14 Febbraio 2025 - 19:00:59

di Martina Colabianchi

Le associazioni venatorie riconosciute Arci Caccia, Libera Caccia, Italcaccia e Enalcaccia, riunite insieme, chiedono di fare chiarezza in merito al trasferimento degli uffici dell’Ambito Territoriale di Caccia (ATC) dell’Aquila nella sede dell’associazione venatoria Federcaccia.

«Come noto, – scrivono – gli ATC sono strutture associative di natura privata che perseguono, nell’interesse pubblico, i fini della programmazione delle attività faunistico-venatorie della legge n. 157/1992. Le associazioni venatorie sono definite dalla già menzionata norma come organizzazioni a livello regionale e provinciale con adeguati organi periferici con lo scopo principale di difesa della caccia e salvaguardia dell’ambiente e della fauna».

«I cacciatori residenti nella regione, iscritti od ammessi agli ATC, partecipano alla gestione faunistica e corrispondono, in eguale misura, la quota di partecipazione a copertura delle spese di gestione. A compenso delle prestazioni richieste al cacciatore, il comitato di gestione dell’ATC può prevedere un’adeguata riduzione della quota di partecipazione o altre forme di riconoscimento».

«A tal proposito, – proseguono le associazioni venatorie – è a dir poco insolito quanto accaduto all’Aquila, dove un ATC si è trasferito, anche se temporaneamente, all’interno della sede dell’associazione venatoria Federcaccia. È altrettanto strano come tale incompatibilità non desti attenzione da parte degli organi di vigilanza regionali e provinciali».

«Pertanto, le scriventi associazioni venatorie chiedono l’intervento immediato degli organi competenti alla vigilanza al fine di ripristinare, nell’interesse pubblico e di tutti i cacciatori, il corretto svolgimento delle attività dell’ATC dell’Aquila, che attualmente svolge una funzione definita incompatibile in quanto, la propria sede è situata nei locali dell’associazione venatoria Federcaccia».

«Qualora non saranno date soluzioni risolutive in merito a quanto esposto, le associazioni venatorie saranno costrette ad adire per vie legali», conclude la nota.