16 Maggio 2025 - 12:14:41

di Tommaso Cotellessa

La Corte di Cassazione ha condannato la Asl 1 per demansionamento nei confronti di tre infermieri, riconoscendo la violazione della dignità professionale e disponendo un risarcimento di circa 15.000 euro a ciascun lavoratore, pari al 6% della retribuzione per ogni anno di dequalificazione subita.

A dare la notizia è il sindacato autonomo Fials, che ha sostenuto la battaglia legale intrapresa dai tre infermieri, patrocinati dall’avvocato Deborah Di Pasquale con il supporto in Cassazione dell’avvocato Stefano Lopardi.

«Il demansionamento – afferma la Fials in una nota – è una delle violazioni più gravi che un datore di lavoro possa infliggere. È una forma di mortificazione professionale che la nostra organizzazione combatterà sempre con ogni mezzo legale a disposizione».

La Cassazione ha infatti ribadito che agli infermieri non possono essere imposte mansioni totalmente estranee alla loro professionalità né compiti di livello inferiore o meramente manuali, salvo casi eccezionali e marginali. Si tratta di un riconoscimento forte del valore intellettuale e specializzato della professione infermieristica, che non può essere svilita con incarichi non coerenti con la formazione e il ruolo.

Secondo la Fials, le responsabilità affondano le radici in una gestione aziendale passata e in un’interpretazione distorta della professione infermieristica.

Tuttavia, nonostante la sentenza, il sindacato evidenzia che in molte unità operative persiste il complesso problema legato alla carenza di organico, che inevitabilmente genera disagio nel personale sanitario che spesso si trova a dover a coprire mansioni di altri profili. L’invito rivolto dalla sigla sindacale è quello a non rinunciare alla propria personalità, è per questo che Fials invita tutti i lavoratori che si sentono demansionati o con diritti negati a rivolgersi ai propri referenti sindacali per ricevere supporto concreto.