11 Novembre 2024 - 15:49:25

di Marco Giancarli

Non saranno abbattuti i 469 cervi oggetto della delibera della Giunta regionale d’Abruzzo. Lo ha deciso il Consiglio di Stato, Sezione Sesta, che ha sospeso il provvedimento accogliendo l’appello di varie associazioni animaliste e ambientaliste.

I giudici di secondo grado hanno ribaltato l’ordinanza del Tar Abruzzo che aveva rigettato il ricorso delle associazioni contrarie all’abbattimento degli animali. Sarà proprio il Tar, ora, che dovrà pronunciarsi di nuovo nel merito, come stabilito nell’ordinanza del Consiglio di Stato del 7 novembre.

La gioia per questo risultato è immensa. Non solo per la salvezza di questi cervi, ma anche perché, seppure in una fase cautelare, abbiamo fatto affermare un principio importante sulla necessità di effettuare i monitoraggi che erano stati previsti in sede di valutazione ambientale del piano faunistico venatorio e che non sono stati effettuati“.

Lo ha dichiarato l’avvocato Michele Pezone, che ha curato il ricorso al Consiglio di Stato contro l’abbattimento di 469 cervi in Abruzzo.

Si tratta di monitoraggi da effettuarsi anche su base annuale, per raccogliere indicatori sull’incidenza del prelievo dei cervi su altre specie particolarmente protette, come lupi e orsi. E’ inutile prevedere questi monitoraggi se poi non ci sono conseguenze dalle loro omissioni – ha sottolineato il legale – Devo inoltre dire che mai come in questo caso abbiamo sentito l’affetto e il sostegno dei cittadini di una intera regione che hanno seguito ogni passo di questa avventura e ci hanno fatto sentire la loro vicinanza“.

Esultano le associazioni animaliste promotrici del ricorso LAV, LNDC Animal Protection e WWF Italia.

Il fatto che il Consiglio di Stato abbia ritenuto valide le nostre ragioni ci riempie di soddisfazione perché è la dimostrazione che eravamo e siamo nel giusto – hanno dichiarato -. Il Consiglio di Stato rimane un baluardo di legalità e di rispetto delle norme, sempre prezioso quando si tratta di arginare politiche che vanno contro gli animali e l’ambiente. Dedichiamo questa vittoria alle centinaia di migliaia di cittadini che hanno sostenuto le nostre iniziative a favore dei cervi abruzzesi e ai milioni di turisti che ogni anno affollano la Regione attratti dalla sua natura e dagli animali selvatici che la popolano”.

Anche le associazioni Leal, Leidaa e Oipa esprimono soddisfazione per l’ordinanza del Consiglio di Stato, sottolineando che questo rileva “tra le altre cose, che la Regione può comunque valutare, nel frattempo, l’adozione di misure idonee a prevenire incidenti stradali come la costituzione di attraversamenti faunistici e l’installazione di recinzioni“.

Vittoria! È una bellissima giornata per i cervi dell’Abruzzo e per tutti coloro che amano gli animali e la natura“. Queste le parole con cui Michela Vittoria Brambilla, deputata e presidente dell’Intergruppo parlamentare per i Diritti degli animali e la tutela dell’Ambiente e della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, ha commentato la decisione del Consiglio di Stato di accogliere il ricorso presentato dalla Leidaa e da altre associazioni e di sospendere la deliberazione della Regione che avrebbe permesso di abbattere 469 cervi considerati in soprannumero. “I cervi, per ora, non si toccano“, dice.

I magistrati amministrativi di secondo grado – aggiunge Brambilla – hanno riconosciuto la fondatezza del ricorso che era stato respinto in primo grado e hanno ricordato che la Regione potrebbe adottare misure per la prevenzione di incidenti stradali, “come l’apposizione di recinzioni e la realizzazione di attraversamenti faunistici”. Esattamente ciò che propone uno dei miei emendamenti alla Legge di Bilancio“.

La popolazione di cervi in Abruzzo – prosegue la deputata – non ha avuto una “proliferazione anomala”, ma un aumento contenuto per l’abbandono delle terre agricole da parte dell’uomo e l’abbondanza di cibo, in un territorio dove la presenza del lupo fa da naturale contrappeso. I danni agli agricoltori sono tutto sommato limitati – l’anno scorso la Regione ha speso 170mila euro in indennizzi – e non è neppure certo che gli abbattimenti riducano davvero le perdite nelle colture. Anzi, come dimostrano esperienze pregresse con altre specie, non hanno mai risolto veramente i problemi. Sotto la maschera del piano di contenimento, c’è un programma venatorio a vantaggio dei cacciatori, la lobby più vezzeggiata da tutte le Regioni italiane, del loro divertimento e delle loro casse (i proventi da tariffario andrebbero agli Ambiti territoriali di caccia). Ma il conto vero lo pagherebbe Bambi, con la sua pelle. E tutti noi diventeremmo più poveri“.

