19 Marzo 2025 - 09:22:35

di Martina Colabianchi

Il paventato, e sempre più concreto, aumento delle tasse per coprire il disavanzo delle quattro Asl abruzzesi sta creando malumori non solo tra i cittadini e e le opposizioni, ma anche in seno alla stessa maggioranza in Consiglio regionale.

Ieri il summit della maggioranza di centrodestra sul buco della sanità, andato avanti per oltre quattro ore, è stato infatti caratterizzato dalla decisione di aumento delle tasse per coprire il disavanzo e da un duro scontro in seno alla coalizione con il presidente, Marco Marsilio, di FdI, che avrebbe apostrofato con parole poco consone la consigliera della Lega Carla Mannetti la quale, scossa, ha abbandonato la riunione seguita subito dopo dal capogruppo del Carroccio, Vincenzo D’Incecco e dal vicepresidente della Giunta regionale con delega all’Agricoltura, Emanuele Imprudente.

Secondo quanto si è appreso, il motivo dell’attacco di Marsilio sarebbe da ricercare nella contrarietà di Mannetti all’aumento delle tasse. Anche altri esponenti di Fratelli d’Italia e di Forza Italia hanno manifestato il loro disaccordo.

A sottolineare la difficile situazione, con una nota giunta dopo il vertice, il capogruppo del Pd in consiglio regionale, Silvio Paolucci, il quale ha annunciato «la stangata Irpef per i cittadini abruzzesi per coprire il buco della sanità, una manovra che dovrebbe essere ufficializzata forse lunedì con una delibera di Giunta».

«I cittadini – ha detto l’ex assessore regionale alla Sanità – dovranno pagare più tasse per una sanità che costringe 120 mila persone a rinunciare alle cure e con i livelli essenziali di assistenza agli ultimi posti. Ma la destra conferma festival e leggi mancia».

«Di certo la notizia sta creando enormi frizioni all’interno della maggioranza, alle prese con distinguo e litigi sulla decisione, con parole forti urlate negli scontri interni – ha continuato Paolucci in riferimento allo scontro in maggioranza .-. Come certo è anche il fatto che non saranno queste maggiori entrate a guarire la sanità dell’era Marsilio, gli aumenti non bastano a colmare l’enorme deficit del 2024, che trova completa copertura con ulteriori politiche di bilancio. In altre parole il deficit è consistente e ormai strutturale e tutto fa presupporre che stia già aumentando ancora per il 2025».

«Siamo stati facili profeti – rincarano la dose i consiglieri regionali Giovanni Cavallari e Vincenzo Menna, del gruppo consiliare Abruzzo Insieme -. A settembre scorso, in occasione della seduta congiunta delle competenti commissioni del Consiglio regionale sul disavanzo delle quattro aziende sanitarie, preannunciavamo che, a prescindere dai numeri definitivi, gli abruzzesi avrebbero pagato un caro prezzo per la cattiva gestione del centrodestra ed in particolare del duo Verì – Marsilio. Oggi quanto detto trova conferma: sembra inevitabile, infatti, l’aumento al massimo delle aliquote IRPEF ed in particolare di quella per i redditi da 28.000 a 50.000 euro e di quella per i redditi oltre 50.000 euro».

«Una vera e propria stangata che non servirà a migliorare il livello dei servizi sanitari nella nostra Regione, come sarebbe necessario, e neanche a colmare l’enorme deficit che richiederà, sicuramente, ulteriori manovre di bilancio. Il sacrificio chiesto ai cittadini – continuano Giovanni Cavallari e Vincenzo Menna – si tradurrà in maggiori entrate che serviranno solo a coprire il deficit generato, senza migliorare la qualità dei servizi erogati. L’unico risultato di questa operazione sarà la possibilità di presentarsi in una condizione meno sfavorevole al tavolo di monitoraggio Stato-Regioni convocato per venerdì 11 aprile, scongiurando il commissariamento della sanità abruzzese che segnerebbe la certificazione ufficiale del fallimento dell’operato della Giunta Marsilio e del suo, riconfermato, assessore alla Sanità».

