07 Maggio 2025 - 15:44:52

di Martina Colabianchi

Ancora due esemplari di orso morti. Si tratta, questa volta, di due maschi cuccioli rinvenuti da un cittadino nel laghetto di Colle Rotondo, a Scanno.

Sul posto sono intervenuti i carabinieri forestali dell’Aquila, la veterinaria del servizio Asl e i guardia parco. Attorno ai corpi dei due cuccioli, anche quelli di una decina di rane.

«Sono maschi e hanno un anno e mezzo. Non sono i cuccioli di Amarena», ha dichiarato Luciano Sammarone, direttore del Parco Nazionale Abruzzo Lazio e Molise a poche ore dal ritrovamento delle due carcasse. «Siamo certi che la causa del decesso è l’annegamento. Quello che possiamo affermare è che non sono i cuccioli di Amarena che è morta nel 2023. Questo non cambia le cose. Resta da capire come sono entrati nella struttura», ha aggiunto.

Le carcasse saranno esaminate nell’istituto zooprofilattico di Teramo.

Intanto, la procura di Sulmona ha aperto un’inchiesta sul caso come atto dovuto.

Oltre ai dubbi ancora da fugare sulla morte dei due cuccioli, resta ancora da capire dove si trovi la mamma. Qualcuno ipotizza che anch’essa possa essere annegata, altri che sia impossibile considerato il basso livello dell’acqua del laghetto, che si trova non lontano dalla ex stazione sciistica ormai dismessa. Si tratta di una zona esterna al Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.

L’invaso artificiale di innevamento di Scanno era già stato oggetto di interventi di messa in sicurezza da parte dell’Associazione ‘Salviamo l’Orso ‘nel 2021, attraverso l’installazione di quattro griglie metalliche poggiate sulle sponde dell’invaso, scivolose a causa dei teli in plastica. Le stesse, però, erano state distrutte dal peso della neve e del ghiaccio che in inverno ricopre l’invaso. Proprio in considerazione dell’esito dei precedenti interventi le Associazioni Rewilding Apennines e Salviamo l’Orso, insieme al Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise (Pnalm) e al Comune di Scanno, quest’ultimo responsabile della gestione dell’infrastruttura, stavano definendo gli interventi per la messa in sicurezza definitiva, che doveva necessariamente riguardare la recinzione dell’invaso, anche a tutela della pubblica incolumità, perché la stessa aveva diversi problemi di tenuta, infatti ha permesso agli orsi di superarla e accedere alle sponde.

«La perdita di due orsi su una popolazione di circa 60 individui è gravissima e fa compiere un ulteriore passo verso l’estinzione di questa sottospecie unica che vive solo nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, nel Parco Nazionale della Maiella e in poche altre aree appenniniche limitrofe», scrive in una nota il WWF Italia.

Dal 1970 ad oggi sono stati registrati 139 decessi tra gli orsi marsicani e circa l’80% di questi animali è morto per cause umane, illegali (bracconaggio) o accidentali. Il 48% dei decessi è causato da episodi di bracconaggio (colpi d’arma da fuoco, trappole o veleno) e il 32% da cause accidentali (incidenti stradali e annegamento): nel complesso, dunque, l’80% degli orsi trovati morti è stato ucciso in questi ultimi 55 anni da cause umane.

«È assurdo perdere altri due orsi di una popolazione unica e a rischio critico di estinzione in questa maniera – sottolinea il WWF Italia -. Ed è vergognoso che dopo i due tragici episodi del 2010 e del 2018, in cui due femmine e tre cuccioli morirono in una vasca per la raccolta dell’acqua in località ‘Le Fossette’ tra Balsorano e Villavallelonga, vi siano ancora strutture abbandonate che si trasformano in vere e proprie trappole mortali per gli orsi e per altri animali. Ben 7 orsi negli ultimi 15 anni sono morti annegati in strutture colpevolmente non messe in sicurezza. Numeri inaccettabili. Salvare l’orso bruno marsicano dall’estinzione dovrebbe essere un impegno primario per tutta la comunità abruzzese e nazionale. Come sempre attenderemo che la magistratura svolga le indagini per capire se ci sono delle responsabilità però non ci si può non chiedere come sia possibile che invasi come questi siano realizzati e poi abbandonati senza che nessuno se ne curi».

Sul fatto si è espressa anche l’associazione AIDAA, che comunica il prossimo invio di «un esposto alla procura dell’Aquila per chiedere che la magistratura effettui tutti gli accertamenti di sua competenza per verificare non solo le cause dirette della morte dei due cuccioli ma anche eventuali fattori esterni che possono aver causato questa importante perdita».