14 Dicembre 2024 - 17:31:36

di Redazione

Gli attivisti del collettivo 3e32 sono intervenuti relativamente ad uno degli ultimi episodi di cronaca con particolare attezione all’interpretazione che le forze dell’ordine e alcuni organi di stampa hanno dato riguardo quanto avvenuto.

Di seguito la nota integrale:


“Apprendiamo dalla stampa che un ragazzo ricercato dalle Forze dell’Ordine per i presunti reati di porto d’armi illegale, rapina e violenza privata “dopo un lungo inseguimento è stato bloccato in zona case matte, tra le palazzine in rovina”.

Ci troviamo di fronte all’ennesimo tentativo di accostare il degrado di tutta l’area dell’ex ospedale psichiatrico di Collemaggio, all’unica esperienza vivente di socialità non istituzionalizzata presente da 15 anni a L’Aquila. Un tentativo operato dapprima dai carabinieri che ci nominano senza motivo, e poi confermato dalla stampa locale, che ormai si limita a copincollare qualsiasi velina senza verificarla né quantomeno virgolettarla. 

L’unica continuità che notiamo è, invece, quella tra i soggetti che da una parte continuano a mantenere quelle palazzine in rovina e dall’altra, a seguito di daspo urbani, rendono l’area del Terminal di Collemaggio il rifugio più prossimo di tante realtà umane marginalizzate in una città senza comunità..

Da anni denunciamo e tentiamo di contrastare la progressiva gentrificazione del centro storico della città e la volontà, da parte delle amministrazioni comunali, di costruire una città dei balocchi abbaglianti a misura del turista selfie-dipendente (come d’altronde lo è il sindaco) e della borghesia cittadina che ne trae profitto. 

Al crescente allarmismo della stampa rispetto al verificarsi di azioni punibili dalla legge, cui segue la falsa ingenuità riscontrabile nella ben nota cantilena “L’Aquila ‘na ‘ote era ‘na città tanto tranquilla”, opponiamo la visione razionale e reale secondo cui è il sistema economico-politico stesso a rendere impossibile per le persone oppresse, sfruttate e marginalizzate, l’accesso a diritti basilari come quello alla casa, al lavoro, all’istruzione.

In particolare, la questione dei minori stranieri non accompagnati che, una volta diventati maggiorenni, escono da ogni circuito di protezione e, abbandonati a se stessi, devono trovare un modo per sopravvivere non viene certamente risolta con reazioni securitarie e repressive, utili solo a rinsaldare il cittadino benpensante nelle sue ottuse visioni. 

Che le politiche securitarie siano inefficaci contro la microcriminalità non lo diciamo noi, ma tutti i dati e centinaia di studi. È un fatto, che viene ignorato solo perché l’obiettivo non è rendere le comunità più includenti, accoglienti e sicure, ma costruire propaganda permanente a scopi personali o per interessi di parte. A questo gioco, perpetrato dai politicanti locali e mai contrastato dai media (anzi), negli ultimi tempi si stanno unendo in modo più evidente anche le diverse forze dell’ordine, che hanno intensificato l’invio di comunicati stampa dai toni solenni e autocelebrativi, manco venisse ogni volta smantellato il cartello di Medellin. 

La “zona case matte” non esiste: c’è un’area di macerie dove i detriti del sistema si riconoscono come esseri umani, in mezzo a palazzi abbandonati che vengono lasciati tali proprio per creare sacche di marginalità lontane dai trenini turistici e dalla filodiffusione dell’Adeste Fideles”.