21 Maggio 2025 - 18:34:23
di Martina Colabianchi
Come spesso accade, è stato un brutto fatto di cronaca a riaccendere una luce sul grave fenomeno del caporalato e dello sfruttamento dei braccianti nel Fucino.
Parliamo del lavoratore gravemente ferito e lasciato fuori dall’ospedale di Pescina, che proprio in questi giorni ha coraggiosamente denunciato l’infortunio subito e la situazione in cui si è trovato a vivere, sostenuto dalla Flai Cgil e dai legali convenzionati con la Cgil dell’Aquila.
Dalla Prefettura, dove si è svolto ieri un vertice di coordinamento delle forze di polizia, con la presenza del questore Mancini e del direttore dell’Ispettorato territoriale del lavoro, è arrivato l’impegno di dare un significativo impulso ai controlli, attraverso visite ispettive, anche congiunte e interforze, di tutto il personale interessato.
Procederanno, in parallelo, ulteriori iniziative di sensibilizzazione di tutti gli attori, istituzionali e non. In questa direzione, un nuovo incontro è stato convocato in Prefettura per il prossimo 28 maggio.
In questo quadro, Flai Cgil e Cgil L’Aquila sottolineano la necessità di avviare una vertenza dei braccianti del Fucino, denunciando le condizioni lavorative e di vita in cui versano dal momento in cui mettono piede in Italia.
«È altresì necessario mettere i braccianti in condizione di superare la paura, denunciando le loro reali condizioni. Perciò, bisogna costituire una comunità d’intenti finalizzata a costruire un sistema di protezione per queste persone, attraverso l’instaurazione e il rafforzamento di un legame sempre più stretto tra parti sociali, istituzioni ed enti locali, con il coinvolgimento anche delle associazioni datoriali, le quali, per prime, devono mettere in campo una politica di esclusione dal mercato di tutte quelle imprese che scientemente violano la legge ai danni dei braccianti. Infatti, se davvero intendiamo difendere questi lavoratori e lavoratrici, bisogna partire dal controllo del meccanismo domanda/offerta di lavoro, che contrasti fattivamente l’attuale sistema di caporalato imperante. È, poi, necessario ripristinare e salvaguardare il diritto al lavoro di qualità e il diritto al salario giusto per i braccianti, applicando, sul posto di lavoro, tutte le misure di sicurezza adeguate. Inoltre, i braccianti devono anche essere messi in condizione di raggiungere il luogo di lavoro senza essere sottoposti ad alcun ricatto, e cioè alla circostanza per la quale chi non paga resta a casa, senza poter lavorare. Bisogna, in ultimo, aprire una discussione seria sul diritto all’abitare, che, dall’effettiva applicazione, determina un’altra serie di diritti, tra i quali, solo per citarne alcuni, il diritto a curarsi, il diritto a percepire la disoccupazione agricola, il diritto al rinnovo del permesso di soggiorno, tutti per l’appunto legati alla residenza. La nostra vertenza deve diventare una battaglia comune che riguarda un intero territorio che, attraverso il riconoscimento dei giusti diritti della persona e del lavoro, nel rispetto della legalità, possa diventare inclusivo, attrattivo e, soprattutto, sicuro per tutti e per tutte».