14 Dicembre 2024 - 17:55:14

di Tommaso Cotellessa

Il giudice Alessandra De Marco, del Tribunale del Lavoro di Sulmona, ha condannato la Asl 1 a risarcire con 150mila euro un’ex infermiera in pensione. La donna, che lavorava presso l’ospedale peligno come impiegata amministrativa, è stata riconosciuta vittima di una grave dequalificazione e costretta a un forzato stato di inattività durante gli ultimi anni di servizio.

Secondo quanto emerso in sede giudiziaria, la lavoratrice, che non poteva più svolgere la professione di infermiera a causa di gravi problemi di salute, era stata assegnata a un ruolo amministrativo. Tuttavia, invece di essere impiegata in mansioni utili, veniva lasciata senza compiti da svolgere, costretta a passare le ore lavorative su una sedia senza alcuna attività significativa.

Il giudice ha definito la situazione come una “totale dequalificazione”, sottolineando come ciò abbia calpestato la dignità della dipendente, generando una condizione di stress lavorativo che ha contribuito all’insorgere di una malattia psichica particolarmente grave.

Prima di essere confinata in uno stato di inattività, l’infermiera era stata costretta a lunghi periodi di malattia, aggravati dal fatto che l’azienda sanitaria non aveva mai riconosciuto le patologie da cui era affetta. Questo ha portato a lunghi mesi senza stipendio, incrementando ulteriormente il disagio psichico e fisico della lavoratrice.

Dopo essersi pensionata, la donna ha deciso di intentare un’azione legale contro la Asl 1, ottenendo il riconoscimento della responsabilità dell’azienda sanitaria per le condizioni che le sono state imposte negli anni precedenti.

Nella sentenza, il Tribunale ha riconosciuto la Asl 1 colpevole di aver sottoposto la dipendente a eventi stressogeni protratti nel tempo, privandola della dignità lavorativa e aggravando le sue condizioni di salute. La condanna a un risarcimento di 150mila euro rappresenta un importante precedente in materia di tutela della dignità sul posto di lavoro.