05 Febbraio 2025 - 17:58:23
di Redazione
Il nuovo Percorso diagnostico terapeutico assistenziale (Pdta) per la gestione integrata della fragilità ossea è stato approvato nei giorni scorsi dall’Agenzia sanitaria regionale (Asr) diretta dal medico Pierluigi Cosenza.
Il documento stabilisce chi fa cosa, con quali specifiche terapie e con approcci uniformi, dal pronto soccorso fino al medico di famiglia, nella rete ospedaliera abruzzese, a favore dei pazienti che riportano, o sono soggetti a fratture da fragilità e da osteoporosi. Il tutto, per la prima volta, a prescindere dall’età, tenuto conto che queste patologie riguardano nella maggior parte dei casi persone anziane.
«Si tratta di una misura molto importante perché riguarda in particolare la popolazione anziana e quindi fragile – spiega Cosenza – Questo strumento organizzativo norma tutto il percorso di interventi ed è raccomandato ai sistemi sanitari regionali dal Ministero della Salute, per ciascuna patologia, e la sua corretta applicazione deve essere tenuta in considerazione da ciascun ente regionale in sede di valutazione dell’operato dei direttori generali delle Asl. L’Abruzzo fa un salto di qualità nell’offerta delle cure».
Il recepimento del Pdta per la gestione delle fratture da fragilità e dell’osteoporosi, dovrà avvenire, entro 30 giorni dall’approvazione da parte della Giunta, da parte di ciascuna delle Asl, alle quali è stato già inviato, ci saranno poi 60 giorni di tempo per mettere a punto il relativo «protocollo clinico organizzativo aziendale». Il Piano prevede che tutti gli ospedali sede di pronto soccorso dovranno attivare un team ospedaliero fratture da fragilità (Team FF) gestito dallo specialista in ortopedia e traumatologia, primo professionista coinvolto nell’accettazione e gestione del paziente con fratture da fragilità insieme a specialisti di varie discipline.
Inoltre, presso ogni Asl sarà attivato il Centro specialistico ospedaliero (CSO) di Osteoporosi e Fratture da fragilità, «multidisciplinare e multiprofessionale, composto da medici specializzati nella diagnosi e cura dell’osteoporosi e nella prevenzione delle fratture da fragilità, preferibilmente individuato nel reparto di Reumatologia».
Si distinguono, a prescindere dall’età, tre tipologie di pazienti: coloro che riportano una frattura da fragilità ossea, coloro che l’hanno avuta in passato, e coloro che hanno una fragilità ossea che potrebbe determinare una frattura. Se è necessario l’intervento chirurgico, dovrà avvenire entro 24-48 ore, in «corsia preferenziale» prevedendo percorsi che favoriscano tutte le consulenze necessarie in modo multidisciplinare e multiprofessionale, e poi la presa in carico riabilitativa precoce pre-operatoria.
Con il coordinamento di Cosenza, ha messo a punto il piano il gruppo tecnico di lavoro costituito dalla professoressa Paola Cipriani della Asl provinciale dell’Aquila, il dottor Angelo D’Annibale della Asl provinciale di Chieti, il dottor Piero Brandimarte della Asl di Pescara, il dottor Remo Goderecci per la Asl di Teramo, la professoressa Lia Ginaldi, referente regionale Medicina di Genere, e il dottor Walter Palumbo, referente dei medici di medicina generale.
Le fratture da fragilità ossea sono quelle fratture «spontanee o indotte da minimi traumi e risultanti da forze meccaniche che normalmente non causerebbero una simile lesione causate da un trauma a bassa energia che derivano da una caduta dalla posizione eretta o da altezza ridotta».
A maggior ragione ad essere esposti sono pazienti con osteoporosi, «malattia sistemica dello scheletro caratterizzata da una riduzione della massa ossea e da alterazioni qualitative scheletriche», che colpisce in particolare le donne in età avanzata. Vittime delle fratture da fragilità ossea in particolare gli anziani, e nel documento dell’Asr si ricorda che con l’invecchiamento demografico in aumento, l’Italia ha una delle più alte aspettative di vita al mondo, attualmente stimata in 85 anni per le donne e 81 anni per gli uomini.
La popolazione italiana è di 60 milioni, ma si prevede che scenderà a 54 milioni entro il 2050 con una percentuale crescente di anziani: secondo l’Istituto Nazionale di Statistica Italiano già oggi quasi un italiano su quattro (23,3%) ha 65 anni o più e si prevede che la percentuale aumenterà fino al 35% entro il 2050.
A maggior ragione è ora importante definire un efficace Percorso diagnostico terapeutico assistenziale per la gestione integrata della fragilità ossea, «al fine di fornire a tutti gli attori coinvolti uno strumento omogeneo, condiviso, organizzativo, clinico e assistenziale per il paziente e la sua famiglia, tenuto conto che la complessità della patologia richiede un approccio assistenziale multidisciplinare e altamente integrato».