Ringrazio perciò, una per una – conclude Brambilla – tutte le personalità dello spettacolo e della cultura che hanno accolto l’invito della nostra Leidaa e del nostro movimento culturale “La coscienza degli animali” a rivolgere alla Regione Abruzzo un accorato appello per fermare questa inutile strage“.

È un’ulteriore conferma che avevano ragione le associazioni ambientaliste e Alleanza Verdi-Sinistra che da subito in Consiglio Regionale ha contestato questa inutile mattanza dei cervi“.

Così Daniele Licheri, segretario regionale di Sinistra Italiana ed Enrico Perilli, membro della segreteria regionale di Sinistra Italiana con delega ad aree interne e parchi, commentano la sospensiva del Consiglio di Stato sulla delibera dei cervi.

È la seconda volta che il vicepresidente della Regione, Imprudente, viene bocciato: era già accaduto con la riperimetrazione del Parco Sirente Velino. Questo ennesimo fallimento della giunta regionale conferma la sciatteria e superficialità nelle procedure amministrative, oltre che una totale mancanza di visione politica rispetto alla gestione del nostro territorio. Tutta l’impalcatura non stava in piedi dall’inizio. Continuiamo a chiedere che vengano messe in campo soluzioni alternative, come in altre regioni e che lo stesso Consiglio di Stato in questa ordinanza richiama: recinzioni, attraversamenti sicuri. Noi ribadiamo – concludono – la richiesta di queste soluzioni alternative e di un vero censimento fatto da tecnici e non da cacciatori“.

Anche il Partito Democratico, per voce del suo segretario regionale Daniele Marinelli, plaude alla decisione del Consiglio di Stato “e ringrazia le associazioni ambientaliste che si sono battute strenuamente per giungere a questo risultato. La protervia della Regione Abruzzo targata centrodestra – che ha voluto fortissimamente questo provvedimento – è stata battuta in punta di diritto, come già era accaduto per i confini del parco Velino-Sirente. La giunta Marsilio non ha voluto valutare alternative incruente al massacro dei cervi, mostrandosi sorda a tutti i richiami che pure sono arrivati sia dagli abruzzesi che da residenti in altre regioni, oltre che da maggior parte della comunità scientifica. E’ un modo autoritario e arrogante di governare il territorio, chiusi in una torre d’avorio. Continueremo a seguire questa vicenda fino in fondo e ci auguriamo che il Tar riconosca finalmente le ragioni del fronte ambientalista“.

La regione Abruzzo era completamente inadempiente da anni sull’obbligatorio monitoraggio del proprio Piano faunistico venatorio nell’ambito della Valutazione Ambientale Strategica (VAS) come avevo evidenziato grazie anche ad un accesso agli atti che avevo attivato e le cui risultanze erano poi finite nel ricorso delle associazioni come argomento principe tra le censure rivolte alla decisione della regione. La Regione nel 2020 si era auto-vincolata, come d’altro lato prevede la norma europea sulla VAS, a monitorare l’applicazione del Piano faunistico attraverso la raccolta dei dati di decine di indicatori, tra cui lo stato delle popolazioni delle specie particolarmente protette come orso bruno, camoscio, lupo, aquila reale ecc“, così Augusto De Sanctis commenta la decisione del Consiglio di Stato.

Da un lato sono contento di aver dato un contributo ma dall’altro vi è da rimanere basiti su come viene gestita la fauna selvatica nel nostro paese, visto che anche alcuni tecnici di ISPRA, come Genovesi e Riga, quest’ultimo che pure aveva scritto il Piano Faunistico regionale, avevano dato parere favorevole alla strage senza censurare il macroscopico buco nero che la Regione Abruzzo aveva nella raccolta dei dati ritenuti fondamentali proprio dall’istituto. Una figuraccia anche per ISPRA, insomma. Fa specie pensare che la Regione Abruzzo abbia investito soldi e tempo degli uffici per fare sparare i cervi quando non si censisce l’Orso bruno dal 2014. La regione avrebbe dovuto monitorare anche le azioni di prevenzione del bracconaggio, il disturbo alla fauna derivante dall’attività venatoria e tanto altro. Questa ordinanza è importante anche sul monitoraggio di tante altre questioni ambientali, dai rifiuti alle coste, dall’acqua alle bonifiche. Il monitoraggio è fondamentale per decidere correttamente e non è un orpello“, conclude.

Ad esultare è anche il consigliere regionale Pierpaolo Pietrucci che, in una nota, si spinge a chiedere all’assessore Emanuele Imprudente di lasciare le deleghe all’Agricoltura, Caccia e pesca, Parchi e riserve naturali.

