25 Marzo 2025 - 08:51:38
di Martina Colabianchi
«Le dichiarazioni del sindaco dell’Aquila raccontano un modello di città che non condividiamo. Dire che le scuole non debbano tornare nel centro storico è una visione miope, comoda, e totalmente scollegata dalla realtà. Una città senza scuole nel cuore è una città morta».
Così il Comitato Scuole Sicure replica, in un post su Facebook, a quanto detto, in proposito dell’annoso dibattito sul riportare o meno le scuole in centro storico, dal sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi intervenuto alla tavola rotonda in occasione della Giornata Nazionale delle Università.
Il primo cittadino ha parlato di un «modello che non esiste più» e che, spesso contraddittoriamente a suo dire, le opposizioni in Consiglio comunale e alcuni cittadini vorrebbero riportare: quello delle scuole nel centro cittadino come luogo di comunità per gli studenti. Secondo Biondi, questa è un’utopia in quanto in centro sarebbero assenti spazi adeguati, anche in termini di sicurezza, ad ospitare delle scolaresche e, per di più, questo porterebbe ad una congestione del traffico. Il discorso si riallaccerebbe alla “desertificazione” del centro storico su cui, respingendo a distanza le accuse, ha detto che L’Aquila è nella stessa condizione di tante altre città in Italia ed è proprio questo che comporterebbe la fine di quel modello “arcaico” del «figlio che esce da scuola e va gioiosamente sotto i portici».
Ma il Comitato non ci sta, e ribatte così in un comunicato stampa:
«Non condividiamo affatto il pensiero del sindaco. Molte città in Italia e nel mondo stanno seguendo altre linee di sviluppo, più umane e più vicine alla comunità. Una scuola di prossimità – nel centro storico ma vale anche per le periferie e le frazioni – ha l’effetto di “avvicinare i luoghi alla collettività e all’individuo”. E’ il paradigma che stanno ad esempio seguendo a Parigi – e in altre città nel mondo – con “la città dei 15 minuti”: luoghi – e anche la scuole – raggiungibili in pochi minuti a piedi, inserite nel tessuto cittadino, e non relegate ai margini (es. “il polo scolastico di Collemaggio”)».
«Non condividiamo neanche la visione del sindaco che la presenza della scuola sia solo un valore economico: sembra che l’unico parametro di valutazione sia l’indotto di nuove attività commerciali. Ma la scuola è prima di tutto un servizio, per i bambini e per la famiglie. Crea poi rete sociale. E infine riteniamo che porti anche richiesta di servizi commerciali», prosegue la nota.
«In ultimo, non condividiamo che il sindaco si sia rassegnato a “i figli andranno accompagnati a scuola in auto”, tanto più che come sindaco avrebbe tutti i poteri per potenziare il Trasporto Pubblico Locale, compreso quello scolastico (scuolabus). Esiste un’ampia letteratura scientifica che evidenzia come sia fondamentale per un bambino acquisire l’autonomia andando a scuola da solo. Con un impegno di progettazione, pianificazione e una volontà politica, diventa fattibile raggiungere le scuole a piedi o con il trasporto pubblico (scuolabus se studenti di infanzia, primarie e medie). Ma servono appunto progettazione, pianificazione e una volontà politica».
«Chiediamo quindi al sindaco, e a tutte le forze politiche, – continuano – di credere nell’importanza delle scuole di prossimità e della possibilità di raggiungerle in autonomia da parte degli studenti. Chiediamo quindi di rivedere la localizzazione delle scuole e di potenziare il trasporto scolastico pubblico, compresi gli scuolabus».
«Nella tavola rotonda L’Aquila Città Universitaria è stata anche affermata l’importanza dei tavoli di discussione con l’amministrazione comunale. Noi come comitati – che crediamo in scuole vere, sicure, che possano fornire esperienze di autonomia per gli studenti – rinnoviamo la nostra disponibilità a essere coinvolti dall’amministrazione comunale sul tema delle scuole», conclude il Comitato Scuole Sicure.
