16 Marzo 2025 - 12:36:53

di Redazione

Nell’ambito della rassegna “Marzo in rosa” il Rotary Club L’Aquila ha organizzato per il 19 marzo presso il Palazzetto dei nobili alle ore 17 una riflessione su “Spiritualità e cultura educativa nell’ 800 aquilano: Maria Ferrari e Barbara Micarelli”.

Dopo i saluti dell’assessore comunale alle pari opportunità, Avv. Ersilia Lancia e della presidente del Rotary, dott. Nicoletta Proietti, il Prof. Fabrizio Marinelli ripercorrerà le opere di due grandi donne ed educatrici che hanno segnato la storia della nostra città. Avvocato, professore universitario e storico, Fabrizio Marinelli (L’Aquila, 1952) si è laureato in giurisprudenza a ventidue anni presso l’Università di Roma “La Sapienza” e quindi si è iscritto all’albo degli avvocati dell’Aquila, divenendo patrocinante in cassazione. Contemporaneamente è divenuto ricercatore presso l’Università di Roma “La Sapienza”, quindi è stato chiamato prima come professore associato e poi come professore ordinario dall’Università degli studi dell’Aquila.

E’ stato, per otto anni, prorettore di tale Ateneo. Si è occupato prevalentemente, sia nella sua attività professionale, sia nella sua attività accademica, di usi civici, di cui è uno dei principali studiosi italiani, di storia delle codificazioni, di diritti reali e dei contratti d’appalto, d’opera e di prestazione professionale. Dal 1996 al 2002 è stato vice presidente della Finanziaria regionale abruzzese. Dal 1999 al 2002 è stato Presidente di Recis, società di diritto belga con sede a Bruxelles incaricata di gestire gli uffici delle Regioni dell’Italia centrale presso l’Unione europea.

Tra il 2015 ed il 2016 è stato amministratore delegato di Sviluppo Italia Abruzzo, società partecipata dalla Regione Abruzzo per lo sviluppo dell’economia locale, e dal 2019 al 2020 è stato Presidente dell’Accademia di belle arti dell’Aquila. E’ socio ordinario dell’istituto nazionale di urbanistica. Dal 1991 ad oggi è giudice tributario nella Commissione tributaria regionale e centrale. Dal 2020 è Presidente della Deputazione di storia patria negli Abruzzi di cui è stato Socio dal 1976, deputato dal 2011 e tesoriere dal 2011 al 2017. Consigliere di amministrazione della Fondazione Cassa di risparmio della provincia dell’Aquila sino al 2019, quindi Presidente dell’Assemblea dei soci. Numerosissime le sue pubblicazioni in tema giuridico e storico.

Come detto, Marinelli, attraverso le figure di Maria Ferrari e Barbara Micarelli ripercorrerà la storia culturale e didattica dell’Aquila.

Maria Ferrari nacque il 29 marzo 1824 a L’Aquila, ultima dei 12 figli dell’ingegnere Sabatino Ferrari e di Luisa Rotilio molto nota per la sua dedizione ai poveri. Questa dedizione divenne sin dall’adolescenza la prima preoccupazione anche di Maria; crebbe vigorosa nello spirito, pia, casta e generosa, anche la sofferenza entrò nella sua giovane vita a rafforzare la sua ricca personalità. Aveva sui 15 anni quando le morì la sorella Marianna e poco dopo nel 1839 le morì anche il padre; essendo la più piccola della numerosa famiglia, volle rimanere vicino alla madre per aiutarla nell’amministrazione del ricco patrimonio familiare. Nel 1840 ebbe la grande consolazione di vedere il fratello Luigi ordinato sacerdote, ma che purtroppo morì dopo solo sette anni di ministero. Senza abbattersi per questi lutti, Maria rafforzò la sua fede e l’operosa carità e nel 1856 fu benefattrice dell’asilo per le fanciulle abbandonate, aperto a L’Aquila dalle Suore Stimmatine. Il vescovo della città mons. Luigi Filippi divenne il suo consigliere e direttore spirituale. In quel periodo storico di grandi trasformazioni politiche e di eventi bellici, i Borboni sovrani del Regno delle Due Sicilie, che comprendeva anche l’Abruzzo, nel 1860 decaddero e subentrarono a L’Aquila i soldati di Giuseppe Garibaldi; il vescovo Filippi dovette fuggire in esilio durato fino al 1866. Con i Sabaudi iniziò un processo di laicizzazione dei territori occupati, che portò nel 1863 nella sola città de L’Aquila alla soppressione di ben 75 case religiose, provocando lo sbando e il disagio di migliaia di assistiti rimasti abbandonati Maria Ferrari moltiplicò la sua beneficenza e il vescovo, rientrato in sede, le affidò la protezione delle fanciulle povere raccolte nell’ospizio di S. Anna. Maria accettò e riacquistò l’immobile a suo tempo sequestrato dagli anticlericali, restaurandolo per accogliere degnamente i poveri. Aveva 47 anni quando nel 1871 le morì la mamma, ed era giunto così il momento di seguire la sua vocazione alla vita religiosa. Con l’accordo dei fratelli, ottenne come eredità della madre uno spazioso caseggiato in Via dei Muraccioli alla periferia della città, dotato anche di una cappella dedicata al Sacro Cuore di Gesù aperta al pubblico. In questa casa costituì il primo gruppo di compagne chiamate ‘Pie Dame del Sacro Cuore’, che facevano vita e preghiera in comune, dedicandosi a servire i più bisognosi e come motivo propulsore della loro attività, il culto del Sacro Cuore di Gesù. Il 15 maggio 1875, Maria Ferrari si recò in udienza dal papa Pio IX e chiese per sé e per la nuova Comunità una speciale benedizione. Nel 1880 ottenne dall’arcivescovo Luigi Filippi, il permesso di custodire il SS. Sacramento nella Cappella annessa alla sua casa e subito stabilì la pratica ideata da s. Margherita Maria Alacoque, dell’Ora Santa di Riparazione al Cuore di Gesù con l’adorazione Eucaristica. Il 30 giugno 1887 istituì a L’Aquila l’associazione eucaristica delle Guardie d’Onore; con l’accordo del nuovo vescovo mons. Vicentini, Maria Ferrari comunicò per lettera a tutte le famiglie de L’Aquila la loro intenzione di dedicarsi all’assistenza a domicilio degli infermi, scrivendo per questo anche un “Regolamento per quelle che vanno ad assistere i malati a domicilio”. Intanto le vocazioni aumentarono e il gruppo prese il nome di “Suore Zelatrici del Sacro Cuore di Gesù”, definendo il loro apostolato nell’insegnamento della dottrina cristiana ai piccoli e grandi, assistenza agli ammalati a domicilio, lavoro per le chiese povere di arredi sacri; inoltre nel 1893 la stessa fondatrice, prese ad ospitare nella propria casa donne anziane e malate, per assicurare loro un’assistenza costante.

