06 Maggio 2025 - 09:21:26

di Martina Colabianchi

In Italia le madri sono sempre più sole e penalizzate. Nel 2024 il divario occupazionale tra padri e madri con almeno un figlio minore è di quasi 29 punti percentuali. Poco più di una mamma single su due, tra i 25 anni e i 34 anni, lavora. Dunque è tra le categorie più a rischio di povertà.

La classifica delle regioni ‘mother friendly’ elaborata dall’Istat vede ai primi posti la Provincia autonoma di Bolzano, l’Emilia-Romagna e la Toscana, mentre la Basilicata è all’ultimo posto preceduta da Campania, Puglia e Calabria. L’Abruzzo si posiziona al 13° posto, guadagnandone uno dallo scorso anno e due rispetto a due anni fa. In pratica, ha guadagnato ogni anno una posizione pur rimanendo sempre nella parte bassa dell’indice.

Sono alcuni dei dati contenuti nel decimo rapporto di Save The ChildrenLe equilibriste – La maternità in Italia 2025‘, diffuso a pochi giorni dalla Festa della mamma. A tutto ciò si aggiunge che in Italia il 2024 ha registrato un nuovo record negativo delle nascite con soli 370mila nuovi nati, una flessione del 2,6% rispetto all’anno precedente.

Anche quest’anno il rapporto presenta un Indice delle madri per regione, risultato di un’analisi basata su 7 dimensioni: Demografia, Lavoro, Rappresentanza, Salute, Servizi, Soddisfazione soggettiva e Violenza, per un totale di 14 indicatori da diverse fonti del sistema statistico nazionale. L’indice è il frutto di una lunga e proficua collaborazione scientifica con l’Istituto Nazionale di Statistica (Istat). L’Abruzzo, con un valore pari a 100,349, occupa il 13° posto della graduatoria ed è l’unica regione meridionale che supera la soglia del valore di riferimento nazionale. Calabria (93,139), Puglia (91,584), Campania (91,386) e Basilicata (90,441), fanalino di coda, occupano gli ultimi posti dell’Indice generale senza cambiamenti significativi rispetto alla scorsa edizione

Mentre nella dimensione della Demografia occupa il 14° posto, l’Abruzzo si distingue positivamente nella dimensione del lavoro in cui occupa il terzo posto come nella scorsa edizione, piazzandosi tra le uniche cinque regioni al di sopra della media Italia. Le altre sono le Marche e il Piemonte, rispettivamente prima e seconda, Liguria e Toscana.

Buone notizie, seppur ancora non soddisfacenti, nella dimensione della Rappresentanza dove la nostra regione guadagna tre posizioni avanzando dal 15° posto dell’anno precedente al 12° di quest’anno (94,775).

Pessime notizie, invece, sul fronte della Salute che sembra essere sempre il tallone d’Achille dell’Abruzzo. La regione si distanzia, infatti, da Basilicata, Sardegna e Molise che risultano più virtuose della media italiana, classificandosi 14esima avendo perso ben sei posizioni dalla scorsa edizione del rapporto.

C’è poi la dimensione dei Servizi, dove l’Abruzzo si attesta al 16° posto (91,180) come la scorsa edizione. La Provincia Autonome di Trento (132,525) e la Valle D’Aosta (127,986) occupano rispettivamente prima e seconda posizione, seguite da Toscana (122,661) ed Emilia-Romagna (121,919). 

Per quanto riguarda la Soddisfazione soggettiva, buone notizie per l’Abruzzo che guadagna ben cinque posizioni attestandosi al 7° posto.

Nel dominio Violenza dell’Indice, che rileva la dotazione di centri per le donne vittima di violenza, il Friuli-Venezia Giulia (140,353) si conferma, per il terzo anno consecutivo, al primo posto della graduatoria. Da notare la grande distanza tra la Provincia Autonoma di Bolzano, seconda in graduatoria con un valore (130,378) e la Provincia Autonoma di Trento, ultima in graduatoria con un valore (84,282), confermando i risultati degli anni precedenti. L’Abruzzo perde una posizione passando dal 6° posto della scorsa edizione al 7° di questa (121,008). L’Umbria (124,937) sale di ben 10 posizioni conquistando il 6° posto dal 16°, e la Campania di 9, che si attesta al decimo posto rispetto al 19° della passata edizione.

A livello generale, il rapporto fotografa dati sul divario salariale a sfavore delle donne che preludono a una penalità ancora più netta quando queste decidono di mettere al mondo un figlio: la child penalty. Il 77,8% degli uomini senza figli è occupato, ma la percentuale sale al 91,5% tra i padri (92,1% per chi ha un figlio minore e 91,8% per chi ne ha due o più), mentre per le donne la situazione è molto diversa: lavora il 68,9% tra quelle senza figli, ma la quota scende al 62,3% tra le madri (65,6% per chi ha un figlio minore e 60,1% con due o più). Dai dati si evince che mentre gli uomini con figli sono più presenti nel mercato del lavoro degli uomini senza figli, per le donne avere figli è associato a una minore occupazione lavorativa. ll 20% delle donne, smette di lavorare dopo essere diventata madre.

Ma sono le mamme single ad incontrare ancora più difficoltà. Negli anni, i nuclei monogenitoriali famiglie composte da un solo genitore con figli – sono passati da circa 2 milioni 650mila nel 2011 a oltre 3 milioni 800mila nel 2021 – segnando un incremento del 44%. Una tendenza opposta rispetto alle coppie con figli che, al contrario, sono calate nel tempo. Il 77,6% delle famiglie monogenitoriali è costituita da madri sole con i propri figli. Si stima, inoltre, che le madri sole saranno 2,3 milioni nel 2043. Le madri sole con figli sono attualmente una delle tipologie familiari più esposte al rischio di povertà.

«In Italia, dalla prima pubblicazione de “Le Equilibriste”, gli approfondimenti condotti mostrano vecchi problemi e propongono nuove angolature di analisi – così Antonella Inverno, Responsabile Ricerca e Analisi Dati di Save the Children Italia -. Nel complesso, tra il 2022 e il 2024, la situazione italiana mostra un miglioramento sia in termini assoluti, con un incremento dei valori dell’Indice delle Madri, sia in termini di riduzione del divario territoriale. Tuttavia, l’Indice fotografa ancora una situazione frammentata e fragile del nostro Paese che non riesce a garantire il benessere per le donne che diventano madri. Sono molti gli squilibri strutturali che resistono al cambiamento mentre emergono nuove aree di diseguaglianza che si stratificano. Non solo le donne sono penalizzate nel mercato del lavoro e ancora scontiamo divari occupazionali e retributivi a danno di tutte, ma per le madri la situazione rimane critica in molte aree del Paese. Tra loro, le madri sole con figli minorenni devono superare gli ostacoli maggiori, con divari di reddito e di condizioni abitative rispetto ai padri molto ampi, divari su cui è necessario intervenire con misure di sostegno dedicate per evitare che queste mamme e i loro bambini sprofondino in una situazione di povertà dalla quale è difficile riemergere».

Il rapporto completo è consultabile qui: