13 Dicembre 2024 - 11:53:56

di Redazione

Un evento di straordinaria importanza per il patrimonio artistico abruzzese e nazionale: il Trittico Dragonetti De Torres, un capolavoro del Rinascimento italiano, è tornato nella sua città d’origine. Il dipinto, attribuito al celebre maestro Antoniazzo Romano, è stato presentato questa mattina dal Museo Nazionale d’Abruzzo.

Realizzato intorno al 1490, il trittico raffigura la Madonna con Bambino in trono tra i Santi Giovanni Battista e Maria Maddalena. Un’opera di grande raffinatezza e bellezza, caratterizzata da una maestria tecnica e da una profonda spiritualità. Con le sue dimensioni imponenti (129,5×164,1 cm) e la sua realizzazione su tavola, il trittico rappresenta un esempio emblematico della pittura rinascimentale italiana.


Dopo essere stato esposto nel 1938 alla mostra dedicata a Melozzo da Forlì, il trittico si era perso nelle collezioni private romane della famiglia Dragonetti De Torres. La sua assenza dalla città dell’Aquila è durata quasi un secolo, suscitando il rammarico degli appassionati d’arte e degli studiosi.


Grazie a una attenta ricerca storico-artistica e a una politica di acquisizioni mirate, il Museo Nazionale d’Abruzzo è riuscito a riportare all’Aquila questo prezioso patrimonio artistico. Un’operazione che arricchisce notevolmente le collezioni del museo e che rappresenta un importante riconoscimento per la città.


Il trittico Dragonetti De Torres è un’opera intimamente legata al territorio aquilano. La sua presenza nel museo restituisce alla città un pezzo della sua storia e della sua identità, rafforzando il legame tra il presente e il passato.


Il ritorno del trittico all’Aquila rappresenta un’occasione unica per ammirare da vicino un capolavoro del Rinascimento italiano. L’opera sarà esposta al pubblico presso le sale del Museo Nazionale d’Abruzzo, consentendo a tutti gli appassionati d’arte di immergersi nella bellezza e nella spiritualità di questa straordinaria creazione.

“Un’opera importantissima per la qualità intrinseca dell’opera – ha detto la direttrice del Munda Federica Zalabra – Ci racconta di una Roma degli anni ’90 e si inserisce bene all’interno delle nostre collezioni tra la fine del nostro Gotico e l’inizio del nostro Rinascimento e poi perché apparteneva alla collezione Dragonetti De Torres. Il nostro interesse è scaturito proprio da qui: cercare di riportare all’Aquila un pezzo del nostro patrimonio e quindi interpretare al meglio la nostra missione che è quella di ricostruire una casa della cultura per la città e per tutta la regione”.