04 Dicembre 2024 - 07:49:36

di Marco Giancarli

Nella tarda serata di ieri è arrivata la sentenza dei giudici di Cassazione per la tragedia dell’hotel Rigopiano di Farindola, dove il 18 gennaio del 2017 morirono 29 persone a causa di una valanga che travolse un hotel.

Diventa definitiva la condanna ad 1 anno 8 mesi per l’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo.

Lo hanno deciso i giudici di Cassazione. Provolo è accusato di rifiuto di atti di ufficio e falso. Appello bis invece per sei persone, tutti dirigenti della Regione Abruzzo all’epoca dei fatti, che era stati assolti nei due precedenti gradi di giudizio. 

I giudici della Cassazione hanno disposto un nuovo processo di appello per l’ex sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta.

Nuovo processo di secondo grado anche per cinque dirigenti della Provincia e per un tecnico del comune all’epoca dei fatti. Per loro però, così come per il sindaco, potrebbe arrivare la prescrizione delle accuse. Confermata invece la condanna all’ex gestore dell’hotel Bruno Di Tommaso.

A pochi minuti dalla lettura della sentenza il commento del presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio. “La sentenza della Corte Suprema di Cassazione accoglie in parte le richieste del comitato delle vittime di Rigopiano, anche se ogni sentenza provoca dolore nei familiari delle vittime e dei superstiti di quella tragedia. Ribadisco il dovere, come rappresentante delle Istituzioni, di rispettare la sentenza e di prendere atto della decisione del giudice, ma attendo fiducioso il verdetto di Perugia sulle responsabilità dei dirigenti regionali. Nessuna decisione, comunque potrà mai cancellare il dolore dei parenti di chi oggi non c’è più”.

“Abbiamo visto riconosciuto in parte il dolore di genitori”. E’ questo uno dei primi commenti dei parenti delle vittime della tragedia di Rigopiano che hanno assistito alla lettura della sentenza della Cassazione nell’Aula Magna del secondo piano a Roma. Grande tensione per ore in attesa del dispositivo ma poi anche pianti. Ma la battaglia non finisce qui: “Andremo tutti a Perugia e siamo pronti a lottare ancora e fino alla fine. I dirigenti della Regione? Come negare le loro responsabilità? Ci si aspettava di più ma un cambio di rotta è stato dato eccome. Forse sarà la prima volta in 8 anni che il 18 gennaio andremo tutti insieme a celebrare i nostri cari con un cenno di sorriso sul volto”, spiegano.

Soddisfazione  è stata espressa da Giampaolo Matrone, il pasticciere di Monterotondo (Roma), oggi quarant’anni, superstite “simbolo”, l’ultimo a essere estratto vivo, ma con pesanti menomazioni, soprattutto agli arti, dal resort nel comune di Farindola.

La Suprema Corte ha confermato otto condanne, tra cui quella dell’allora prefetto di Pescara Francesco Provolo, ma soprattutto è significativo il fatto che abbia richiesto un processo d’appello bis per sei dirigenti della Regione che erano stati mandati assolti, ravvisando quindi profili di responsabilità nella tragedia dell’organo regionale che sin qui ne era uscito incomprensibilmente indenne. Alla fine potrebbero essere condannati una buona metà degli imputati, anche se mi rode il fatto che le eventuali e auspicate condanne non arriveranno in tempo per evitare la prescrizione” commenta Matrone, che è assistito dall’avvocato Andrea Piccoli e da Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini.

Sulla stessa linea l’avvocato Piccoli e Angelo Novelli, Area Manager per il Lazio di Studio3A e consulente personale di Matrone, che tengono anche a sottolineare come il lavoro e l’impianto accusatorio della Procura di Pescara non solo abbia tenuto per quanto riguarda le responsabilità ascritte al Prefetto, alla Provincia e in parte al sindaco di Farindola, ma sia stato anche completamente rivalutato per quanto concerne, appunto, la Regione.

“Si è trattato di un totale stravolgimento delle sentenze di primo e secondo grado, con il coinvolgimento di figure in precedenza assolte come i dirigenti e i funzionari regionali che a Perugia devono rispondere dell’accusa di disastro colposo per non aver attivato la Carta Valanghe. Un esito che ci soddisfa, anche sull’aspetto civilistico si aprono per noi scenari interessanti”. Così Wania della Vigna avvocato di parte civile di Silvia Angelozzi, sorella di una delle vittime di Rigopiano.