Consumata dalla continua attività, dopo tre giorni di malattia si spense l’11 febbraio 1896. Il 15 marzo 1997 la Congregazione per le Cause dei Santi, concesse il nulla osta per l’apertura del processo diocesano per la causa di beatificazione. (Autore: Antonio Borrelli)

Barbara Micarelli nasce a Sulmona da Bernardino Micarelli e Celestina Santini; penultima di sette figli. È battezzata nello stesso giorno, nella cattedrale “San Panfilo” di Sulmona. Sempre in questa cattedrale l’8 luglio 1857 le viene amministrato il Sacramento della Confermazione da Mons. Giovanni Sabatino, Vescovo di Valva e Sulmona. Nel 1857 la sua famiglia si trasferisce a L’Aquila, città natale dei genitori. In questa città il 4 ottobre 1858 Barbara riceve la prima Comunione nel Convitto S. Paolo, dall’Arc. Mons. Luigi Filippi. È una giovane ragazza quando una grave malattia bussa alla sua porta, ma viene miracolosamente guarita per intercessione di San Giuseppe, come lei stessa racconta: “Sui venti anni caddi gravemente malata. Sul punto di morire fui miracolosamente guarita dal glorioso San Giuseppe, mio specialissimo protettore. Con la guarigione ebbi la visione chiara e precisa di quel che dovevo fare negli anni di vita che il Signore misericordiosamente mi concedeva ancora: Consacrarmi al bene dei miseri, degli orfani, degli abbandonati, e per giunta divenire madre spirituale di anime col creare un Istituto di Suore che con me lavorassero nella Chiesa di Dio.” “Da quel momento che piacque al Signore negli scherzi della sua alta sapienza scegliere me, vilissimo ed inutile strumento mettermi all’opera di questa istituzione, ebbi la potente ispirazione che dal solo Padre san Francesco dovevo io ricevere lume, guida e sostegno. In quel momento mi sentii dal Padre san Giuseppe perfettamente rilasciata al Poverello d’Assisi.” In queste poche e precise parole, Barbara delinea chiaramente la sua vocazione: vivere con le sue figlie la carità nella Chiesa, secondo la spiritualità francescana, seguendo le orme del Padre san Francesco, ispirandosi al mistero di Betlemme. “Meno che un nulla per cominciare”, così sr Maria Giuseppa descrive i suoi primi passi a L’Aquila e poi, anno dopo anno, altre donne si uniscono al suo cammino dando così origine all’Istituto delle Terziarie Francescane di Gesù Bambino. Si forma una fraternità di sorelle convocate dal disegno provvidente del Padre che le vuole come segno tra gli uomini di quell’Amore che ha scelto la piccolezza e la fragilità di un bambino per raggiungere ogni creatura. Da Barbara a suor Maria Giuseppa. É l’inverno 1879, il freddo è rigido e le condizioni di salute di Barbara non sono delle migliori. P. Bernardino consiglia alla sua figlia spirituale di rimandare il giorno della sua vestizione per attendere un clima più mite… Barbara non può aspettare: “Sia oggi la primavera fortunata e mi permetta condurmi costà. Quel Dio di domani è anche adesso. Iddio è la mia primavera, la mia vita e salute. Compiere la sua volontà è l’unico mio respiro.” Così nel Natale 1879 riceve l’abito dello stesso padre Bernardino da Portogruaro, Ministro generale dei Frati Minori nella Cappella delle Suore della Compassione in Roma, prendendo il nome di suor Maria Giuseppa di Gesù Bambino e dando così origine all’Istituto delle Terziarie Francescane di Gesù Bambino. “Essere tutte del nato bambino di Betlemme”, in una lettera alle sorelle ripete questo invito e mostra che le radici del suo cuore e del suo “Sì” affondano nel mistero di umiltà e carità del Natale. Tutta la sua cura è rivolta ai poveri, i piccoli, coloro che vivono ai margini, gli orfani, i malati. La piccola fraternità incarna l’ideale evangelico di sr. Maria Giuseppa in uno stile di vita povero, semplice, gioioso che riporta agli inizi del francescanesimo. D’altronde il desiderio della Madre da subito è quello di “essere francescana dell’osservanza”.