18 Novembre 2024 - 07:49:35
di Redazione
Dalle prime luci dell’alba, la città dell’Aquila è stata teatro di una massiccia operazione delle forze dell’ordine volta a sgominare una pericolosa organizzazione criminale dedita al traffico di stupefacenti.
Un’indagine lunga e complessa, durata circa due anni, condotta dalla Polizia di Stato, che ha portato all’esecuzione di ben 30 misure cautelari: 26 arresti in carcere, 3 ai domiciliari e uno con obbligo di dimora.
Le indagini, condotte dalla Sezione investigativa del Servizio Centrale Operativo e dalla Squadra Mobile, hanno permesso di individuare e colpire un’associazione criminale ben strutturata, composta da cittadini italiani e stranieri, che aveva stabilito il suo quartier generale nel capoluogo di regione.
Tre le piazze di spaccio individuate dagli inquirenti: una in pieno centro storico, in via Zara, e altre due nelle zone periferiche di Pettino e Gignano. Un’organizzazione capillare che, secondo le prime stime, riusciva a smerciare ingenti quantità di droga, rifornendo oltre 650 consumatori.
A capo dell’organizzazione, tre cittadini di nazionalità albanese, macedone ed ucraina che si occupavano dell’approvvigionamento della droga e dettavano gli ordini ai sodali per la gestione dell’attività di spaccio riscuotendone tutti i proventi; al livello intermedio 9 affiliati che prendevano parte alla “riunioni” strategiche del livello apicale ed, infine, 14 persone con il ruolo di pusher.
I proventi illeciti dell’attività criminale, secondo quanto emerso dalle indagini, venivano dirottati in Albania.
Nei pressi del Parco del Castello c’era la zona di spaccio più importante, in un appartamento in cui abitavano alcuni pusher del gruppo.
Nell’ultimo e più longevo covo dell’associazione, nonché luogo di dimora di uno dei vertici e della sua compagna, ubicato nella periferia aquilana, veniva fatta confluire la sostanza da cedere al dettaglio e veniva svolta, con continuità, un’attività di preparazione e confezionamento di dosi. Oltretutto, qui avvenivano gli incontri con finalità organizzative di spaccio, con pianificazione dei rifornimenti e scelta delle strategie operative.
E’ qui che rientravano i sodali dalle attività di spaccio svolte quotidianamente per effettuare ulteriori rifornimenti di dosi da spacciare, per consegnare il denaro ricevuto, per fare il rendiconto dell’attività svolta, per ricaricare i telefoni da lavoro, per aiutare nel confezionamento e per assaggiare le nuove partite di cocaina.
Interessante sottolineare come, dall’attività tecnica, sia emerso che, al momento dell’ingresso nell’associazione, si concludesse, per utilizzare le parole di uno dei vertici, “un contratto a tempo indeterminato”. Chi volesse affiliarsi avrebbe potuto scegliere di essere retribuito a “cottimo”, ossia a pezzo venduto, o “a tempo” ossia in base al numero di ore di lavoro effettuate.
“L’Aquila non è terra di nessuno”, ha dichiarato il Procuratore della Repubblica, Alberto Sgambati, nel corso della conferenza stampa che si è tenuta questa mattina in Questura.
Il magistrato ha sottolineato l’importanza di questa operazione, che ha permesso di colpire duramente un fenomeno che minacciava la sicurezza della città.
Le indagini sono ancora in corso e non si escludono ulteriori sviluppi.
“Voglio ringraziare soprattutto tutto il personale che ha operato e reso possibile quest’operazione – E’ stata un’operazione molto articolata che ha visto impegnati circa 200 uomini sul territorio, c’era anche un elicottero in volo perché ci è servito avere anche un’osservazione dall’alto – ha spiegato il questore De Simone – Soprattutto voglio sottolineare che è un’indagine fatta proprio sul territorio e questo è importante per fugare qualsiasi dubbio su chi abbia insinuato che ci fosse un abbassamento del controllo del territorio e dei livelli di sicurezza sulla città dell’Aquila per carenza di personale. Nulla di tutto questo”.
