05 Marzo 2025 - 10:52:14
di Martina Colabianchi
Una cittadina aquilana è stata vittima di un vero e proprio scambio di persona al Cup dell’Aquila.
La vicenda, ripercorsa dall’Adicu aps – Ente Terzo Settore, la cui responsabile per L’Aquila è l’avvocato Carlotta Ludovici, ha preso le mosse qualche giorno fa quando la donna è stata contattata telefonicamente da un’altra cittadina che, andata al Cup per ritirare la prenotazione di una mammografia per sua figlia, si è vista al contrario consegnare un documento di prenotazione che non riportava i suoi dati ma quelli di un’altra persona.
In particolare, sul documento figuravano i dati anagrafici, il tipo di intervento sanitario da effettuarsi, oltre al contatto telefonico della malcapitata, tutti dati sensibili e coperti da privacy.
A quel punto la donna, con non poco disagio, si è recata di nuovo al Cup per disdire la visita prenotata a suo nome, anche per evitare il successivo recapito della multa per mancata disdetta della prenotazione effettuata.
Essendosi verificata una «palese» violazione della privacy, scrive Ludovici, la Asl 1 dell’Aquila è stata diffidata a porre rimedio al danno arrecato e a provvedere ad un risarcimento di 5mila euro alla cittadina aquilana.
Del grave fatto, informa l’avvocato, è stato allertato anche il Garante per la protezione dei dati personali.
L’Adicu non manca di esprimersi anche in merito agli avvisi di pagamento fatti recapitare, dalla Asl 1, a numerosi cittadini aquilani per prestazioni mai effettuate e non disdette. Fatto per cui, dice l’avvocato Ludovici, stanno ricevendo molteplici segnalazioni. «Vi è da sottolineare – si legge – che tali richieste inviate tramite posta ordinaria sono per lo più illegittime, per vari ordini di motivi, primi tra tutti per intervenuta prescrizione del diritto, ovvero perché addirittura le visite in molti casi sono state effettivamente eseguite. Vi è da dire che l’ente creditore sta avanzando tali richieste di somme di denaro approfittando dell’impossibilità da parte dell’utente di fornire prova dell’avvenuta disdetta, atteso che nella quasi totalità dei casi questa è stata effettuata anni prima e per di più telefonicamente, oltretutto dopo estenuanti attese telefoniche».
Lo sportello aquilano dell’Adicu, si legge ancora, «sta tutelando gli utenti con risposte massive a richieste che si reputano illegittime, consigliando per il futuro ed al fine di non incorrere in richieste di denaro inopinatamente avanzate, di procedere con l’annullamento delle prenotazioni per via telematica, conservando le ricevute di invio per almeno 10 anni, oppure recandosi direttamente al Cup, sempre pretendendo la prova dell’avvenuta disdetta».