05 Novembre 2024 - 17:43:39
di Martina Colabianchi
Alla vigilia della discussione al Consiglio di Stato per l’eventuale ritiro della delibera con cui la Regione Abruzzo ha dato il via libera alla caccia selettiva di 469 esemplari di cervo, un insieme di associazioni ambientaliste, che già tanto nelle scorse settimane si sono battute contro la decisione, hanno diffuso un manifesto congiunto.
L’abbattimento selettivo dei cervi, che doveva partire dallo scorso 14 ottobre, era stato rinviato a novembre a causa di riscontrati problemi burocratici. Le associazioni, però, chiedono che la delibera dello scorso agosto sia definitivamente ritirata e per questo si sono appellate al Consiglio di Stato chiedendo, attraverso una procedura d’urgenza, di riformare l’ordinanza con cui il Tar Abruzzo ha respinto l’istanza con cui ne veniva chiesta la sospensione. La sezione sesta, proprio il 14 ottobre, ha accolto la richiesta di sospensiva fissando l’udienza al 7 novembre.
Nel documento congiunto delle associazioni vengono rivendicate le vittorie conseguite per la conservazione della natura della regione, dalla quale sono partite idee innovative di gestione delle aree protette e dove, grazie al coinvolgimento delle associazioni e delle popolazioni, si sono salvate dall’estinzione specie come il Lupo, l’Orso marsicano e il Camoscio d’Abruzzo. Dove sono stati elaborati e messi in atto modelli di convivenza con la fauna selvatica e dove le persone hanno saputo rigettare progetti molto impattanti sul territorio come il terzo traforo del Gran Sasso o la piattaforma di Ombrina mare.
Un modello Abruzzo ormai “appannato” lo definiscono le associazioni, che dichiarano di continuare però ad impegnarsi “per difendere la straordinaria natura d’Abruzzo e una visione alternativa di sviluppo del territorio che non sia di consumo, ma di rispetto e valorizzazione della nostra “Casa comune“.
Di seguito il testo completo del manifesto, firmato da: Francesca Alimonti – Animalisti italiani L’Aquila, Stefano Allavena – Coordinatore LIPU per l’Abruzzo e il Molise, Laura Asti – Delegata ProNatura Abruzzo, Andrea Brutti – Ufficio fauna selvatica ENPA, Paola Canonico – Presidente LNDC Animal Protection, sezione di Pescara, Rita Capranica – Responsabile LAV Pescara, Giovanni Maurizio Ceré – Presidente Italicum Guardie ambientali, Silvia Cianfrini – Presidente Coordinamento Associazioni volontari abruzzesi, animali e ambiente, Luciana Del Grande – Presidente Rifiuti Zero Abruzzo, Nicoletta Di Francesco – Presidente WWF Chieti-Pescara ODV, Adriano Di Michele – Presidente WWF Teramo ODV, Luciano Di Tizio – Presidente WWF Italia, Catia Durante – Presidente L.I.D.A sezione di Teramo, Gaetano Ercole – Presidente Regionale Abruzzo Guardie Ambientali d’Italia ODV, Alma Ferrazza – Presidente LNDC Animal Protection, sezione di Francavilla al Mare, Vincenzo Giusti – Italia nostra sezione L’Aquila, Osvaldo Locasciulli – Biologo, Brenda Marsilii – Presidente Tutela Animali Invisibili, Stefano Orlandini – Presidente Salviamo l’Orso ODV, Ines Palena – Presidente WWF Zona frentana e Costa teatina ODV, Matteo Perazzini – Presidente WWF Abruzzo montano, Bruno Petriccione – Presidente Appennino Ecosistema, Filomena Ricci – Delegata WWF Italia per l’Abruzzo, Valeria Santacroce – Presidente LNDC Animal Protection, sezione di Teramo, Herbert Simone – Presidente IAAP-WWF, Francesco Sulpizio – Presidente CAI Abruzzo, Elio Torlontano – Console coordinatore del Club di territorio di Pescara del Touring Club Italiano, Pierluigi Vinciguerra – Presidente Italia nostra regionale APS.
La decisione della Giunta Marsilio di aprire la caccia ai cervi in Abruzzo, pianificandone così l’uccisione di 469, ha suscitato una giusta indignazione in larga parte della popolazione.
Al di là della sempre più diffusa avversione verso la pratica di uccidere gli animali per semplice diletto, questa decisione compromette la stessa immagine di un territorio dove la presenza della fauna selvatica non è stata vista come un problema, ma – al contrario – un patrimonio di cui essere orgogliosi, un elemento di identità culturale e territoriale e anche una risorsa turistica.