La nota del segretario Pd L’Aquila Nello Avellani e e segretario circolo Pd L’Aquila centro Alessandro Tettamanti
Con molta tristezza bisogna constatare che il Sindaco dell’Aquila è del tutto vittima dell’ideologia per cui i centri storici sono destinati a diventare, oramai, esclusivamente la scenografia per eventi sporadici, privi di vita per la maggior parte del tempo, per l’impossibilità di viverci una quotidianità degna di questo nome.
È ciò che ha ribadito qualche giorno fa durante il convegno “L’Aquila città universitaria”, ed è ciò a cui, secondo lui, dovremmo rassegnarci.
Riguardo le proposte che pure abbiamo avanzato, e tra le altre quella di riportare in centro storico le scuole, ovviamente un ciclo dall’asilo alle medie, dimensionate alle attuali esigenze, Biondi parla di “nostalgia” per un tempo che fu; non si rende conto che la sua visione, in realtà, è in controtendenza rispetto allo sforzo che stanno compiendo altre città, che provano ad invertire la rotta rispetto allo spopolamento dei centri storici investendo sui servizi di prossimità per attrarre nuove famiglie.
Biondi si arrende allo stato di cose, come se non fosse lui a governare la città, come se non fosse possibile fare altro.
Questa è la cifra del suo coraggio: zero. Questa la cifra della sua azione politica: zero.
Eppure, avrebbe a disposizione milioni di euro – come nessun altro territorio – per evitare che il nostro centro storico si spopoli e, così, condannare a morte la città territorio che, intorno al suo cuore antico, si è per secoli pensata e ripensata.
D’altra parte, già accade che la vita torni a reimpossessarsi comunque del centro – nonostante Biondi, la sua giunta e la loro misera ideologia. Una piazza spianata con l’obiettivo di renderla il terreno di grandi eventi diventa un campo da calcio per i più piccoli che, in barba alle paure del sindaco, posano gli zaini a terra per disegnare delle porte e giocano a calcio. Sta accadendo negli ultimi giorni, ne parlano anche i giornali.
Accadimenti che appartengono ad un altro tempo, secondo Biondi; così come dovremmo dimenticarci di accompagnare a piedi le nostre figlie e i nostri figli a scuola, così come dovremmo arrenderci all’idea di utilizzare l’automobile, che anche il trasporto pubblico locale, oramai, appartiene al passato. Dovremmo spiegare alle ragazze e ai ragazzi della città che persino passeggiare tranquillamente sotto i portici, magari sedendosi sui finestroni, appartiene ad un tempo che fu.
Una visione miope, tremendamente conservatrice, arretrata e pericolosa.
Sindaco, vogliamo dirle che un’altra visione è possibile, se solo lo voleste, se solo voi foste in grado di costruire le condizioni per realizzarla. A questo dovrebbe servire la politica e il Consiglio Comunale che lei tanto snobba. Lo dobbiamo ai giovani e alle giovani di questa città che hanno diritto a vivere pienamente lo spazio pubblico. Si parla di comunità educante d’altronde: la scuola, per fortuna, non finisce dentro le mure di un istituto.
No Sindaco, aprire le scuole in centro non significa che di colpo torneranno gli abitanti, come lei fa notare; il centro è un complesso ecosistema in cui l’apertura del ciclo scolastico per cui ci battiamo contribuirebbe però, di certo, a mettere uno dei tasselli che contribuirebbe al ritorno di una quotidianità possibile anche per giovani e bambini.
Sì, con le scuole in centro bisognerebbe far fronte a diversi problemi: la politica però serve a questo, a risolvere i problemi, non a nasconderli sotto il tappeto rinunciando a priori a ciò che desideriamo. È una questione di priorità: rivogliamo un centro storico vivo, in cui le scuole possano fare da ‘enzimi’ per una nuova visione urbanistica, immaginata intorno alla prossimità dei servizi da offrire ai cittadini, raggiungibili a piedi o con i mezzi pubblici.
Abbiamo dunque bisogno di una nuova concezione della mobilità cittadina, possibile iniziando ad attuare il PUMS ad esempio.
Ci vuole programmazione, capacità di attuare politiche e coraggio: quello che si richiede a chi amministra una città.