27 Maggio 2025 - 17:39:54

di Martina Colabianchi

L’Abruzzo si conferma priva di fenomeni mafiosi autoctoni, ma la prossimità ad aree connotate dalla storica presenza della criminalità organizzata, nello specifico la Puglia e la Campania, espone la Regione all’influenza di organizzazioni malavitose provenienti proprio da questi territori.

È quanto emerge dalla Relazione sull’attività svolta dalla Direzione investigativa antimafia nel 2024 presentata a palazzo Grazioli, a Roma, che fa un quadro, regione per regione, sullo stato dell’arte delle infiltrazioni criminali nel nostro Paese.

Particolarmente attenzionata, in Abruzzo, risulta essere L’Aquila e in generale l’area appenninica interna. Qui, infatti, proseguono le opere di ricostruzione pubbliche e private a seguito dei terremoti del 2009 e del 2016/2017. Al riguardo, si legge nella relazione, le risorse finanziarie stanziate per i cantieri costituiscono ancora oggi potenziali obiettivi per le mire di organizzazioni criminali capaci di infiltrare l’economia legale.

Allo stesso modo, risultano appetibili i fondi pubblici erogati in altri settori, tra cui l’agricoltura, la zootecnia e il turismo, particolarmente importanti per la Regione. I settori agricolo e zootecnico, negli anni passati, sono stati interessati da indagini e da provvedimenti antimafia adottati dalle locali Prefetture, dai quali sarebbe emersa la loro elevata esposizione al rischio di infiltrazione mafiosa da parte di organizzazioni criminali, specie pugliesi.

Il 26 settembre 2023, la Guardia di finanza di Pescara ha concluso l’operazione “Transumanza” con l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare a carico di 25 persone, tra cui alcuni esponenti della mafia foggiana, accusati di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di truffe aggravate ai danni dello Stato, autoriciclaggio, reimpiego dei proventi di provenienza illecita e ricettazione, aggravati dalla finalità dell’agevolazione mafiosa.

Anche nel 2024, una società aquilana operante nel settore zootecnico è stata oggetto di un’interdittiva antimafia poiché ritenuta a rischio di infiltrazione mafiosa. Nello stesso periodo, la Prefettura dell’Aquila, all’esito dell’attività istruttoria del Gruppo Interforze Antimafia, ha adottato sei misure di prevenzione collaborativa nei confronti di altrettante imprese operanti nel settore dell’agricoltura e della pastorizia. Sempre nello scorso anno, infine, altri due provvedimenti interdittivi sono stati adottati dalla Prefettura di Chieti a carico di due società operanti, rispettivamente, nei settori del commercio di autoveicoli e di prodotti tessili.

Le attività investigative degli ultimi anni che hanno interessato il territorio abruzzese avrebbero documentato la presenza di esponenti della criminalità pugliese, calabrese, nonché di gruppi criminali di origine albanese e di etnia rom.

Questi ultimi, in particolare, sono rappresentati da nuclei familiari divenuti stanziali nel tempo, presenti sia lungo la fascia costiera, sia nell’entroterra, e risultano legati tra loro da vincoli di parentela. Questi gruppi sono stati oggetto di indagini in materia di stupefacenti, usura ecc., dalle quali sarebbe emersa la loro potenzialità ad evolvere in forme di criminalità organizzata più complesse.