«Pertanto – concludono i due consiglieri regionali – auspichiamo che la maggioranza si assuma pienamente le proprie responsabilità riguardo il disastro della sanità abruzzese. È giunto il tempo di dire basta a quello che abbiamo visto in questo primo anno di legislatura e fare i conti con la realtà, quella realtà di cui le liste d’attesa continuano a rappresentare la cartina al tornasole dell’incapacità di risolvere i problemi della sanità abruzzese. L’Abruzzo merita una sanità efficiente, capace di garantire cure adeguate, non le fumose promesse riguardo i piani di rientro finanziario delle quattro ASL, che si traducono sempre in ulteriori esborsi per i cittadini».

Sindacati: «Ritirare la proposta»

«Dopo il danno la beffa: l’Esecutivo regionale ha annunciato, senza concertare, un aumento delle addizionali Irpef per cui, i cittadini abruzzesi, a fronte di una sanità che non li cura come dovrebbe, a fronte di salari bassi che non hanno recuperato l’inflazione degli ultimi anni, a fronte di un aumento dei costi delle bollette energetiche, vedranno anche l’aumento della tassazione».

A lanciare l’allarme sono Cgil Abruzzo Molise, Cisl Abruzzo Molise e Uil Abruzzo. Le tre sigle chiedono di «ritirare immediatamente la proposta».

«Il 12 marzo 2024, all’indomani della sua rielezione a capo dell’Esecutivo regionale – dicono i sindacati – il presidente aveva dichiarato che ‘la pianificazione è stato il cuore dei primi cinque anni di governo e ora si devono vedere i risultati’. In effetti i risultati cominciano a delinearsi, almeno sul fronte della sanità e della tassazione: in Abruzzo i cittadini hanno una sanità colabrodo, al punto tale che molti di essi sono costretti a pagarsi le cure e quando non hanno le possibilità economiche ci rinunciano. I dati sulla mobilità passiva sanitaria sono esplosi in questi anni, sempre più abruzzesi sono costretti a curarsi fuori regione e per fare ciò devono sostenere ingenti spese di trasporto, vitto ed alloggio per loro e per i loro familiari. Ora l’Esecutivo regionale si appresta anche ad un aumento delle addizionali Irpef».

«Cgil, Cisl e Uil – vanno avanti le tre sigle – da anni denunciano la mancanza di una seria programmazione sanitaria, l’incapacità dell’esecutivo regionale di mettere in campo delle scelte che prevedano l’attivazione di due Dea di II livello ed il potenziamento della rete socio sanitaria territoriale ma le loro denunce sono cadute nel vuoto. Il 9 novembre 2024 i sindacati hanno manifestato in piazza a Pescara per chiedere un cambio di rotta per migliorare la disastrata sanità abruzzese ma la Giunta regionale e l’assessore Verì hanno proseguito nella linea di una politica sanitaria fallimentare. Politica che non consente agli abruzzesi di poter disporre di una sanità di qualità e che ha prodotto un enorme deficit di bilancio. Il fallimento della politica sanitaria adottata è responsabilità del governo regionale, ma il presidente Marsilio ha deciso di scaricarne gli effetti sui cittadini abruzzesi attraverso l’aumento della tassazione».

«A pagare le scelte sbagliate della politica sarebbero gli onesti cittadini che pagano le tasse e i sacrifici di lavoratori e pensionati non serviranno neanche per migliorare la qualità del sistema sanitario abruzzese perché i soldi dei cittadini saranno utilizzati per coprire i buchi di bilancio e non per migliorare i servizi sanitari. Più tasse e meno servizi – concludono i sindacati – questa è la proposta del nostro presidente».

