06 Maggio 2025 - 18:00:02

di Tommaso Cotellessa

Il deputato abruzzese di Azione Giulio Sottanelli è intervenuto sul tema dello sviluppo digitale della sanità abruzzese denunciando criticità e rallentamenti.

Citando un recente monitoraggio della Fondazione Gimbe Sottanelli afferma che «Solo l’1% dei cittadini abruzzesi ha espresso il consenso alla consultazione del Fascicolo Sanitario Elettronico (Fse) da parte dei medici del Servizio sanitario nazionale».

Un dato, quest’ultimo, giudicato dal deputato come un gravissimo segnale d’allarme che evidenzia il profondo ritardo dell’Abruzzo nella digitalizzazione della sanità.

Restando sullo studio della Fondazione Gimbe, l’esponenti di Azione prosegue nel commentare l’attuazione della Missione Salute del PNRR constatando che «l’Abruzzo risulta fanalino di coda non solo sul piano digitale, ma anche in termini di sicurezza informatica – dopo ripetuti attacchi informatici alle strutture sanitarie – e di sostenibilità economica. A fronte di una qualità dei servizi che non migliora, oltre 200mila abruzzesi stanno pagando una delle addizionali IRPEF più alte d’Italia, introdotta per coprire il disavanzo sanitario. È inaccettabile continuare a chiedere sacrifici senza offrire in cambio un sistema moderno ed efficiente», prosegue Sottanelli.

Il confronto con altre Regioni dimostra quanto sia profondo il divario: in Emilia-Romagna l’adesione al Fse sfiora l’89%, in Piemonte, Lazio e Sardegna il grado di completezza dei documenti supera il 94%, mentre anche una Regione del Mezzogiorno come la Puglia ha raggiunto il 71%. L’Abruzzo, invece, è fermo all’1%.

«Il Fascicolo Sanitario Elettronico non è un progetto astratto – spiega Sottanelli – ma uno strumento concreto che consente diagnosi più rapide, cure più appropriate e una presa in carico efficace, mettendo a disposizione di medici e strutture sanitarie tutta la storia clinica del paziente. Restarne fuori significa isolarsi dalla sanità del futuro».

«L’Abruzzo – conclude – si trova oggi in una situazione paradossale: i cittadini pagano di più, ma ricevono meno. Serve un’inversione di rotta immediata per colmare i ritardi, rafforzare la sicurezza digitale, recuperare fiducia nei confronti delle istituzioni sanitarie e garantire un sistema all’altezza delle sfide future».