28 Novembre 2024 - 17:03:33
di Martina Colabianchi
Slitta al 3 dicembre la sentenza della Cassazione nel procedimento per la strage di Rigopiano, l’hotel travolto da una valanga che il 18 gennaio del 2017 causò la morte di 29 persone.
Ieri aveva preso il via l’ultimo atto del processo. Gli ermellini sono chiamati a decidere sui vari ricorsi presentati a seguito della sentenza dello scorso febbraio in Corte d’Appello all’Aquila che aveva confermato le condanne di primo grado, aggiungendo quelle a 1 anno e 8 mesi per l’allora Prefetto di Pescara Francesco Provolo, per omissione di atti d’ufficio e falso e per la mancata attivazione del Centro Coordinamento Soccorsi, e quella a 1 anno e 4 mesi per il suo vice Leonardo Bianco, per il solo reato di falso.
Il sostituto procuratore generale in Cassazione Giuseppe Riccardi, ieri, nell’udienza davanti ai giudici della Sesta sezione presieduta da Giorgio Fidelbo, ha chiesto un nuovo processo per l’allora prefetto Francesco Provolo – condannato a un anno e 8 mesi per rifiuto di atti d’ufficio e falso – per valutare anche le accuse di concorso in omicidio colposo, in lesioni colpose e in depistaggio, per le quali è stato assolto in Appello.
Il Pg ha chiesto anche l’annullamento dell’assoluzione dei sei dirigenti regionali.
Irritazione di una parente su difese, “capisco Cecchiettin”
“Faccio mie le dichiarazioni di Gino Cecchettin quando, pur nel rispetto dei ruoli, ha dichiarato di sentirsi offeso dal mancato decoro di determinati avvocati difensori. Oggi mi sono sentita offesa anche io nel sentire certe banalità senza alcun rispetto per i nostri cari morti tra le macerie dell’Hotel Rigopiano“.
Così, all’uscita dall’aula magna della Corte di Cassazione, Federica Di Pietro, figlia dei coniugi Di Pietro tra le 29 vittime della tragedia di Rigopiano del 18 gennaio 2017.
A quanto si è appreso, a non essere state gradite sono state alcune espressioni di legali che nelle loro difese hanno parlato di presunti poteri esoterici di previsione sui fatti accaduti. Dichiarazioni, queste, smentite da molti legali presenti in Aula, che hanno sottolineato come si sia trattato di un dibattito tutto in diritto e sulle carte.