23 Aprile 2025 - 16:25:04
di Martina Colabianchi
Il coordinamento Belle Ciao della Cgil della provincia dell’Aquila ricorda il 25 Aprile delle Partigiane che, per quanto recentemente entrate nella narrazione della Resistenza, «non hanno ancora trovato né nella storiografia ufficiale, né all’interno delle celebrazioni la giusta collocazione di combattenti accanto e al pari dei compagni uomini».
Le donne partigiane, spesso relegate al ruolo minore di staffetta, per l’attività essenziale di comunicazione che svolgevano più velocemente in bicicletta hanno partecipato pienamente alla guerra di liberazione dal nazi-fascismo.
Come ci ricorda Benedetta Tobagi, nel libro “La Resistenza delle Donne”, è difficile far risalire l’ingresso delle partigiane nel vivo della lotta anche perché quando si parla di Resistenza si parla di una sorta di ‘laboratorio di sentimenti e comportamenti contrastanti’ (Anna Bravo) che ne rendono i confini sfumati e, proprio per questo, più ricchi di vita variamente declinata.
La presenza delle donne, così importante, massiccia e significativa è stata a lungo rimossa per una precisa volontà politica trasversale e bipartisan; è stata debitamente tenuta lontana da una storiografia fondata su una retorica bellicista ed eroica che ha travalicato i confini spazio temporali del fascismo e che ancora oggi accompagna la figura del partigiano. Non è un caso che, ad esempio, se in letteratura pensiamo ad una figura di partigiano, ci venga in mente “Il Partigiano Johnny” di Fenoglio e non “L’Agnese va a morire” di Renata Viganò che fu essa stessa partigiana.
La presenza delle donne, infatti, assume ruoli e vive situazioni sfaccettate e difficili da incardinare in questa retorica eroica e nell’azione para militare.
Le donne, fino ad allora invisibili, iniziano la loro attività di resistenza nascondendo e rivestendo letteralmente i soldati dopo l’8 settembre 1943 e continuano organizzandosi e facendo rete, mostrando cioè una forza collettiva ed una determinazione ben lontane dall’immagine della ‘mater dolorosa’, che, stereotipata e pericolosa, le circoscrive al ruolo di madre passiva, dal grembo accogliente, portatrice di vita e, di conseguenza, estranea alla lotta. Un’immagine che, chiaramente, non restituisce loro la capacità di condurre la lotta, come avviene ad esempio a Napoli dove, come dice sempre la Tobagi, a “dar fuoco alle polveri sono proprio le donne stanche di guerra”. La donna simbolo delle 4 giornate di Napoli è Lenuccia, un’operaia ventitreenne che impugna la pistola e guida la ribellione.
A Bergamo, a Torino, a Roma, nella più vicina Lanciano (Anna Bravo, Maria Saveria Borrelli, ‘La Resistenza Taciuta’ I e II volume) sono migliaia le donne che agiscono un ruolo attivo e determinante nella Resistenza e di cui non si parla se non marginalmente.
Il coordinamento Belle Ciao dell’Aquila auspica che presto «le Partigiane entrino a pieno titolo nelle celebrazioni ufficiali del 25 Aprile, quest’anno intriso di ‘sobrietà’ (sic!), e che si arrivi con consapevolezza a riconoscere loro il ruolo di grande rilevanza storica che hanno avuto. Sarebbe, altresì, auspicabile che un giorno, anche sul 25 Aprile, si scrivesse una Storia diversa, o meglio si scrivesse la stessa Storia ma con una prospettiva femminile e femminista che forse darebbe respiro più ampio ad un mondo sempre più strangolato in dinamiche di guerra».
Il coordinamento Belle Ciao dell’Aquila vuole dedicare il 25 Aprile 2025 «a tutte quelle donne che anche oltre la Resistenza continuano a resistere e non hanno mai smesso di percorrere la liberazione dagli stereotipi e dai pregiudizi di un mondo declinato solo al maschile. Donne che in famiglia, nella vita sociale, nei luoghi di lavoro, in politica somigliano spesso a quell’Agnese che con la sua goffaggine, con la sua bicicletta poco performante, con il suo silenzio e con la sua semplicità, attraversa le Valli di Comacchio ed assolve con determinazione e forza il compito di scrivere la sua storia e quella della collettività. La Storia».