Ali Abruzzo chiede marcia indietro e apertura di un tavolo

«I sindaci di Ali Abruzzo ritengono sbagliato aumentare le tasse alle famiglie in questo momento già di grave difficoltà per bollette e inflazione. Veniamo da una stagione di tagli e i cittadini che già soffrono una sanità al collasso non possono essere chiamati a pagare per risanare i debiti accumulati».

Lo dichiara Angelo Radica, presidente di Ali Abruzzo.

Radica prosegue: «Chiediamo alla Regione di fare marcia indietro e sollecitiamo l’apertura da subito di un tavolo che punti a migliorare la qualità del sistema sanitario regionale e contestualmente verifichi dove è possibile trovare le risorse per coprire il deficit e ridurre i costi. Da tempo gli abruzzesi soffrono una sanità con servizi non all’altezza: lunghe liste d’attesa, i pronto soccorso intasati, persone che rinunciano a curarsi o sono costrette ad andare fuori regione. Di fronte a questa situazione e ad una previsione di aumento delle tasse, senza che a questo segua un progetto di miglioramento del servizio pubblico, non possiamo che mostrarci fermamente contrari alla decisione di far pagare ai cittadini la cattiva gestione della sanità. Per questo chiediamo l’apertura di un immediato confronto in modo da rilanciare il servizio sanitario pubblico nella nostra regione, e siamo in ogni caso pronti alla mobilitazione».

Matteucci (UGL): «Servizi ridotti, tempi di attesa lunghissimi, cittadini allo stremo. Inaccettabile aumento Irpef regionale»

«L’aumento dell’addizionale IRPEF è un ulteriore sacrificio che viene richiesto ai cittadini abruzzesi. Pensando ad una frase di Jean-Paul Sartre si potrebbe dire, in merito allo stato delle cose della sanità locale: sono responsabile di tutto, tranne che della mia stessa responsabilità. Così, mentre la politica regionale dibatte su come far quadrare i conti per i disavanzi dei bilanci delle Asl, osserviamo come manchi un focus sulle gestioni delle aziende sanitarie stesse – così Stefano Matteucci, segretario regionale Ugl Salute -. Chi si occupa della loro gestione resta imperturbabilmente al proprio posto come se il risultato della loro conduzione, in fin dei conti, non li riguardasse più di tanto. Intanto i tempi di attesa per una visita o un accertamento continuano ad essere lunghissimi spingendo i cittadini, ridotti allo stremo, a spendere cifre molto alte per ricorrere alla libera professione. I servizi sono quindi ridotti di fronte all’aumento della spesa sanitaria. Altra nota dolente resta il blocco delle assunzioni che non può che riflettersi, come sottolineato recentemente anche dal nostro segretario nazionale Gianluca Giuliano, sulle nuove case di comunità che rischierebbero di diventare gli ennesimi contenitori vuoti penalizzando l’offerta sanitaria regionale.  Infine, sottolineiamo come in merito alla prevenzione recenti dati ministeriali collochino l’Abruzzo tra le ultime regioni in Italia. Chiedere un nuovo sacrificio economico ai cittadini della nostra Regione, a fronte di tale quadro, è francamente inaccettabile».

D’Alessandro (Italia Viva): «Recuperare risorse dalle spese improduttive»

«L’aumento delle tasse di competenza regionale, decisa da Marsilio, non risolverà il problema, rappresenta una pezza che non copre il buco: il debito sanitario è fuori controllo ed è strutturato. Significa che è solo il primo tempo. Il prossimo hanno assisteremo alla necessità di ulteriori coperture. L’andamento è chiaro. Ci troviamo di fronte ad un paradosso: a fronte dell’esplosione del debito abbiamo circa il 30% delle prestazioni sanitarie in meno, siamo la peggiore regione per mobilità passiva e liste di attesa, subiamo un aumento delle tasse, ma l’offerta sanitaria regionale è sempre peggiore, e non è in grado di riequilibrare il rapporto costi/servizi. Le nuove tasse servono a coprire ciò che le ASL non riescono a fare, ovvero ridurre il debito, ma il debito si alimenta ogni giorno, nè si riduce, si paga in parte con le tasse , in parte con i tagli, che sono arrivati ai medicinali ed ai pannoloni che gli abruzzesi devono portarsi in ospedale».

