26 Novembre 2024 - 18:17:13

di Tommaso Cotellessa

Fra convention, appelli alla piattaforma e votazioni all’interno del Movimento 5 Stelle è in atto una mutazione che segnerà un inevitabile nuovo corso per un soggetto politico che, sin dalla sua nascita, ha cambiato in maniera sorprendente e decisiva l’assetto della politica italiana. Il Movimento populista e rottamatore appare ormai cresciuto, pur vivendo una evoluzione che non sembra poter essere incasellata nelle aspettative di coloro che lo avevano portato alla luce.

Ad oggi a far notizia è il dissing tra il garante, Beppe Grillo, e il presidente, Giuseppe Conte, con il conseguente collocamento del Movimento in una situazione di transizione, un bivio da cui non sembra sia più possibile uscire indenni.

L’Assemblea Costituente convocata per segnare il nuovo passo del Movimento ha offerto l’immagine di un soggetto deciso a mutare forma e indirizzarsi sulla strada del partito. L’abolizione della figura del garante, l’eliminazione del limite dei due mandati e l’apertura alla possibilità di cambiare sia il simbolo che il nome sembra dare carta bianca alla creatività per la costruzione di una nuova prospettiva. Tuttavia il nuovo inizio non sembra aver trovato ancora il suo sole; le votazioni degli iscritti dovranno infatti ripetersi tra il 5 e l’8 dicembre, in quanto Grillo, evidentemente non soddisfatto del risultato, ha esercitato il diritto, previsto dallo statuto stesso, di chiedere la ripetizione della votazione.

Cosa ne verrà da questo momento di rinnovamento o mancato tale lo scopriremo solamente nelle prossime settimane, ma resta comunque il fatto che uno tra i soggetti politici di maggior rilievo della politica italiana si trova a fare i conti con sé stesso ed è proprio dal risultato di questi conti che l’intera politica attende di sapere quale sarà l’assetto futuro dei giocatori in campo. Per questo abbiamo chiesto ad uno dei volti della prima ora del Movimento 5 stelle nella città dell’Aquila cosa ne pensa del processo in atto.

Enza Blundo, prima candidata sindaca dell’Aquila per il Movimento Cinque Stelle e poi eletta in Senato sempre fra le fila dei grillini nel corso della XVII legislatura, ha rotto da tempo il suo rapporto con il Movimento, ed è proprio nella fase di rinnovamento in atto in questi giorni che vede siglato il tradimento dei valori che in principio la animarono ad entrarvi.

Nel raccontare le motivazioni che la spinsero a far politica sotto l’egida delle cinque stelle la Blundo afferma: “Sono stata la prima esponente locale del Movimento 5 Stelle, perché avevo apprezzato gli aspetti innovativi contenuti nei principi fondanti, peraltro coerenti con quelli della nostra ONLUS di promozione sociale “Cittadini per i Cittadini”. Un movimento che era in contrapposizione ad una politica sempre più autoreferenziale, pilotata dai diktat dell’Europa e distaccata dai reali problemi dei cittadini. Sono stata testimone e protagonista dell’esperimento di un’utopia che stava diventando realtà con percentuali del 32,7%, coinvolgendo milioni di persone nella speranza di una politica a servizio del bene pubblico, consapevole dei pericoli di un diffuso malaffare, svolta in piena condivisione e partecipazione dal basso per l’attuazione della sovranità popolare e dell’intelligenza collettiva“.

L’entusiasmo descritto nella narrazione della fase di nascita e costruzione del Movimento si infrange nella narrazione che l’ex Sentrice offre parlando dei momenti di rottura che, come lei stessa afferma, ha visto tanti prendere le distanze dal movimento di Grillo e Casaleggio.

Purtroppo nel corso degli anni in molti, come me, si sono disamorati e disaffezionati perché non hanno visto la coerenza e hanno compreso che anche il Movimento 5 Stelle veniva fagocitato dal sistema dei grandi poteri oligarchici e sovranazionali non democratici. Ciò si è reso sempre più evidente nei governi Conte 1 e 2, infatti le grandi decisioni sono state analoghe agli altri, nonostante le sceneggiate e il linguaggio diverso. La stessa politica economica ha seguito la traccia dell’indebitamento con l’Europa. La tanto sbandierata transizione ecologica si è risolta in una serie di provvedimenti alquanto discutibili, come l’installazione diffusa di pale eoliche. Si sono adeguati ben presto alle logiche partitiche classiche che avevano criticato e hanno promosso il leaderismo, persino quello di Draghi, fino a far scendere i consensi al 15,4% delle Politiche 2022 e addirittura al 10% delle Europee 2024″.

Riguardo i lavori e le prospettive aperte dall’assemblea costituente del Movimento la Blundo non usa mezzi termini, secondo la sua opinione con questa fase “si è concluso quel processo di trasformazione del Movimento 5 Stelle iniziato con l’assoggettamento alle strategie mediatiche e alle convenienze personalistiche, considerando ormai superate e anacronistiche le regole interne e statutarie. La partecipazione degli attivisti era stata ridotta alla mera richiesta di aiuto in campagna elettorale, o limitata al selfie con l’idolo del momento ed i like su Facebook.”

Il momento di svolta che ha condotto a questa trasformazione viene individuato dalla ex senatrice nella dipartita di Gianroberto Casaleggio, proprio questo “è il motivo – spiega la Blundo – che mi aveva spinta a decidere di non ripresentare la mia candidatura nel 2018. Tutto quello che è poi accaduto nel primo e secondo governo Conte aveva già messo in luce la direzione partitica verso cui si erano indirizzati e ciò che è accaduto adesso non mi ha stupito più di tanto. Mancava solo una ratifica e c’è stata“.

Sul presente e sul futuro del Movimento 5 Stelle le parole della Blundo si fanno ancora più nette.

Il Movimento 5 Stelle ancora oggi è costituito da due realtà: chi svolge ruoli e occupa posti politici centrali e i rappresentanti dei territori che hanno creduto nella novità politica, sociologica e filosofica che avrebbe dovuto rappresentare il movimento. La base degli iscritti ha ancora una volta chiesto una maggiore collegialità e partecipazione. Ha chiesto la limitazione di tutti i ruoli e di alcune funzioni del Presidente, ha chiesto l’aumento del numero dei probiviri e dei componenti del Consiglio Nazionale. Ha chiesto il rispetto di principi democratici, di rappresentatività e di partecipazione. Come già accaduto per la riorganizzazione del 2019 con i ‘facilitatori’, temo che queste aspettative restino una mera formalità di apparenza, mentre il superamento del vincolo dei due mandati dimostra chiaramente l’adeguamento completo alle prassi dei partiti che il movimento aveva sempre criticato. Per potersi candidare a livello nazionale, bisogna adesso passare dalla ‘gavetta’ comunale. Ciò accentua la spinta verticistica e autoreferenziale di un movimento che difficilmente può rappresentare ora quella forza innovativa che un tempo aveva riacceso la speranza di moltissime persone”.