“Questa è la dimostrazione: la potenzialità operativa della questura in questo momento è al massimo – ha aggiunto – Peraltro il controllo del territorio e i risvolti operativi sono stati talmente evidenti che, oltre alle misure cautelari eseguite stamattina e le indagini che sono ancora in corso, sono stati bloccati anche soggetti appartenenti a quelle che si definiscono giornalmente le baby gang, quindi soggetti tunisini, in modo particolare alcuni soggetti che si erano distinti per rapine, risse e episodi di violenza durante la movida in centro che avevano suscitato grande preoccupazione e clamore. Oltre al discorso giudiziario, quindi, ci sono in questo momento persone che sono tenute in accertamento e sottoposte al vaglio di eventuali provvedimenti amministrativi di espulsione e di allontanamento dal territorio dello Stato. Ho già sentito il prefetto e stiamo valutando anche queste situazioni“.
“Alla base di tutto c’è il controllo del territorio quotidiano: stare su strada e verificare tutto quello che si muove. All’Aquila questo controllo è efficace al 100 per cento e questa operazione vuole essere un’ulteriore dimostrazione che chi viene all’Aquila per delinquere trova pane per i suoi denti”, ha concluso De Simone.
Le attività investigative, a seguito delle quali sono state complessivamente indagate 42 persone, hanno consentito di accertare come tale organizzazione criminale operante prevalentemente in Abruzzo e anche nel Lazio, era in grado di gestire e commercializzare notevoli quantità di cocaina con un movimento d’affari considerevole che si stima intorno a 1 milione e 966 mila euro.
La capillare attività di ricostruzione, ricerca ed approfondimento ha permesso agli investigatori di documentare come l’associazione per delinquere fosse caratterizzata:
- da una chiara ripartizione di ruoli e di compiti tra gli associati;
- da una gerarchia interna definita;
- dalla stabilità del vincolo in ragione della sussistenza di rapporti di parentela e di comunanza di origine tra gli associati;
- da basi logistiche comuni;
- dalla disponibilità di numerose autovetture nella maggior parte dei casi intestate as oggetti “terzi” ed utilizzate all’occorrenza dagli associati che ne avevano bisogno per realizzare una cessione o dai vertici per gli approvvigionamenti;
- dalla disponibilità di telefoni dedicati solo allo spaccio, c.d. “telefoni di lavoro”, che venivano di volta in volta affidati ai pusher dai livelli apicali dell’associazione;
- dall’operatività in un territorio ben definito e con piazze di spaccio specificatamente individuate;
- dalla capacità di assicurarsi un rifornimento costante e continuo di consistenti quantitativi di cocaina, attraverso plurimi canali di approvvigionamento.
“La Polizia si è impegnata tantissimo – ha detto alla stampa il procuratore capo della Procura dell’Aquila Alberto Sgambati -. E’ un’operazione di grosse proporzioni, 30 misure cautelari, culmine di due anni di lavoro ininterrotto coordinato dal nostro ufficio di Procura. E’ chiaramente un risultato che dà ovviamente lustro alla Questura, ma anche al nostro ufficio di Procura e che speriamo dia maggiore serenità e tranquillità ai cittadini”.
“Le intercettazioni sono state fondamentali, senza queste si fa poco, ma la Polizia ha lavorato tantissimo anche con i metodi tradizionali. E’ stata proprio su strada”, ha concluso il procuratore Sgambati.
L’attività di oggi è stata eseguita con il supporto del Servizio Centrale Operativo e con la collaborazione di personaledelle Squadre Mobili di Ancona, Ascoli Piceno, Campobasso, Chieti, Foggia, Perugia, Pescara,Teramo, Napoli, Caserta, Isernia, Latina, Macerata, Roma, Terni, Viterbo, Frosinone, delle S.I.S.C.O di Ancona, Roma, Salerno, Campobasso e Perugia e con il supporto dei Reparti Prevenzione Crimine di Pescara, Vibo Valentia, Cosenza, Napoli, Roma e Bari, di 2 unità cinofile della Questura di Pescara ed Ancona e del reparto volo della Questura di Pescara.
