19 Febbraio 2025 - 18:03:42
di Martina Colabianchi
Le bandiere dell’Unione degli Universitari dell’Aquila in bella vista davanti a palazzo Camponeschi, sede del Rettorato dell’Università dell’Aquila, per denunciare la scritta omofoba apparsa all’interno dell’edificio di Scienze Umane e che tanto ha fatto discutere per la sua inaccettabile violenza.
Gli studenti, riunitisi in un sit-in, sono tornati a chiedere maggiori tutele, ma anche una maggiore attenzione nei confronti di un’educazione sessuo-affettiva all’interno dell’ateneo che possa prevenire, con la cultura, l’espressione di pensieri violenti che possono potenzialmente trasformarsi in azioni.
Lo fanno nel giorno in cui la Terza Commissione del Comune dell’Aquila si è riunita per discutere del DDL Zan, che prevede l’inasprimento delle pene contro i crimini e le discriminazioni contro omosessuali, transessuali, donne e disabili. Durante la quarta seduta dei lavori, scaturiti da un ordine del giorno presentato dalla consigliera comunale Simona Giannangeli, tra gli altri sono stati auditi anche Giacomo Cipollone a rappresentanza dell’Udu e Domenica Giannetti, una studentessa universitaria transgender aggredita all’esterno del dipartimento di Scienze Umane.
Lo stesso rettore Edoardo Alesse, alla pari di altri docenti dell’ateneo, ha condannato la scritta omofoba richiamante, peraltro, al Terzo Reich. Ma l’Udu torna a chiedere azioni concrete.
«La scritta che denunciamo oggi si inserisce in quadro di crescente odio in questo Paese – dichiara Elisa Ottaviani, coordinatrice Udu L’Aquila -. È da anni ormai che chiediamo uno sportello antiviolenza all’interno dell’università che possa essere di supporto a chi ne ha bisogno, se non di contrasto al clima di violenze crescenti. Chiediamo all’Univaq di rendere più veloce questo iter e di mettere in campo delle azioni concrete per contrastare la violenza di genere e omobitransfobica».

«Uno sportello all’interno dell’ateneo potrebbe essere di grande supporto, perché se è vero che esiste un Cav cittadino, questo non è fruibile da tutti anche solo per problemi di spostamenti. Averlo all’interno degli spazi Univaq potrebbe effettivamente essere un maggior supporto», continua Ottaviani.
«Al di là della scritta, in questi anni abbiamo raccolto molte denunce da parte di studentesse e studenti su molestie ed episodi di abusi – prosegue -. Molti, inoltre, hanno raccontato episodi del genere ai giornali subito dopo che abbiamo denunciato la scritta e questo ci sembra molto grave, soprattutto perché avviene all’interno di un’istituzione che dovrebbe essere inclusiva. Vogliamo che l’università sia davvero uno spazio sicuro».
Oltre ad uno sportello antiviolenza, gli studenti chiedono anche «che l’Univaq si impegni nel promuovere eventi di sensibilizzazione, workshop, campagne informative effettuate in maniera continuativa».
Sul caso scatenante è stata aperta un’inchiesta. La Digos è intervenuta sul posto per i rilievi del caso. Rimossa la scritta, sono state avviate le indagini, grazie anche alle testimonianze raccolte sul posto.
Intanto, fa sapere la consigliera Giannangeli, ci sarà un’ultima sessione di lavoro in III Commissione sul DDL Zan, dopodiché l’ordine del giorno sarà portato nuovamente in Consiglio comunale, affinché venga posto in votazione all’esito del dibattito consiliare.
«È urgente e necessario contribuire in tutti i modi a fare sì che questo Paese si doti di strumenti legislativi efficaci per contrastare i crimini d’odio connessi al sesso, al genere, all’orientamento sessuale, all’identità di genere ed alla disabilità», afferma Simona Giannangeli.
«Questo – conclude – per assolvere agli obblighi derivanti dalla risoluzione del Parlamento europeo del 2006, ovvero introdurre nell’ordinamento italiano misure volte a tutelare le persone LGBTQIA+ e quelle affette da disabilità, ma anche per fare avanzare questo paese ancora segnato da evidenti e pericolose forme di oscurantismo e di discriminazione nei confronti delle differenze, con gravissima compromissione della tutela effettiva sei diritto civili».