07 Dicembre 2024 - 00:17:31
di Tommaso Cotellessa
Con l’avanzare dell’età, i residenti dei Progetti Case e dei Map tendono a percepire una maggiore gratificazione e piacere nel vivere in questi quartieri, valutando in modo più positivo la qualità urbana. È quanto emerge da uno studio condotto da un team di psicologi dell’Università dell’Aquila, coordinati dal professor Enrico Perilli, docente di Psicologia Dinamica, e pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale Cities and Health.
Il lavoro, realizzato dai ricercatori Danilo Bontempo, Matteo Perazzini, Marco Giancola e dalle ricercatrici indipendenti Martina Bucci e Rosanna Passaretti, ha coinvolto un campione di 100 residenti. I partecipanti, di età media pari a 46 anni, hanno compilato questionari sulla qualità percepita del loro ambiente residenziale e sulla qualità della vita secondo i parametri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
L’analisi dei dati, raccolti tra febbraio e luglio 2023, ha rivelato che, nonostante la mancanza di servizi essenziali come scuole, farmacie o luoghi di aggregazione, i residenti più anziani sviluppano un forte legame emotivo con il luogo in cui vivono. Questo legame, spiegano i ricercatori, compensa molte delle carenze strutturali.
“Con il tempo, le persone tendono a costruire reti di socialità e piccole comunità residenziali”, afferma Danilo Bontempo. “Questo aiuta a contrastare il senso di isolamento e a generare un percepito senso di sicurezza, che a sua volta favorisce un maggiore benessere ambientale”.
Lo studio, di natura psicologica e psicodinamica, rappresenta una novità rispetto alla letteratura esistente, che si era concentrata principalmente su analisi socio-antropologiche. “Da anni studiamo la psicologia dei luoghi, in particolare nelle aree interne”, sottolinea il professor Enrico Perilli. “Questo lavoro dimostra come il rapporto tra persone e ambienti possa influenzare il benessere psicologico, soprattutto in contesti complessi come quelli del post-terremoto”.
Lo studio sui Progetti Case e i Map si inserisce in un filone di ricerche più ampio, che include indagini sul supporto sociale nei paesi in via di spopolamento. “Servizi materiali, come ambulatori e supermercati, e immateriali, come i rapporti di reciprocità tra vicini, creano una rete di supporto fondamentale per contrastare lo spopolamento e garantire qualità di vita”, spiega Perilli. I risultati di questa nuova indagine saranno pubblicati a breve.
La ricerca evidenzia come, anche in situazioni abitative complesse, il fattore umano possa fare la differenza. La capacità di creare comunità, di costruire legami e di adattarsi agli spazi residenziali sottolinea l’importanza di progettare ambienti urbani che favoriscano l’integrazione sociale e il benessere collettivo.