22 Maggio 2025 - 18:05:57
di Martina Colabianchi
Resta alto lo sdegno per la vicenda del giovane bracciante magrebino, ferito gravemente durante il lavoro nei campi e abbandonato davanti a una struttura sanitaria senza alcuna assistenza.
Per Fabrizio Giustizieri, segretario provinciale Sinistra Italiana, la referente Area Marsica Sinistra Italiana Rosalia Tangredi e Gamal Buchaib del direttivo Sinistra Italiana L’Aquila si tratta dell’«ennesimo episodio che ci costringe a guardare in faccia una realtà che non può più essere ignorata: lo sfruttamento dei lavoratori migranti nel nostro territorio è strutturale, radicato, e inaccettabile».
«È da qui che dobbiamo partire: dove c’è il caporalato, c’è schiavitù e la schiavitù non è degna di un Paese civile. Quanto accaduto è l’ennesimo disastro annunciato questa volta in una terra come la Marsica, che da oltre cinquant’anni convive con un sistema di sfruttamento fuori legge e disumano. Chi lavora in agricoltura nella Marsica, soprattutto se migrante, è spesso costretto a condizioni durissime: turni massacranti, nessun contratto o contratti capestro e non rispettati, salari inesistenti, ricatti e minacce. L’imposizione di ritmi insostenibili avviene sovente attraverso intimidazioni, pressioni psicologiche, violenza verbale e in alcuni casi fisica: una forma di coercizione quotidiana che alimenta vulnerabilità e paura».
«La vicenda dell’altro giorno ha riacceso, – proseguono – per quanto brevemente, i riflettori su una verità ignorata: gran parte dell’eccellenza del cibo italiano si regge sulle braccia di lavoratori stranieri sfruttati, nascosti dietro la facciata patinata del made in Italy. Mentre si moltiplicano le proteste indignate e i rituali impegni contro il caporalato, resta intatta la tolleranza verso il lavoro irregolare e la debolezza cronica del sistema ispettivo».
Sinistra Italiana L’Aquila chiede:
- un’indagine immediata sull’impresa che impiegava il giovane bracciante;
- più controlli nei campi, nelle aziende e lungo le filiere agricole;
- trasparenza sui rapporti di lavoro e sulle condizioni abitative dei lavoratori;
- il rafforzamento degli organi ispettivi e delle tutele sindacali.
«La sicurezza sul lavoro non è fatta solo di norme tecniche: passa prima di tutto dalle condizioni in cui vivono e lavorano le persone. Serve un sussulto di dignità da parte di tutti perché dove le istituzioni pubbliche esercitano con serietà le loro funzioni e dove le parti sociali riescono a costruire intese efficaci, il lavoro è più giusto, più sicuro e più umano», concludono.