Lo afferma Camillo D’Alessandro, presidente regionale di Italia Viva

«Prima di procedere a misure che graveranno pesantemente sugli abruzzesi è necessario un nuovo Patto per l’Abruzzo. Marsilio non ce la fa, in occasione delle prossime politiche se ne andrà anticipatamente, e prima delle macerie dovrebbe avere un sussulto di dignità e responsabilità. Marsilio convochi tutti i partiti, i parlamentari, le rappresentanze sociali, sindacali e datoriali, metta sul tavolo la verità dei numeri e come si fa in una famiglia, si stabiliscono le priorità e ciò che viene dopo. Si recuperino risorse dalle spese improduttive, quelle disperse in mille rivoli, quelle bruciate di stampo perennemente elettoralistico e si facciano delle scelte condivise. Con il pacchetto di misura poi tutti i parlamentari, di maggioranza ed opposizione, faranno vertenza convergente a Roma. Riguarderebbe anche la Meloni che è eletta in Abruzzo. O no?».

Sinistra Italiana: «Basta prosciugare gli stipendi. Convocare un tavolo con le parti sociali»

«Si fa cassa sugli stipendi, mentre le liste d’attesa negli ospedali si allungano, mentre 1 abruzzese su 10 deve rinunciare a farsi curare».

Parte così Daniele Licheri, segretario regionale Sinistra Italiana, nell’affondo contro la Giunta regionale che va verso l’aumento dell’addizionale Irpef.

«Da una parte si va verso l’aumento delle tasse e i tagli di finanziamenti a cultura, ambiente e sociale, per ripianare il buco della sanità – dice Licheri –; dall’altra questi sacrifici non si traducono in servizi nemmeno lontanamente accettabili, mentre fiumi di soldi scorrono per mance ai territori o per grandi eventi di propaganda o di promozione, senza nessuna programmazione».

Famiglie sempre più povere. «In un momento in cui l’Istat ha certificato a febbraio un aumento dell’inflazione in Abruzzo dell’1,7% pari a un rincaro annuo di 366 euro, che diventano 424 per una famiglia media di Pescara – premette Licheri – questa Giunta pensa di aumentare le tasse, con un incremento dell’addizionale Irpef, per coprire il buco della sanità, senza programmare una vera inversione di rotta per ridurre i debiti, che rischiano di continuare a crescere. Il problema è che la sanità non funziona e i debiti sono destinati ad aumentare».

«Se non migliorano i servizi, a partire dai tempi delle liste d’attesa, le persone che andranno a curarsi fuori regione continueranno ad aumentare, drenando ancora più risorse del bilancio regionale. I dati del 2023 sono inaccettabili: in 120mila persone hanno rinunciato alle cure, per le lunghe liste d’attesa e l’incapacità economica; nel saldo tra chi va fuori a farsi curare e chi viene in Abruzzo, ossia tra mobilità passiva e attiva, l’Abruzzo ha perso 60milioni di euro. I soldi in più che devono pagare gli abruzzesi vanno a finire alle altre regioni, impoverendo il nostro territorio di servizi e di posti di lavoro».

«Temiamo che questo fenomeno diventi strutturale, la mancata programmazione della giunta fa aumentare i debiti e gli abruzzesi ogni anno pagheranno più tasse. Pretendiamo un tavolo immediato con le parti sociali mai convocate su questo», chiede Licheri.

