25 Aprile 2025 - 20:54:36

di Tommaso Cotellessa

Gli attivisti del Comitato scuole sicure e della Commissione oltre il musp sono intervenuti sulla prossima trasferta internazionale a cui prenderà parte il sindaco dell’Aquila. Dal 27 al 29 aprile 2025 – come reso noto nei giorni scorsi – il primo cittadino sarà Kobe, in Giappone, per prendere parte alla Conferenza Globale sulla Riduzione del Rischio da Disastri e Rigenerazione Urbana. Un evento internazionale che richiama esperti, amministratori e cittadini da tutto il mondo per confrontarsi sulle strategie di prevenzione e resilienza post-catastrofe.

Tra le città citate nel programma ufficiale come esempio virtuoso c’è anche L’Aquila, descritta come un “modello nazionale e internazionale di ripresa, innovazione e rivitalizzazione culturale”.

Gli esponenti dei comitati sono tuttavia intervenuti proprio per contestare la narrazione istituzionale. In risposta a questa rappresentazione, il Comitato Scuole Sicure L’Aquila e la Commissione OLTRE IL MUSP hanno inviato agli organizzatori della conferenza un dossier dettagliato relativo alla condizione delle scuole pubbliche aquilane, a sedici anni dal devastante terremoto del 6 aprile 2009.

Gli attivisti sono infatti tornati a denunciare che la ricostruzione scolastica procede a rilento, con oltre 3.500 studenti che ancora oggi seguono le lezioni all’interno di circa 20 moduli scolastici temporanei. Strutture nate per l’emergenza, trasformatesi negli anni in soluzioni di lungo periodo, prive di una prospettiva certa di superamento.

«In Giappone – scrivono i promotori della denuncia – e in molte altre parti del mondo, le scuole rappresentano una priorità nella fase post-disastro, diventando presìdi di protezione e riferimento per le comunità. A L’Aquila, invece, molti edifici scolastici presentano ancora gravi vulnerabilità sismiche, certificate da indici ufficiali».

Un altro dato preoccupante riguarda l’adeguamento sismico: in alcuni casi, perfino gli isolatori sismici inizialmente previsti nei progetti sono stati rimossi in corso d’opera. Una scelta inspiegabile, soprattutto in un territorio altamente sismico come quello abruzzese.

«Se davvero si fosse voluto rispondere al disastro – continua il comunicato – la ricostruzione delle scuole sarebbe già stata completata. Se l’obiettivo fosse stato prepararsi a future minacce, gli edifici esistenti sarebbero stati adeguati sismicamente».

«Ci auguriamo – scrivono i comitati al termine della nota diffusa – che questa importante occasione internazionale possa rappresentare uno stimolo concreto per accelerare finalmente la ricostruzione e la messa in sicurezza delle scuole pubbliche aquilane, a sedici anni dal terremoto del 2009».