Rinuncia alle cure, maggioranza boccia la risoluzione di Di Marco: "Duole che 120.000 persone che non possono curarsi non interessino a chi governa"
25 Febbraio 2025 - 19:09:52
regionale è mettere tutti gli abruzzesi in condizione di curarsi, questo
chiedeva la risoluzione approdata oggi in Consiglio a mia firma e votata
dalla sola opposizione. La maggioranza non ha voluto sostenere l’impegno
verso questa corposa fetta della popolazione, sostenendo che le azioni
in essere siano sufficienti ad ampliare l’accesso alle cure da parte
della popolazione, nonostante la realtà parli di deficit crescente, di
liste di attesa e mobilità passiva. Sapendo che ciò non accade, voglio
ringraziare tutti i colleghi che hanno voluto condividere con me la
consapevolezza che una comunità è tanto più civile, quanto più è
paritaria e hanno votato per impegnare il presidente e la Giunta a
fotografare l’attuale stato di bisogno, aprire un confronto con le
realtà comunali e provinciali per capire come intervenire anche in base
alle diverse età, riorganizzare presidi, risorse, personale e mezzi
perché mai si possa restare senza cure, senza farmaci e senza ausili,
come purtroppo capita sempre di più alla nostra sanità territoriale”,
commenta il consigliere regionale PD Antonio Di Marco.
“Duole questo disimpegno, ma va ricordato che il primo mandato di
Marsilio ha prodotto un disavanzo per la spesa sanitaria pari a circa
200 milioni di euro tra il debito effettivo e quello in previsione –
motiva Di Marco – e che le premesse non sono positive per gli anni a
venire. Il dato sulla rinuncia alle cure, emerso dall’ultimo rapporto
della Fondazione Gimbe che evidenziava la cifra di ben 120.000 abruzzesi
che per ragioni economiche sono stati costretti a non fare terapie e
prevenzione nel 2023, a mio giudizio non poteva passare inosservato in
una manovra di riassestamento che sta già avendo come conseguenza
un’amplificazione della mobilità passiva, delle liste di attesa, della
scarsità del personale, della vacanza dei medici di base,
dell’affollamento dei reparti di emergenza, dell’isolamento delle aree
interne, della riduzione delle prestazioni in intramoenia. Situazione
tanto bene inquadrata nella relazione della Corte dei Conti al
Parlamento sulla gestione dei servizi sanitari regionali, da
trasformarsi in un monito da parte della giustizia contabile a una
gestione che tenga conto della situazione e del progressivo
peggioramento di tali variabili. La tutela della salute è sancita
dall’articolo 32 della Costituzione italiana e il 10,3 per cento di
cittadini la mancanza della certezza di tale diritto si traduce nel
peggioramento della qualità della vita, in un disagio crescente che
riduce la stessa aspettativa di vita oggi all’83%. L’auspicio è che chi
governa la sanità se ne renda pienamente conto e non dimentichi quei
120.000 cittadini che hanno dovuto gettare la spugna, facendosene carico
con iniziative e con un lavoro concreto a cui, sono certo, ogni forza
politica rappresentata in Consiglio saprà contribuire. Noi veglieremo
affinché ciò accada”.