M5S pronto a scendere in piazza: «Giunta Marsilio senza vergogna, chiede altri sacrifici agli abruzzesi senza dare nulla in cambio»

«L’aumento dell’addizionale Irpef rappresenta l’ennesima dimostrazione del totale fallimento dell’azione politica di un governo regionale di centrodestra che, in sei anni, ha disastrato la nostra regione fino a chiedere agli abruzzesi di versare lacrime e sangue per mettere una pezza ai danni da loro prodotti», dichiarano i Consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle, Erika Alessandrini e Francesco Taglieri, anche capogruppo in Consiglio regionale, che accolgono l’invito delle sigle sindacali a scendere in piazza per protestare contro l’aumento delle tasse qualora lunedì fosse confermata da una delibera di Giunta.

«Invece di agire di risollevare una situazione drammatica, Marsilio e la sua maggioranza assestano l’ennesimo colpo che gli abruzzesi incasseranno in pieno volto. Un aumento delle tasse che, è bene ribadirlo a gran voce, non corrisponderà a un miglioramento della qualità dei servizi esistenti oppure contribuirà alla nascita di nuovi dal momento che servirà, invece, ad arginare l’emorragia nelle casse di Regione Abruzzo per i danni prodotti da questa maggioranza di centrodestra. Il governo Marsilio, in questi sei anni, ha creato un disavanzo economico strutturale di sempre più difficile risoluzione e, dopo averlo negato fino allo sfinimento, adesso si è visto costretto ad ammettere il proprio fallimento per correre ai ripari. Peccato, però, che l’incompetenza e l’incapacità di questa maggioranza la paghino tutti gli abruzzesi, dapprima illusi con la promessa di rendere la nostra regione una sorta di Valle dell’Eden e poi riportati pesantemente con i piedi per terra con un drastico aumento delle tasse che si aggiunge a numerose altre azioni politiche sciagurate e dannose», affermano i Consiglieri pentastellati.

«Quanto si sta verificando in queste ore è sconcertante, compresi i litigi in seno alla maggioranza tra scambi di accuse, insulti e scontri verbali che palesano un centrodestra sempre più lontano dagli interessi degli abruzzesi ma focalizzato esclusivamente a risolvere le proprie beghe interne. Ed ora arriva la mazzata dell’aumento delle tasse da parte di quella frangia politica che ha sempre affermato, invece, di volverle abbassare, da parte di quegli uomini e quelle donne delle istituzioni che hanno puntato il dito contro noi Consiglieri di opposizioni apostrofati ‘bugiardi’, ‘esagerati’, ‘falsi’, ‘allarmisti’ quando affermavamo che si sarebbe arrivato a tanto, schierandoci, fin dal primo minuto, al fianco dei cittadini che chiedono un sostegno e non un altro aggravio alle loro finanze. Avevamo ragione allora, abbiamo avuto ragione adesso che la situazione è sfuggita di mano a chi governo Regione Abruzzo», spiega la consigliera Alessandrini.

Così il capogruppo Taglieri: «A causa del malgoverno Marsilio, la sanità in Abruzzo è sull’orlo del baratro: gli ospedali sono sempre più depotenziati, interi reparti chiudono o vengono trasferiti spogliando i territori di servizi essenziali, c’è la costante carenza di personale medico e sanitario, i pronto soccorso sono quotidianamente teatro di episodi di cronaca tra disagi infiniti e continue denunce da parte dei cittadini e degli organi di stampa, le liste d’attesa rappresentano un ostacolo per chi ha necessità di curarsi oltre che un discrimine tra chi ha la possibilità di attendere e chi no, e chi non può o si rivolge al privato o rinuncia a curarsi. Perché in Abruzzo accade esattamente questo: migliaia di cittadini si ammalano gravemente e sempre più spesso non possono curarsi a causa di una sanità disastrata e inaccessibile. Il fallimento dell’amministrazione Marsilio ha altresì prodotto una mobilità passiva drammatica, un triste ‘svuota Abruzzo’ che allontana i cittadini dalla sanità pubblica regionale per fare la fortuna di quella delle altre regioni».