La vittoria di oggi è una grande soddisfazione per la salvaguardia di cervi e cerbiatti e per il nostro ambiente naturale. È anche la vittoria contro una politica miope, arrogante e dannosa – scrive Pietrucci -. Vince la ragione e il rispetto del territorio dopo aver cercato in ogni modo di affrontare seriamente i danni da fauna selvatica: ci sono tante soluzioni, adottate da altre Regioni: l’immediato indennizzo, i corridoi di attraversamento stradale, le recinzioni, i dissuasori sonori e olfattivi, una gestione faunistica più equilibrata“.

Invece l’assessore ha scelto ostinatamente la strada più demagogica e crudele: l’abbattimento degli animali. Una scelta che nasconde un enorme business (un cervo adulto sul mercato della carne può arrivare a valere 12.000 €) ma che – come già sperimentato per i cinghiali – non avrebbe risolto alcun problema“.

Ora si avvii una riflessione condivisa, mettendo intorno a un tavolo tutti i soggetti e le competenze (allevatori, agricoltori, ambientalisti, amministratori locali, ASL, corpi di vigilanza, cacciatori, ecc.) per individuare le giuste soluzioni. Dopo aver sbattuto il muso sul taglio dei confini del Parco regionale Sirente-Velino e dopo essere stato latitante sulla vicenda del bacino idrico del Gran Sasso, ora l’assessore Imprudente viene mortificato da quest’ultima sconfitta“.

Con lui, l’Abruzzo invece di essere promosso come Regione leader dell’economia ambientale, con risorse, progetti e strategie innovative, assurge sulle pagine nazionali per i danni alla natura e le figuracce collezionate. Imprudente lasci le deleghe che evidentemente non sa gestire, altrimenti – conclude Pietrucci – avvieremo una denuncia alla Corte dei Conti per lo spreco di denaro utilizzato per elaborare un piano fallimentare”.

Accogliamo con soddisfazione la decisione, da parte del Consiglio di Stato, di sospendere la caccia al cervo in Abruzzo. Si tratta di un passo di straordinaria importanza verso una pronuncia definitiva nel merito, la stessa per cui continueremo a lavorare come fatto fino ad oggi in stretta collaborazione con le associazioni del territorio, con le istituzioni locali che hanno mostrato una spiccata sensibilità e con i tanti volontari e attivisti che sono scesi in strada insieme a noi per protestare contro uno dei tanti provvedimenti folli della Giunta Marsilio. Adesso esultiamo per questo risultato ma, già da domani, continueremo a spenderci per la tutela di uno degli animali simbolo della nostra regione. Il nostro impegno non termina qui ma anzi, alla luce di questa sentenza, ne esce ancora più rafforzato e determinato ad andare avanti“.

A dichiararlo sono Francesco Taglieri e Erika Alessandrini, consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle, anch’essi molto duri con l’assessore Imprudente.

Le parole del Consiglio di Stato sono chiare e non lasciano spazio a dubbi quando recitano che ‘per l’effetto, in riforma dell’ordinanza impugnata, accoglie l’istanza cautelare in primo grado e, per l’effetto, sospende la delibera regionale impugnata’. Un’affermazione netta su cosa non può essere fatto, non nelle modalità e nei tempi che quest’amministrazione regionale aveva immaginato quando proponeva l’abbattimento di 469 esemplari predisponendo, peraltro, un tariffario per poterli uccidere, cuccioli e madri comprese. Come Consiglieri regionali abbiamo fatto moltissime audizioni nelle Commissioni del Consiglio regionale, chiedendo all’Assessore Imprudente, primo fautore di questa rinnovata stagione di caccia, di tornare sui propri passi, di ascoltare le infinite proteste levatesi dall’opinione pubblica italiana, di rendere merito agli studi che spiegano come la caccia non sia la soluzione più pertinente e di studiare, quindi, modelli nei quali la convivenza tra uomo e fauna selvatica è virtuosa e dunque possibile“.

Altro passaggio di straordinaria importanza in questa sentenza è quello relativo all’omesso monitoraggio con riferimento al Piano faunistico venatorio nell’ambito della Valutazione Ambientale Strategica (‘… sia pure in esito alla sommaria delibazione propria della fase cautelare, si apprezzano profili di possibile fondatezza del ricorso di primo grado, che meritano adeguato approfondimento specie con riferimento alla questione dell’omesso monitoraggio’). Insomma, Imprudente e tutto il centrodestra sono stati sordi a qualsiasi alternativa, chiusi a riccio sui loro interessi anche quando cercavamo dialogo e spiegazioni, invece di propaganda e slogan elettorali. Non hanno mai voluto realmente aprire alla possibilità di rivedere questa scelleratezza, ed ora che il Consiglio di Stato si è pronunciato, dovrebbero fare ammenda con tutti gli abruzzesi per la pessima figura che hanno fatto fare alla nostra regione. L’Assessore Imprudente, sconfitto in maniera così perentoria, – concludono Taglieri e Alessandrini – dovrebbe altresì riconsegnare le deleghe del proprio mandato“.

