14 Dicembre 2024 - 10:44:16
di Martina Colabianchi
Il volume d’affari annuo delle mafie italiane si aggira attorno ai 40 miliardi di euro l’anno, una cifra spaventosa che vale praticamente due punti di Pil. Se si effettua una comparazione puramente teorica che, tuttavia, consente di “dimensionare” la portata del fenomeno, il fatturato dell’industria del crimine risulta essere ipoteticamente al quarto posto a livello nazionale, dopo quello registrato dall’Eni (93,7 miliardi di euro), dall’Enel (92,9 miliardi) e dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE) (55,1 miliardi).
A metterlo nero su bianco è l’ufficio studi della CGIA Mestre, che ha mappato il numero delle imprese presenti in Italia potenzialmente contigue a contesti di criminalità organizzata. Lo studio ha permesso di censire 150mila imprese che potrebbero essere potenzialmente controllate o collegate a vario titolo alle organizzazioni criminali di stampo mafioso.
Se le attività più a rischio sono, ovviamente, quelle presenti nelle grandi aree metropolitane, anche le imprese abruzzesi registrano un forte incremento di denunce per estorsione ai danni di imprenditori, una delle attività di stampo mafioso maggiormente remunerative. Nella nostra regione, in dieci anni le denunce sono aumentate del +51,8%, percentuale che ci colloca circa a metà della classifica nazionale. Infatti, dal 2013 al 2023 siamo passati da 141 denunce a 214. A livello nazionale, le denunce per estorsione sono aumentate del 66,2%.
A livello provinciale, tra le quattro abruzzesi è Teramo la più in difficoltà, con un +132% di denunce in dieci anni e che la fa piazzare al 20esimo posto in graduatoria nazionale. Seconda in Abruzzo è Chieti, al 36esimo posto con un +96,8%. Seguono L’Aquila, 73esima con un +28,6% e Pescara, 95esima con un +3,6%.
La provincia di Pescara è anche quella, però, con il maggior numero di imprese potenzialmente connesse a contesti di criminalità organizzata. Sul suo territorio, infatti, sono 843 in tutto su 30.444 totali, circa il 2-3%. Seguono, tutte con una percentuale di 1-2% sul totale, Chieti, Teramo e L’Aquila.