17 Marzo 2025 - 17:56:08

di Martina Colabianchi

Dopo la vertenza Se.Ma, una vicenda simile si appresta a scuotere l’Azienda sanitaria locale della Provincia dell’Aquila.

Il personale che garantisce alla Asl 1 i servizi di sterilizzazione, conduzione dei mezzi del 118 e di magazzino per la farmacia, rischia di non prendere lo stipendio per il mese corrente e questo perché, come per la ditta Se.Ma, anche queste aziende lamentano il mancato pagamento, da parte della Asl, del corrispettivo per i servizi resi.

A denunciare la situazione sono il segretario della Cgil dell’Aquila Francesco Marrelli e il segretario Filcams Cgil L’Aquila Andrea Frasca, che annunciano la proclamazione dello stato di agitazione del personale.

«Questa situazione non mette a rischio solo il diritto al lavoro e al salario del personale coinvolto, ma anche la qualità dei servizi forniti alla Asl 1 e, per l’effetto, all’intera collettività – scrivono in una nota -. Tale condotta, se priva di concrete, reali e fondate giustificazioni, sembrerebbe orientata unicamente ad una mera riduzione dei costi, senza alcuna considerazione del rischio, sempre per la Asl 1, di esporsi a contenziosi giudiziari che aggraverebbero ulteriormente la già difficile situazione economico-finanziaria in cui l’azienda sanitaria versa, con inevitabili ricadute sui perimetri occupazionali e salariali e sulla continuità dei servizi essenziali per l’utenza. Invero, il mancato pagamento degli stipendi costituisce un allarme sociale perché mette in crisi i lavoratori e le lavoratrici coinvolti e le loro famiglie, con ripercussioni anche sul futuro. Senza contare che decine di lavoratori e di lavoratrici che rischiano di trovarsi, nel mese corrente, senza stipendio, hanno prestato attività lavorativa con regolarità e abnegazione, a garanzia anche della continuità dei servizi sanitari per l’utenza».

Marrelli e Frasca ribadiscono poi, «visto che è nei momenti di crisi che si costruiscono le condizioni per il cambiamento», la necessità di internalizzare i servizi e quindi i lavoratori impiegati per fornire quei servizi invece oggetto di continui cambi d’appalto.

Questo consentirebbe, scrivono, di «ridurre i costi, sottraendo finalmente al profitto la gestione in appalto dei servizi (anche sanitari) e ricostruendo un perimetro di lavoro alle dirette dipendenze della Asl e della Regione Abruzzo, anche attraverso società in house providing, applicando le giuste procedure di salvaguardia occupazionale. Bisogna, infatti, superare definitivamente la precarietà occupazionale, in tutte le sue forme, utilizzata troppe volte dalla Pubblica Amministrazione. Il sistema dei servizi (anche sanitari) è di qualità solo se è legato ad una occupazione lavorativa stabile, in grado di garantire una giusta ed equa retribuzione. Occorre, pertanto, rimettere al centro del dibattito politico il diritto al lavoro e al salario e la qualità dei servizi destinati alla comunità».

«Dal canto nostro, quindi, intendiamo adoperarci, anche con la proclamazione, nelle prossime ore, dello stato di agitazione del personale, finalizzato alla salvaguardia dei perimetri occupazionali e salariali di tutto il personale coinvolto e della qualità dei servizi destinati all’utenza, non solo per quanto già verificatosi di recente, ma anche per evitare che, in futuro, una siffatta situazione possa ripetersi», concludono i sindacalisti.