Verso il 2025: l’augurio del sindaco Biondi
31 Dicembre 2024 - 12:39:06
Il vento della guerra ci accompagnerà anche nell’anno che verrà. Il
brindisi del 31 segnerà la “fine dell’innocenza” per un mondo in
subbuglio alla ricerca di nuovi equilibri. Papa Francesco ci ricorda
continuamente la forza della speranza, virtù cristiana e valore
universale, cui ha esortato all’apertura delle Porte Sante di San
Pietro, di Rebibbia e di Santa Maria di Collemaggio.
Non è più il tempo delle bandierine e dei soldatini spostati sulle mappe
militari. Siamo nel tempo di una tecnologia bellica assai sofisticata e
pericolosa per le possibili conseguenze che si riflettono sull’Europa,
mettendo in crisi quella pax lunga più di settanta anni.
Non possiamo arrenderci all’insensatezza dei potenti. Come ci rivela il
Pontefice, dobbiamo fare della speranza la nostra arma di distruzione
della disumanità che serpeggia nel mondo. Tutto cambia, tutto si evolve
e si trasforma, ma la speranza è un sentimento che ha in sé la forza
rivelatrice e la potenza resistenziale di un umanesimo che non può e non
deve arrendersi all’irreparabilità del male.
L’augurio per il 2025 è di poter godere della nostra città rinata,
liberi dalla paura delle armi; di poter magari collaborare alla
rinascita di altri territori distrutti, forti della nostra esperienza
sul campo. Il 24 dicembre del 2009 la speranza rifioriva timidamente tra
le macerie e le transenne della zona rossa con un brindisi tra
“sopravvissuti”. A distanza di quindici anni la politica, la scienza,
l’imprenditoria si confrontano sul “modello L’Aquila”, quale
significativo riferimento di studio e di sistema
burocratico-amministrativo virtuoso. Negli ultimi sette anni, il rito
laico dell’aperitivo della vigilia ha conquistato in città nuovi spazi
di aggregazione seguendo di pari passo la rigenerazione urbana, che ha
esaltato il fascino di una rifioritura in una condizione, molto europea,
di reciproco vantaggio tra l’antico e il contemporaneo. L’Aquila in
questi ultimi anni ha vissuto molti cambiamenti che hanno consentito,
tra difficoltà e contraddizioni, di trasformarsi da città chiusa a città
aperta e plurale, anche grazie all’università, ai centri di ricerca
internazionali, alle istituzioni culturali… Siamo in una fase di
transizione tra un modo di essere città portatrice di storia – quindi
riconoscibile e comprensibile – e la città che verrà. L’Aquila si sta
evolvendo in quanto città contemporanea, rigenerata e ricostruita,
pertanto temporaneamente nuova.
Dostoevskij nei fratelli Karamazov osserva che un viso è bello quando si
percepisce che in esso stanno litigando Dio e il diavolo. E una città
quando è bella? Probabilmente, quando garantisce la qualità della vita.
Prendiamo ad esempio l’auditorium di Renzo Piano, una volta costruito,
fu oggetto di critiche anche estreme. La fruizione da parte dei
cittadini ne ha esaltato la bellezza, in perfetta armonia con l’ambiente
circostante, facendone un edificio contemporaneo di significativo
interesse architettonico.
L’augurio per il nuovo anno è di amare di più la nostra città, di darle
la fiducia di cui ha bisogno, di viverla nella sua antica e moderna
bellezza e – come ci insegna San Pietro Celestino – di essere più
disponibili tra di noi, più collaborativi e accoglienti, sopra tutto in
questo anno giubilare, sopra tutto all’Aquila, elevata a capitale della
Pace e del Perdono da Papa Francesco.
brindisi del 31 segnerà la “fine dell’innocenza” per un mondo in
subbuglio alla ricerca di nuovi equilibri. Papa Francesco ci ricorda
continuamente la forza della speranza, virtù cristiana e valore
universale, cui ha esortato all’apertura delle Porte Sante di San
Pietro, di Rebibbia e di Santa Maria di Collemaggio.
Non è più il tempo delle bandierine e dei soldatini spostati sulle mappe
militari. Siamo nel tempo di una tecnologia bellica assai sofisticata e
pericolosa per le possibili conseguenze che si riflettono sull’Europa,
mettendo in crisi quella pax lunga più di settanta anni.
Non possiamo arrenderci all’insensatezza dei potenti. Come ci rivela il
Pontefice, dobbiamo fare della speranza la nostra arma di distruzione
della disumanità che serpeggia nel mondo. Tutto cambia, tutto si evolve
e si trasforma, ma la speranza è un sentimento che ha in sé la forza
rivelatrice e la potenza resistenziale di un umanesimo che non può e non
deve arrendersi all’irreparabilità del male.
L’augurio per il 2025 è di poter godere della nostra città rinata,
liberi dalla paura delle armi; di poter magari collaborare alla
rinascita di altri territori distrutti, forti della nostra esperienza
sul campo. Il 24 dicembre del 2009 la speranza rifioriva timidamente tra
le macerie e le transenne della zona rossa con un brindisi tra
“sopravvissuti”. A distanza di quindici anni la politica, la scienza,
l’imprenditoria si confrontano sul “modello L’Aquila”, quale
significativo riferimento di studio e di sistema
burocratico-amministrativo virtuoso. Negli ultimi sette anni, il rito
laico dell’aperitivo della vigilia ha conquistato in città nuovi spazi
di aggregazione seguendo di pari passo la rigenerazione urbana, che ha
esaltato il fascino di una rifioritura in una condizione, molto europea,
di reciproco vantaggio tra l’antico e il contemporaneo. L’Aquila in
questi ultimi anni ha vissuto molti cambiamenti che hanno consentito,
tra difficoltà e contraddizioni, di trasformarsi da città chiusa a città
aperta e plurale, anche grazie all’università, ai centri di ricerca
internazionali, alle istituzioni culturali… Siamo in una fase di
transizione tra un modo di essere città portatrice di storia – quindi
riconoscibile e comprensibile – e la città che verrà. L’Aquila si sta
evolvendo in quanto città contemporanea, rigenerata e ricostruita,
pertanto temporaneamente nuova.
Dostoevskij nei fratelli Karamazov osserva che un viso è bello quando si
percepisce che in esso stanno litigando Dio e il diavolo. E una città
quando è bella? Probabilmente, quando garantisce la qualità della vita.
Prendiamo ad esempio l’auditorium di Renzo Piano, una volta costruito,
fu oggetto di critiche anche estreme. La fruizione da parte dei
cittadini ne ha esaltato la bellezza, in perfetta armonia con l’ambiente
circostante, facendone un edificio contemporaneo di significativo
interesse architettonico.
L’augurio per il nuovo anno è di amare di più la nostra città, di darle
la fiducia di cui ha bisogno, di viverla nella sua antica e moderna
bellezza e – come ci insegna San Pietro Celestino – di essere più
disponibili tra di noi, più collaborativi e accoglienti, sopra tutto in
questo anno giubilare, sopra tutto all’Aquila, elevata a capitale della
Pace e del Perdono da Papa Francesco.