Per il clima Fuori dal Fossile Sulmona sulla vicenda "alquanto singolare" di Marta Garaffoni
10 Dicembre 2024 - 13:05:51
Il governo Meloni si appresta a varare un pacchetto di nuove norme che
andranno a peggiorare le leggi di Polizia del regime fascista ereditate
dalla Repubblica democratica nata dalla Resistenza. Norme che
inaspriscono le pene con anni di carcere per reati già previsti o che
introducono nuovi reati per reprimere chi dissente, anche se attraverso
forme di resistenza passiva e metodi nonviolenti.
E se tutto questo armamentario non dovesse bastare? Allora si può sempre
ricorrere a sistemi già collaudati, come quello di far passare per matto
chi protesta. E’ quanto accaduto a Marta Garaffoni, 33 anni, istruttrice
di danza che da tempo sta lottando, insieme al marito Federico
Raspadori, contro il progetto Linea Adriatica della Snam che non
attraversa solo i territori più altamente sismici dell’Appennino ma
anche quelli ad elevato rischio idrogeologico della Romagna. Ed è
proprio qui che nei giorni scorsi è avvenuta una vicenda alquanto
singolare.
Marta e Federico avevano acquistato un podere nelle campagne tra Forlì e
Cesena, in località Provezza, dove avevano piantumato un boschetto e
realizzato un rifugio per 90 animali; inoltre avevano in progetto di
istituire un doposcuola per bambini. Per tutto questo avevano fatto
molti sacrifici. Nessuno però li aveva avvertiti che proprio lì sarebbe
passato il metanodotto destinato a sconvolgere i loro piani. Neppure il
Comune di Cesena che sicuramente ne era a conoscenza.
Pochi giorni dopo l’alluvione che nel maggio 2023 ha colpito
pesantemente la Romagna e con le campagne ancora sott’acqua, compreso il
loro podere, sono arrivati a casa di Marta e Federico i tecnici della
Snam con l’inattesa notizia. Tutti gli alberi del boschetto sarebbero
spariti, del rifugio per animali non sarebbe rimasto traccia, l’intera
fattoria sarebbe stata stravolta. A nulla sono valsi gli appelli, gli
incontri e una petizione on line con 65 mila firme per uno spostamento
del tracciato. Visto anche il disimpegno del Comune, Marta Garaffoni ha
allora intrapreso un digiuno durato 30 giorni che l’ha debilitata
fortemente ma non ha fatto cambiare idea alla Snam.
Quando, il 4 dicembre scorso, insieme alle forze dell’ordine sono
arrivati gli operai della Snam con una gigantesca ruspa e hanno
cominciato ad abbattere i recinti e le stalle degli animali (capre,
pecore, oche, anatre, tartarughe, un cavallo e un asino) Marta è salita
sulla benna e ha cominciato a protestare per poi, presa da una forte
emozione, allontanarsi nei campi. A questo punto è stato chiamato il 118
e poco dopo è arrivata un’ambulanza che l’ha rintracciata. Come
riferisce il Corriere Romagna, il medico e i poliziotti hanno messo
Marta di fronte all’alternativa di essere sottoposta ad un accertamento
sanitario obbligatorio o di essere portata in Commissariato e
denunciata. Controvoglia Marta ha acconsentito di salire sull’ambulanza
che l’ha portata all’ospedale Pierantoni di Forlì. Qui è stata visitata
da uno psichiatra che però l’ha subito dimessa, ritenendo che quella di
Marta era stata solo una reazione, sia pure fortemente emotiva,
nell’ambito di una protesta nei confronti di una decisione imposta con
prepotenza. Insomma, Marta non è pazza ma perfettamente in grado di
intendere e di volere.
Chi, invece, non vuole né intendere né volere è la Snam che insiste nel
portare avanti la realizzazione del mega gasdotto e della centrale di
compressione nonostante che esse siano due infrastrutture che non
servono né all’Italia né all’Europa. Il progetto Linea Adriatica è stato
presentato esattamente 20 anni fa, nel gennaio 2005, quando la Snam
riteneva che i consumi di gas nel nostro Paese fossero destinati ad
aumentare. Invece è accaduto esattamente il contrario. Infatti, dopo
aver raggiunto il picco massimo proprio nel 2005 con 86,2 miliardi di
metri cubi, il consumo di metano ha cominciato a scendere e arriverà
alla fine di quest’anno intorno ai 60 miliardi di mc. Nonostante la
forte diminuzione delle importazioni dalla Russia, l’Italia può comunque
disporre di una capacità potenziale di oltre 100 miliardi di mc, il che
rende inutile la realizzazione di altri impianti metaniferi.
Ciò che soprattutto interessa alla Snam è l’appalto di 2 miliardi e 500
milioni di euro dell’opera, dei quali 375 milioni dovrebbero arrivare
dall’Europa tramite il Pnrr. Il resto verrà messo a carico dei cittadini
italiani attraverso un immotivato aumento della bolletta energetica.
