09 Aprile 2025 - 19:38:04
di Vanni Biordi
Cresce la preoccupazione nel mondo accademico per i tagli ai finanziamenti che starebbero mettendo in ginocchio il sistema universitario pubblico italiano. Il Circolo Sinistra Italiana L’Aquila ha organizzato un incontro pubblico dal titolo “Università e taglio dei finanziamenti: perché riguarda tutti“.
L’appuntamento, che si è svolto al Palazzetto dei Nobili, mira a fare luce su una situazione definita critica, con una drastica riduzione di 500 milioni di euro tra il 2024 e il 2025, a cui si prospettano ulteriori tagli per 700 milioni nei prossimi anni. Una sforbiciata che, unita all’aumento del costo del personale, rischia di compromettere seriamente la stabilità degli Atenei. Le ripercussioni, come sottolineano gli organizzatori, sono molteplici e toccano da vicino precari della ricerca, studenti e personale tecnico-amministrativo. Si temono contrazioni dei servizi per gli studenti, aumenti delle tasse e crescenti difficoltà per il personale.
Un quadro allarmante che, come è stato evidenziato durante l’incontro, non riguarda solo la comunità accademica, ma l’intero tessuto socioeconomico del Paese, in particolare per città universitarie come L’Aquila. La possibile fuga di cervelli e studenti verso realtà estere o telematiche rappresenterebbe una grave perdita di risorse e un freno allo sviluppo locale.
Al dibattito, moderato dal Prof. Enrico Perilli, hanno partecipando rappresentanti del mondo politico e sindacale, oltre a ricercatori e studenti, con l’obiettivo di analizzare la situazione e discutere possibili soluzioni per fronteggiare questa emergenza nazionale
«Una grande quantità di giovani ricercatori rischierà di essere espulsa dall’attività di ricerca e dalle università, migrando all’estero – spiega Giuseppe Buondonno, delle segreteria nazionale di Sinistra Italiana -. Noi abbiamo organizzato questo incontro in preparazione di un altro che ci sarà sabato a Roma, con anche il premio Nobel Giorgio Parisi, che si intitola proprio “La grande espulsione”. Questo è un Paese che caccia i giovani, giovani preziosissimi perché sono intellettuali, scienziati, figure rilevanti. Questo significa condannare il nostro Paese anche ad una dipendenza nei confronti dei grandi mercati internazionali dal punto di vista dell’autonomia tecnologica e della ricerca scientifica. Durante la pandemia si diceva “ne usciremo migliori”, ma purtroppo ne stiamo uscendo molto peggiori e questo è grave perché un Paese che non investe sulla ricerca e sulla formazione, è un Paese destinato non solo ad invecchiare, ma anche ad una subalternità e ad un vassallaggio nei confronti delle altre grandi potenze».