Quel sottile confine fra politica associazionismo e spettacolo
17 Aprile 2025 - 14:41:41
di Tommaso Cotellessa
Desta non poco stupore la notizia, annunciata con toni trionfalistici, della donazione di materiale didattico e giocattoli da parte del circolo locale di Fratelli d’Italia ai bambini e alle bambine dei plessi scolastici dell’Istituto Comprensivo Nereto-Sant’Omero-Torano Nuovo, anche in considerazione del fatto che la consegna è avvenuta direttamente all’interno delle scuole da parte di una delegazione del partito.
Lo stupore non nasce da pregiudizi ideologici, bensì dalla profonda consapevolezza che, gesti di questo tipo, almeno per come sono stati descritti nella nota diffusa dallo stesso partito, rappresentano una sgrammaticatura della politica: azioni che non spettano a un partito e che, per rispetto delle istituzioni, non dovrebbero essere messi in atto da esponenti politici. Non si tratta, è vero, di una violazione di legge. Nessun reato è stato commesso, né si può parlare di illecito. Tuttavia, resta il fatto che la modalità con cui l’iniziativa è stata condotta appare quantomeno inopportuna.
Si tratta di una violazione più morale che giuridica. Una morale che riguarda la concezione della politica, il modo di interpretare i ruoli istituzionali e il rispetto per la neutralità delle scuole pubbliche.
Il gesto, descritto dai vertici del partito come un atto di generosità e attenzione verso il territorio, si espone inevitabilmente a una critica: anche volendo evitare ogni malizia, risulta difficile non interrogarsi sul perché un partito — un’organizzazione nata per competere sul piano del potere politico — debba occuparsi della distribuzione diretta di doni a bambini e bambine. Il rischio che l’iniziativa sia strumentale a fini elettorali è reale, o quantomeno lo è la percezione.
Un protocollo non scritto di decoro politico dovrebbe suggerire che un amministratore o un esponente di partito non si presenti a scuola per consegnare materiale con il simbolo della propria formazione politica. Piuttosto, ci si aspetta che si dedichi giorno e notte a elaborare strategie politiche, a immaginare nuovi scenari per il territorio, a portare risorse e visioni, e — se davvero vuole fare beneficenza — lo faccia in modo anonimo o attraverso canali istituzionalmente neutrali.
La politica dovrebbe rimanere tale, senza mascherarsi da volontariato o da benefattore. E qui sta il punto più delicato: nella nostra società, dominata dalla comunicazione e dalla spettacolarizzazione, la linea di confine tra attività politica e messinscena solidaristica si fa sempre più sottile. Così il consigliere regionale che dona il sangue si trasforma in paladino della sanità, e il circolo di partito che regala pennarelli diventa protagonista del dibattito sull’istruzione. Ma una domanda resta aperta: se i partiti fanno le associazioni, chi farà la politica?
Non quella partecipata e spontanea della cittadinanza attiva, ma quella più faticosa e meno visibile, fatta di riforme, programmazione, visione, costruzione. Quella che cambia davvero i destini dei territori.
Siamo certi che il circolo di Fratelli d’Italia di Torano Nuovo – Sant’Omero – Nereto lavori ogni giorno con l’obiettivo di far crescere la comunità. Ma questo gesto — che pure si presenta come nobile — rischia di apparire come una rievocazione rovesciata di quel famoso discorso pronunciato da Papa Giovanni XXIII nel 1962: perché stavolta, tornando a casa, bambine e bambini hanno portato ai loro genitori i puzzle di Fratelli d’Italia (o forse glielo hanno solo raccontato, ma questo poco conta).