Dal Consiglio di Stato arriva la sottolineatura della latitanza della giunta Marsilio che viene invitata all’adozione di misure idonee a prevenire incidenti stradali come la realizzazione di attraversamenti faunistici e l’installazione di recinzioni“, sottolinea Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista ed ex consigliere Regione Abruzzo. “Se la maggioranza di destra che governa la Regione Abruzzo merita solo pernacchie, – ha proseguito – va detto che l’opposizione del ‘campo largo’ ha poco da indignarsi  e polemizzare. E’ stato con voto unanime di destra, centrosinistra e persino M5S che durante la giunta D’Alfonzo nel 2015 fu approvata una modifica del regolamento per la gestione faunistico-venatoria degli ungulati inserendo la possibilità di estendere il prelievo venatorio ai cervi precedentemente totalmente esclusa“.

La decisione del Consiglio di Stato ha riconosciuto “la fondatezza dell’illegittimità del Piano di abbattimento dei cervi e scongiurando, almeno fino alla nuova pronuncia di merito del T.A.R., un’inutile strage di animali“. Così Appennino Ecosistema, che plaude alla decisione del Consiglio di Stato.

In particolare, il Consiglio di Stato afferma che “la Regione può comunque valutare, coerentemente con la responsabilità civile sulla stessa gravante, l’adozione di misure per la prevenzione di incidenti stradali, come l’apposizione di recinzioni e la realizzazione di attraversamenti faunistici”, riconoscendo quindi implicitamente che quello degli abbattimenti dei cervi non è un valido sistema di prevenzione degli incidenti stradali“, proseguono.

Anche secondo il Manuale (“Linee guida per la gestione degli ungulati”) n. 91/2013 dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale “in termini gestionali l’attenuazione del conflitto è perseguibile attraverso l’utilizzo sinergico ed attentamente modulato della prevenzione del danno e della regolazione della distribuzione spaziale e della densità delle popolazioni. Il controllo numerico può essere correttamente attuato solo successivamente ad un processo di monitoraggio, di analisi e di valutazione critica del fenomeno conflittuale e quando nessuna alternativa indiretta si sia dimostrata efficace e conveniente. Il controllo si configura dunque come un intervento con requisiti di straordinarietà e di urgenza che lo rendono inadatto ad essere inserito fra gli strumenti contemplati nella pianificazione faunistico-venatoria ordinaria”. Quindi, la caccia di selezione tramite abbattimenti, secondo l’ISPRA, è ammissibile solo in casi straordinari ed urgenti, e mai come strumento ordinario di gestione della fauna selvatica, come è stato invece postulato e deliberato dall’Amministrazione Regionale dell’Abruzzo“.

La soglia fissata dall’ISPRA di due animali al km2, inoltre, non può essere considerata un motivo sufficiente per pianificare la caccia selettiva al cervo senza considerare tutti gli altri fattori in gioco sul territorio, antropici e naturali, inclusa la presenza di habitat e specie rigorosamente tutelate dalla Direttiva UE Habitat. Un sistema efficace (ed anche obbligatorio per legge) per valutare tutte componenti che potrebbero subire conseguenze negative dall’attuazione del Piano di abbattimento del cervo è quello di attivare la procedura di Valutazione di Incidenza Ambientale, cui il predetto Piano non è mai stato sottoposto, con la motivazione pretestuosa che il preesistente Piano Faunistico Venatorio Regionale del 2020 è stato già approvato e sottoposto alla procedura di V.Inc.A.: in realtà tale Piano non prevedeva alcuna misura operativa finalizzata al controllo della popolazione di cervo, con l’indicazione delle relative modalità, delle quantità, dei tempi e dei luoghi, prevedendone soltanto “la verifica della fattibilità, ed eventuale avvio del prelievo in caccia di selezione”; inoltre, tale Piano non può applicarsi alle azioni di abbattimento previste nel 2025, in quanto è limitato al periodo 2020-2024. Appennino Ecosistema chiede ora all’Amministrazione Regionale di riconsiderare la propria decisione, attivando al più presto la procedura di V.Inc.A., con il conseguente approfondimento su basi scientifiche delle conseguenze ecologiche della stessa e la possibilità di partecipazione del pubblico al procedimento, come previsto dalla normativa vigente“, conclude Appennino Ecosistema.

In allegato il documento dell’ordinanza.