Tutti i soggetti sono stati rintracciati in questa Provincia.
Il ringraziamento del sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi
“Rivolgo il mio ringraziamento alle donne e agli uomini della Polizia di Stato e della Magistratura per la maxi operazione che ha portato all’arresto di 26 persone di nazionalità macedone, albanese e italiana, oltre a 3 misure agli arresti domiciliari e una con obbligo di dimora, per i reati di associazione a delinquere e spaccio di sostanze stupefacenti nel territorio cittadino. È la risposta migliore che si potesse dare per reprimere comportamenti criminali che la nostra comunità non può e non deve subire. L’operazione della Sezione investigativa del Servizio Centrale Operativo e della Squadra Mobile giunge al termine di una indagine durata due anni che ha permesso agli organi inquirenti di sgominare l’organizzazione, segno che il livello di attenzione contro la criminalità è sempre alto”.
“Come ribadito in più occasioni durante il comitato di ordine e sicurezza pubblica, infatti, non sono più tollerabili atteggiamenti che minano la serenità dei nostri concittadini e la reputazione di una città che ha mantenuto sempre elevati standard di qualità di vita e sicurezza. Ringrazio per questo il procuratore capo, Alberto Sgambati, il pubblico ministero della Direzione Distrettuale Antimafia, Roberta D’Avolio, che ha coordinato l’indagine, il gip del Tribunale, Marco Billi, il questore dell’Aquila, Enrico De Simone, il capo della Squadra Mobile, Roberta Cicchetti, e il commissario capo della sezione investigativa del servizio centrale operativo, Manuel Napolitano“, così il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi.
Le parole del Prefetto Giancarlo Di Vincenzo
“Grazie al Questore dell’Aquila, De Simone, e alle donne e agli uomini della Polizia di Stato, che nella mattinata odierna hanno realizzato, con professionalità e discrezione, secondo la migliore tradizione, un’importante operazione, con il coordinamento della Procura della Repubblica presso il Tribunale dell’Aquila, alla quale va esteso il mio ringraziamento, che ha permesso di smantellare un’organizzazione dedita al traffico di sostanze stupefacenti”.
Con queste parole il Prefetto dell’Aquila, Giancarlo Di Vincenzo, rinnova ancora una volta il proprio apprezzamento per l’incessante impegno profuso dalla Polizia di Stato al fine di elevare sempre più gli standard di sicurezza di un territorio, che, comunque, si attesta ai primi posti nelle rilevazioni statistiche pubblicate anche sulla stampa nazionale.
Il Prefetto esprime inoltre la sua più sincera gratitudine al Colonnello Del Campo e al Colonnello Lamanuzzi e, attraverso loro, al personale dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza per l’impegno senza sosta nell’attivita’ di prevenzione e contrasto con numerosi interventi al servizio del territorio.
Con queste parole il Prefetto Di Vincenzo ha voluto altresi’ sottolineare che “l’attività delle Forze di polizia continuerà, in modo capillare, in questa direzione secondo linee condivise in sede di Comitato provinciale ordine e sicurezza pubblica, sulla base delle direttive del ministro Piantedosi”.
D’Eramo: “Bene operazione L’Aquila. Sempre dalla parte di chi garantisce legalità e sicurezza”
“Ancora una volta desidero ringraziare tutte le donne e gli uomini in divisa che, con grande professionalità e dedizione, garantiscono ogni giorno la nostra sicurezza. La maxi operazione all’Aquila, frutto di un’inchiesta durata oltre un anno, conferma l’impegno delle forze dell’ordine e dei pm per contrastare la criminalità sul territorio. Grazie agli agenti della Polizia di Stato e alla Procura per il loro importante lavoro“, così in una nota il sottosegretario al Masaf, Luigi D’Eramo commentando l’operazione condotta dai poliziotti della sezione investigativa del Servizio centrale operativo e della locale Squadra Mobile. “Tolleranza zero verso i venditori di morte e ogni forma di criminalità – continua il sottosegretario aquilano -. E sempre il nostro pieno sostegno a chi garantisce la legalità e rende i territori più sicuri“, conclude D’Eramo.