Anche se nel tubo non dovesse passare neanche un metro cubo di gas la
Snam riceverà in ogni caso delle entrate fisse da parte di Arera,
l’autorità italiana per l’energia, in quanto l’opera è considerata di
“interesse pubblico”.
andranno a peggiorare le leggi di Polizia del regime fascista ereditate
dalla Repubblica democratica nata dalla Resistenza. Norme che
inaspriscono le pene con anni di carcere per reati già previsti o che
introducono nuovi reati per reprimere chi dissente, anche se attraverso
forme di resistenza passiva e metodi nonviolenti.
E se tutto questo armamentario non dovesse bastare? Allora si può sempre
ricorrere a sistemi già collaudati, come quello di far passare per matto
chi protesta. E’ quanto accaduto a Marta Garaffoni, 33 anni, istruttrice
di danza che da tempo sta lottando, insieme al marito Federico
Raspadori, contro il progetto Linea Adriatica della Snam che non
attraversa solo i territori più altamente sismici dell’Appennino ma
anche quelli ad elevato rischio idrogeologico della Romagna. Ed è
proprio qui che nei giorni scorsi è avvenuta una vicenda alquanto
singolare.
Marta e Federico avevano acquistato un podere nelle campagne tra Forlì e
Cesena, in località Provezza, dove avevano piantumato un boschetto e
realizzato un rifugio per 90 animali; inoltre avevano in progetto di
istituire un doposcuola per bambini. Per tutto questo avevano fatto
molti sacrifici. Nessuno però li aveva avvertiti che proprio lì sarebbe
passato il metanodotto destinato a sconvolgere i loro piani. Neppure il
Comune di Cesena che sicuramente ne era a conoscenza.
Pochi giorni dopo l’alluvione che nel maggio 2023 ha colpito
pesantemente la Romagna e con le campagne ancora sott’acqua, compreso il
loro podere, sono arrivati a casa di Marta e Federico i tecnici della
Snam con l’inattesa notizia. Tutti gli alberi del boschetto sarebbero
spariti, del rifugio per animali non sarebbe rimasto traccia, l’intera
fattoria sarebbe stata stravolta. A nulla sono valsi gli appelli, gli
incontri e una petizione on line con 65 mila firme per uno spostamento
del tracciato. Visto anche il disimpegno del Comune, Marta Garaffoni ha
allora intrapreso un digiuno durato 30 giorni che l’ha debilitata
fortemente ma non ha fatto cambiare idea alla Snam.
Quando, il 4 dicembre scorso, insieme alle forze dell’ordine sono
arrivati gli operai della Snam con una gigantesca ruspa e hanno
cominciato ad abbattere i recinti e le stalle degli animali (capre,
pecore, oche, anatre, tartarughe, un cavallo e un asino) Marta è salita
sulla benna e ha cominciato a protestare per poi, presa da una forte
emozione, allontanarsi nei campi. A questo punto è stato chiamato il 118
e poco dopo è arrivata un’ambulanza che l’ha rintracciata. Come
riferisce il Corriere Romagna, il medico e i poliziotti hanno messo
Marta di fronte all’alternativa di essere sottoposta ad un accertamento
sanitario obbligatorio o di essere portata in Commissariato e
denunciata. Controvoglia Marta ha acconsentito di salire sull’ambulanza
che l’ha portata all’ospedale Pierantoni di Forlì. Qui è stata visitata
da uno psichiatra che però l’ha subito dimessa, ritenendo che quella di
Marta era stata solo una reazione, sia pure fortemente emotiva,
nell’ambito di una protesta nei confronti di una decisione imposta con
prepotenza. Insomma, Marta non è pazza ma perfettamente in grado di
intendere e di volere.
Chi, invece, non vuole né intendere né volere è la Snam che insiste nel
portare avanti la realizzazione del mega gasdotto e della centrale di
compressione nonostante che esse siano due infrastrutture che non
servono né all’Italia né all’Europa. Il progetto Linea Adriatica è stato
presentato esattamente 20 anni fa, nel gennaio 2005, quando la Snam
riteneva che i consumi di gas nel nostro Paese fossero destinati ad
aumentare. Invece è accaduto esattamente il contrario. Infatti, dopo
aver raggiunto il picco massimo proprio nel 2005 con 86,2 miliardi di
metri cubi, il consumo di metano ha cominciato a scendere e arriverà
alla fine di quest’anno intorno ai 60 miliardi di mc. Nonostante la
forte diminuzione delle importazioni dalla Russia, l’Italia può comunque
disporre di una capacità potenziale di oltre 100 miliardi di mc, il che
rende inutile la realizzazione di altri impianti metaniferi.
Ciò che soprattutto interessa alla Snam è l’appalto di 2 miliardi e 500
milioni di euro dell’opera, dei quali 375 milioni dovrebbero arrivare
dall’Europa tramite il Pnrr. Il resto verrà messo a carico dei cittadini
italiani attraverso un immotivato aumento della bolletta energetica.
Anche se nel tubo non dovesse passare neanche un metro cubo di gas la
Snam riceverà in ogni caso delle entrate fisse da parte di Arera,
l’autorità italiana per l’energia, in quanto l’opera è considerata di
“interesse pubblico”.