10 Giugno 2025 - 18:22:20

di Tommaso Cotellessa

Qual è la reale condizione delle carceri abruzzesi?

Si tratta di una domanda che in pochi si pongono, ma che apre uno squarcio inquietante su una realtà troppo spesso lasciata ai margini del dibattito pubblico. Tanto a livello nazionale quanto locale, il tema delle carceri resta in un angolo oscuro, come se si trattasse di un mondo a parte, abitato da individui di “serie B”, privi di diritti e dignità.

Come accadeva un tempo con i manicomi, il carcere continua ad essere percepito come un luogo di scarto, dove confinare chi viene considerato pericoloso o indesiderabile. Infatti, una società che si sente insicura e ha bisogno di rassicurazioni finisce spesso per abbracciare una visione giustizialista e punitiva, che sfocia in una sorta di vendetta sociale, disumanizzando chi è privato della libertà.

Chi prova a interrogarsi sulla vita dietro le sbarre si scontra con una realtà opaca e difficile da esplorare. A tentare di far luce è stata l’Associazione Luca Coscioni, da anni impegnata nella difesa dei diritti civili, attraverso una campagna di trasparenza avviata nel dicembre 2024.

Grazie a una richiesta di accesso civico, l’associazione è riuscita a ottenere – seppur parzialmente – le relazioni redatte dalle Asl italiane sulle condizioni igienico-sanitarie delle strutture carcerarie. Un lavoro definito come « un primo passo per fare luce sulle condizioni, spesso opache, delle carceri italiane».

Ma in Abruzzo il quadro è tutt’altro che completo. Delle quattro Aziende sanitarie locali abruzzesi, soltanto due hanno risposto alla richiesta: si tratta della Asl Avezzano-Sulmona-L’Aquila e quella Lanciano-Vasto-Chieti, mentre nessuna documentazione è stata fornita dalle Asl di Pescara e Teramo.

Tuttavia la risposta fornita dalla Asl Avezzano-Sulmona-L’Aquila risulta tutt’altro che esaustiva. L’azienda si è, infatti, limitata a trasmettere brevi sintesi dell’offerta sanitaria, senza allegare le relazioni complete sulle ispezioni effettuate.

L’unica azienda sanitaria ad aver fornito documentazione dettagliata è quella di Chieti-Lanciano-Vasto, da cui emerge un quadro eterogeneo, con luci e molte ombre:

Secondo quanto riportato dalla Luca Coscioni infatti a Chieti, a fronte di 79 posti regolamentari, sono presenti 134 detenuti, con un sovraffollamento del 69,6%. Le celle risultano sottodimensionate, prive di impianti di condizionamento, mentre gli ambulatori non risultano in regola con le autorizzazioni previste dalla L.R. 32/2007. A Lanciano, invece, le condizioni igienico-sanitarie sono definite “buone”, ma si raccomandano interventi di manutenzione periodica, una sanificazione più accurata e il controllo della qualità delle acque. Per Vastola situazione appare insoddisfacente: sovraffollamento nella cella riservata ai disabili, carenze nella manutenzione ordinaria, necessità di nuovi arredi, servizi igienici da adeguare, impianti fuori norma e procedure di disinfezione insufficienti.

Tuttavia a risultare lacunoso non è solo il quadro regionale, infatti in tutta Italia sono state solamente 66 le Asl che hanno risposto all’accesso civico, spesso fornendo documenti incompleti.

«Nella maggior parte degli istituti penitenziari italiani – denuncia l’associazione – non sono stati effettuati nemmeno gli interventi di ordinaria manutenzione. Una negligenza già grave in sé, resa ancor più drammatica da un sovraffollamento che in alcuni casi supera il 134%».

«Il grado di civiltà di un Paese si misura osservando la condizione delle sue carceri» scriveva Voltaire. Ad oggi è difficile anche solo osservare, figurarsi parlare di civiltà.