19 Giugno 2025 - 18:44:58

di Tommaso Cotellessa

Temi di altissimo valore etico e civile sono stati al centro dell’ultima seduta del Consiglio Regionale dell’Abruzzo, in cui si è discusso nuovamente del progetto di legge di iniziativa popolare sul Fine Vita. Argomenti che chiamano in causa le questioni più profonde dell’esistenza: la vita e la morte, la libertà di scelta e la dignità del malato.

Per la seconda volta nel corso di questa legislatura, l’assise regionale ha affrontato il delicato tema, già presentato a giugno 2024, quando però il dibattito non portò a una votazione. Questa volta, invece, i consiglieri hanno espresso chiaramente la loro posizione, respingendo la proposta di legge.

Determinanti per la bocciatura del provvedimento sono stati i voti del centrodestra, che pur riconoscendo l’importanza e la sensibilità del tema, ha ritenuto che non spetti alle Regioni legiferare in materia di suicidio medicalmente assistito, considerandola una competenza esclusiva del Parlamento e dunque della politica nazionale.

All’opposto, le opposizioni avevano sostenuto il testo, ribadendo l’urgenza di fornire risposte normative alle richieste dei cittadini. In particolare, hanno voluto esprimere apprezzamento per l’impegno del comitato promotore, formato in gran parte da giovani, che si è attivato in modo serio e partecipato nella raccolta firme necessaria alla presentazione della proposta.

Il progetto di legge mirava a regolamentare, a livello regionale, alcuni aspetti fondamentali per garantire l’accesso al suicidio medicalmente assistito, in linea con la sentenza emessa dalla Corte Costituzionale su questo argomento.

Il documento proponeva, infatti, l’istituzione di una commissione medica multidisciplinare permanente per la valutazione dei casi; l’accesso alle procedure di verifica dei requisiti per l’accesso all’assistenza al suicidio; la gratuità delle prestazioni sanitarie necessarie, all’interno del Servizio Sanitario Regionale.

Tutti questi elementi sono stati respinti nel voto finale.

Quello abruzzese non è un caso isolato. In diverse regioni italiane si stanno promuovendo iniziative analoghe. La Toscana è stata la prima regione ad aver approvato un provvedimento di questo tipo, ma il dibattito continua a crescere su scala nazionale, portando con sé le voci dei cittadini, delle associazioni e delle istituzioni locali.

Proprio per l’alto valore del tema, anche in Aula non sono mancati momenti di forte pathos e coinvolgimento personale da parte dei consiglieri, a dimostrazione di quanto la questione del fine vita tocchi profondamente la società e la coscienza collettiva.

Il dibattito, sebbene chiuso a livello regionale, resta dunque più che mai aperto sul piano nazionale.