20 Marzo 2025 - 09:44:41

di Martina Colabianchi

Il coordinamento “Per il clima fuori dal fossile” di Sulmona ha presentato un nuovo esposto alla Procura della Repubblica di Sulmona. La ragione è ancora da ricercarsi nell’assenza del progetto esecutivo della centrale Snam in costruzione in zona Case Pente, centrale di compressione del gas naturale ritenuta dagli attivisti progetto anacronistico e dannoso per il territorio, anche in virtù degli importanti ritrovamenti archeologici nell’area interessata.

«Il problema non è di poco conto – spiega Mario Pizzola -: se neppure gli organi pubblici, che dovrebbero controllare la regolarità dei lavori, conoscono il progetto, quali garanzie possono avere i cittadini che i lavori siano conformi a quanto progettato e alle leggi vigenti in materia urbanistica, sismica e di tutela dei beni archeologici? E la mancanza dei controlli da parte degli Enti preposti non è venir meno ai loro doveri istituzionali?».

«L’Ente che ha autorizzato l’opera, ovvero Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, a firma della Dirigente Avv. Maria Rosaria Mesiano, nel rispondere all’Associazione Stazione Ornitologica Abruzzese, ha scritto: ”Con riferimento alla richiesta del progetto esecutivo, si rappresenta che il provvedimento autorizzativo di competenza di questa Direzione generale (…) ha ad oggetto il progetto definitivo e che il citato Decreto ministeriale di autorizzazione del 7 marzo 2018 non prevede la trasmissione del progetto esecutivo dell’opera”».

«Il Comune di Sulmona, – prosegue Pizzola ricostruendo la vicenda – nel cui territorio sono in corso i lavori, con una lettera firmata dal Dirigente Ing. Franco Raulli ha risposto quanto segue: “Si comunica che dopo aver effettuato le opportune ricerche negli archivi dell’Ente, non risulta agli atti dell’Ente il progetto esecutivo dell’opera della Snam denominata Centrale di compressione e quattro linee di collegamento in località Case Pente di Sulmona”».

«Ci siamo allora rivolti alla Soprintendenza Archeologica dell’Aquila che ci ha inviato una lettera, firmata dalla Soprintendente Arch. Cristina Collettini, in cui si dice: “Con riferimento al progetto esecutivo della centrale di compressione Snam, questa Soprintendenza, la cui istituzione risale a settembre 2021, comunica che l’avvio del procedimento de quo risale a data anteriore (2005) ed evidenzia la precedente competenza dell’allora Soprintendenza Archeologica con sede in Chieti (…). Per le ragioni sopra esposte, questa Soprintendenza non detiene la suddetta documentazione”».

«La risposta della Soprintendenza dell’Aquila – prosegue la nota – è particolarmente significativa perché è l’Ente che, avendo assurdamente autorizzato la distruzione delle tracce del villaggio protostorico risalente a 4200 anni fa, ha di fatto consentito l’avvio dei lavori di costruzione della centrale. Come è possibile che ciò sia accaduto, mentre erano ancora in corso gli scavi di archeologia preventiva? Il codice dei contratti pubblici (d.lg.31 marzo 2023 n.36, allegato I.8) stabilisce che solo al termine degli scavi viene predisposta la relazione di verifica preventiva dell’interesse archeologico (Vpia). E’ la Vpia che, approvata dal Soprintendente, contiene le prescrizioni che, sulla base dei risultati delle indagini, possono determinare anche la necessità di apportare modifiche al progetto o perfino di delocalizzare l’opera».

«Ora, come è stato possibile che la Soprintendenza dell’Aquila abbia “liberato” una parte dell’area prima ancora che fossero concluse le indagini di archeologia preventiva e prima della redazione della Vpia? Le prescrizioni devono essere recepite nel progetto esecutivo che, per legge, deve descrivere compiutamente ogni particolare architettonico, strutturale e impiantistico dell’opera. Cosa che, evidentemente, non è possibile fino a quando non siano terminati gli scavi archeologici e dettate le relative prescrizioni. Siamo o no di fronte ad una palese violazione delle norme sugli appalti pubblici e sulla tutela dei beni archeologici, – conclude Pizzola – tanto più che la Soprintendenza ammette candidamente di non conoscere il progetto esecutivo? Alla Procura della Repubblica le risposte e le conseguenti decisioni».