21 Marzo 2025 - 09:23:18

di Redazione

«Saranno aperti ulteriori sportelli fisici a Sulmona e Avezzano e che saranno prese in considerazioni tutte le dimostranze che arriveranno, peccato che tale apertura dichiarata e disponibilità apparente arriva solo quando la Asl 1 ha incassato oltre 2.500.000,00 di euro, possiamo stimare che hanno pagato oltre 83.000 utenti, a fronte di un piano di recupero stimato di 4.500.000,00 di euro quindi oltre la metà di quanto preventivato».

Lo scrive in una nota Paola Federici, coordinatrice del Tribunale per i diritti del malato dell’Aquila, a margine della commissione regionale di Vigilanza di ieri nella quale si è parlato del recupero crediti delle prenotazioni Cup Asl 1 riguardanti prestazioni sanitarie non più usufruite.

Alla commissione hanno preso parte il direttore generale della Asl 1, Ferdinando Romano, insieme al direttore amministrativo Stefano Di Rocco e al direttore sanitario Alfonso Mascitelli.

Sono inoltre intervenuti Alessia Parlatore, responsabile della direzione “Personale, Affari generali e legali” della Asl 1, Francesco Marrelli, segretario provinciale Cgil L’Aquila, Alessandra Cerone, consigliera del Comune di Avezzano, Francesco Trivelli, presidente di Federconsumatori Abruzzo e delegato Adiconsum, Carlotta Ludovici, responsabile dello Sportello Adicu L’Aquila, e la Federici.

«Abbiamo rappresentato ai massimi dirigenti della Asl1 presenti, le molteplici segnalazioni che stiamo raccogliendo presso i nostri sportelli di L’Aquila e Sulmona. La maggior parte fanno riferimento alla mancanza di dati oggettivi per dimostrare l’avvenuta disdetta di prestazioni prenotate, ma anche di prenotazioni non effettuate, utenti che se pur recatesi all’appuntamento non hanno ricevuto la prestazione e il personale della ASL1 non ha comunicato agli uffici competenti e appuntamenti sposati d’ufficio dalla Asl 1 e regolarmente fruiti o addirittura ancora da fruire», prosegue la nota.

«La prassi ancora in essere presso la Asl1 è quella di poter disdire gli appuntamenti telefonando al Cup o recandosi presso gli sportelli, ma non viene rilasciata alcun documento, per cui l’utente in buona fede ritiene di aver assolto al proprio dovere, ma dopo 10 anni vedrà recapitarsi un avviso di pagamento senza poter in nessun modo dimostrare il contrario. Ci troviamo di fronte un muro burocratico in cui gli unici vessati sono gli utenti che hanno ricevuto degli avvisi senza avere alcuna possibilità di difesa», aggiunge la Federici.

«L’impressione è quella che la Asl1 ritiene tutti gli utenti colpevoli a prescindere senza neanche mettere in discussione il proprio operato, ma c’è ancora oggi la mancanza della Carta dei Servizi che serve, appunto, a garantire i cittadini e le cittadine per i servizi sanitari e sociosanitari pone la Asl1 e di un regolamento per la prescrizione, prenotazione, gestione agende e liste di attesa, a differenza di altre Asl che, anche qui in Abruzzo, hanno invece provveduto a redigerlo. Apprendiamo che c’è un unico sportello fisico ove poter recarsi per i reclami, sito presso la sede della Asl1 in via Avezzano ove presente un funzionario a disposizione di circa 67.000 utenti che non hanno pagato l’avviso alla ricerca del modo per poter veder riconosciuti i propri diritti», sottolinea.

«All’osservazione su possibili errori e/o inesattezze a seguito dei dati presumibilmente persi a seguito dell’hackeraggio, purtroppo non abbiamo avuto alcun riscontro e siamo comunque in attesa della risposta al nostro accesso civico in cui abbiamo chiesto le procedure aziendali adottate per il reperimento delle informazioni rispetto alla mancata presentazione da parte degli utenti o la mancanza di preannuncio alla fruizione, alle prestazioni prenotate; per la riduzione degli errori dovuti all’hackeraggio del 2023 per il quale sappiamo che molti dati sono stati persi; la modalità di individuazione del mancato pagamento di prestazioni erogate in regime di Pronto Soccorso», conclude la Federici.