La nostra regione è il territorio dove specie come l’Orso bruno marsicano o il Camoscio d’Abruzzo si sono salvate dall’estinzione. Qui è nata l’idea del parco naturale moderno grazie al lavoro di chi negli Anni 70 del secolo scorso rilanciò il Parco Nazionale d’Abruzzo portandolo dalla condizione di abbandono nella quale si trovava a modello nazionale e internazionale. In Abruzzo si è sviluppato un sistema di parchi nazionali e riserve regionali che è divenuto famoso in Italia e all’estero come la “regione verde d’Europa”. È stato grazie alle coraggiose reintroduzioni del Cervo attuate con successo in Abruzzo (prima nel Parco Nazionale d’Abruzzo e poi nella Riserva Statale Monte Velino, sul Sirente e sulla Maiella) che la specie ha raggiunto finalmente una consistenza sicura in Italia Centrale, dopo che in Italia era praticamente estinta a partire dall’inizio del secolo scorso. Dall’Abruzzo è nata la prima grande azione di conservazione italiana, l’Operazione San Francesco, che ha salvato il Lupo dalla scomparsa nel nostro Paese attraverso interventi che videro all’opera ricercatori, giuristi, comunicatori e volontari, tutti uniti dalla volontà di salvare gli ultimi lupi presenti in Italia, ma soprattutto dalla volontà di affermare un diverso modo di rapportarsi con l’ambiente, gli animali, le piante…
Negli anni gli abruzzesi hanno saputo opporsi e fermare scempi ambientali come la raffineria della Sangro Chimica, il terzo traforo del Gran Sasso, la distruzione del Marsicano o di Monte Greco, il Centro Oli di Ortona, la piattaforma petrolifera Ombrina mare… Lo hanno fatto anche contrapponendo a questi modelli di sfruttamento e aggressione alle risorse naturali un’economia alternativa fatta di interventi piccoli, distribuiti sui territori, con meno padroni e più protagonisti. Risultati straordinari ottenuti grazie all’impegno di tante e tanti abruzzesi che, attraverso manifestazioni nelle piazze, incontri pubblici, elaborazione di documenti e analisi, lezioni nelle scuole e nelle università, hanno fatto diventare le intuizioni di pochi, prima pensiero comune e poi proposta “politica” capace di superare spesso gli stessi schieramenti partitici.
Oggi sembra che questo modello di attenzione all’ambiente e ai territori venga messo in discussione: il tentativo di tagliare il Parco regionale Sirente-Velino, la cancellazione della Riserva regionale del Borsacchio, lo sviluppo di bacini sciistici in aree vincolate nonostante la mancanza di neve… Tutte iniziative che, ancora una volta, hanno visto l’opposizione delle forze ambientaliste che sono riuscite a coinvolgere la maggioranza degli abruzzesi.
E oggi è necessario opporsi alla strage dei cervi. È inaccettabile consentire di ucciderne quasi 500 senza alcuna giustificazione legata alla riduzione dei danni o al pericolo di incidenti, ma solo per accontentare i cacciatori.
Non vogliamo essere complici e neppure semplici spettatori dell’attuazione di una scelta tanto crudele, quanto inutile. Ci opponiamo al di là della specifica volontà di impedire che dei meravigliosi animali diventino dei trofei da pagare 50, 100 o 200 euro… Ci opponiamo perché da ambientalisti, siamo orgogliosi di portare avanti un’idea di sviluppo diversa, sostenibile, che non sia basata sulla distruzione dell’ambiente, che non veda l’uomo al vertice dell’ecosistema, ma parte di questo. E lo facciamo contrapponendoci a chi pensa che la nostra “Casa comune” possa essere distrutta per il profitto dei pochi, nega il cambiamento climatico, continua imperterrito a cementificare il suolo e i fiumi, vorrebbe consentire la caccia tutto l’anno anche nelle aree protette, pensa di placare le proteste arrestando chi si oppone pacificamente…
La sfida che stiamo affrontando, come spesso in passato, è molto impegnativa. Sappiamo però di avere con noi la grande maggioranza degli abruzzesi, dai semplici cittadini alle tante personalità della cultura e della scienza. E sappiamo anche che oggi la nostra Costituzione riconosce e rafforza il nostro disinteressato impegno a favore della Natura, stabilendo all’articolo 9 che “La Repubblica … tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni”.