiano del Design di Perugia e
recentemente è stato nominato membro dell’Accademia Internazionale
della Ceramica con sede a Ginevra e Accademico di San Galgano.
Ha organizzato esposizioni personali e collettive, e realizzato opere in
Italia, Svizzera, Germania, America, Russia, Cina, Francia, Egitto,
Spagna, Polonia, ecc. È curatore di mostre, ha organizzato per 10 anni
il Premio Antica Arte dei Vasai della Nobile Contrada del Nicchio;
condirettore della Biennale di Ceramica di Celle Ligure, e da quattro
anni è Direttore artistico della Mostra Internazionale di Scultura
“Forme nel Verde” di San Quirico d’Orcia.
Promuove giovani talenti, si occupa di arti applicate e di ceramica
contemporanea, scrive per cataloghi d’arte e presentazioni di artisti.
La mostra “MORA MORA altri orizzonti” presso la Violetti Arte
Contemporanea è la seconda esposizione in una galleria privata a Siena
dopo quella alla Galleria Aminta nel 1991.