Carlotta Ludovici (Adicu L’Aquila): «Dalla Asl 1 risposte vaghe e poco esaustive»

«L’associazione Adicu ha posto un quesito ben specifico e chiaro al manager della Asl 1 con riferimento ai criteri adottati per identificare i soggetti destinatari delle improvvide richieste di pagamento. Sul punto, giova ricordare che sono stati raggiunti da tali richieste definite dai rappresentanti della Asl 1 “bonarie” sia cittadini che hanno disdetto la prenotazione via telefono, ma anche, e qui siamo al paradosso, coloro che hanno effettuato la prestazione prenotata, referto e ricevuta di pagamento del ticket alla mano, oltre a minorenni e a deceduti. Tra i malcapitati vi sono anche cittadini nei confronti dei quali è stata la stessa Asl 1 a spostare l’appuntamento per prestazioni che sono state poi effettuate o che sono ancora da effettuarsi. Inoltre, anche se la Asl 1 ha negato, sono stati interessati, altresì, coloro che hanno l’esenzione dal ticket».

Così, in una nota, l’avvocato Carlotta Ludovici, responsabile dello Sportello Adicu L’Aquila. Secondo il legale, la Asl 1 avrebbe fornito «risposte vaghe e certamente non esaustive, tuttavia la verità è lapalissiana, atteso che sono stati recapitati ad oggi circa 150.000 avvisi di pagamento. Siamo di fronte, quindi, a richieste avanzate senza alcun criterio giuridicamente e fattivamente valido, considerato appunto il numero elevatissimo di persone raggiunte dalle stesse. In buona sostanza, i cittadini in questione sono stati ritenuti “colpevoli” senza che venisse considerato, invece, il singolo caso, come giusto che fosse. La Asl 1 ha pure affermato che il pagamento da parte degli utenti corrisponde ad un riconoscimento di colpa, quando invece vero è che nella stragrande maggioranza dei casi i cittadini, per lo più pensionati, ha rinunciato ad adire le vie legali, poiché considerate più onerose sia in termini economici, sia in termini di dispendio di tempo ed energie. Si evidenzia oltretutto che per quanto dichiarato dai rappresentanti della Asl 1 finora sono stati incassati più di due milioni e mezzo di euro».

«La Asl 1 inoltre – prosegue – non ha fornito alcuna risposta in merito a come il cittadino possa dare prova di aver effettuato una disdetta telefonica, magari risalente a dieci anni fa, prassi questa seguita fino ad oggi. Difatti, si ritiene che le contestazioni vadano effettuate nell’immediatezza e non quando, invece, il credito in molti casi è addirittura prescritto».

«In definitiva, l’azienda sanitaria non ha dato risposte ai quesiti posti in sede di Commissione, al contrario ha difeso il proprio operato, limitandosi soltanto a comunicare di aver attivato per l’eventuale revisione delle richieste, in molti casi illegittimamente avanzate, la presenza di un unico Sportello presso la sede della Direzione Generale qui a L’Aquila, tralasciando tuttavia tutta la provincia per la verità vasta, ove sono presenti numerosi presidi ospedalieri. L’Azienda in tal modo fa gravare su cittadini virtuosi l’onere di “discolparsi” senza, tuttavia, aver commesso alcun illecito e tanto perché gli avvisi in questione sono stati recapitati senza alcun criterio, o meglio casualmente».

«Pertanto, – conclude l’avvocato Ludovici – nel consigliare di effettuare per il futuro disdette in modalità telematica con la pretesa della ricevuta, si invitano tutti i cittadini a rivolgersi allo Sportello Adicu di L’Aquila per la tutela dei propri diritti nelle sedi più opportune».