20 Giugno 2025 - 09:21:40
di Redazione
«Il Consiglio regionale d’Abruzzo ha bocciato un provvedimento che avrebbe ampliato i diritti dei cittadini che vivono in condizione di estrema sofferenza, rifiutandosi di ascoltare le richieste di migliaia di persone che hanno sottoscritto, con ben 8.119 firme, la legge di iniziativa popolare sul fine vita, scritta dall’Associazione Luca Coscioni. Un’occasione persa che ha impedito all’Abruzzo di compiere quel passo avanti nella sfera dei diritti legati alla dignità della persona».
Lo afferma il consigliere regionale Luciano D’Amico che con i gruppi di PD, Abruzzo Insieme, M5S, AVS, Azione e Riformisti, compone la coalizione di opposizione del Patto per l’Abruzzo.
D’Amico commenta così la bocciatura della proposta di legge sul “suicidio medicalmente assistito” che ieri non ha ottenuto il voto favorevole della maggioranza in Consiglio regionale, portando così al respingimento del progetto di legge di iniziativa popolare. Il “si” è arrivato dalle sole opposizioni, che hanno ritenuto di condividere il percorso iniziato due anni fa, che ha visto per la prima volta, in Abruzzo, utilizzare questo strumento di partecipazione democratica che concorre alla formazione della legislazione regionale. Il testo arrivato in Aula nasceva dalla proposta di Riccardo Varveri e Gianluca Di Marzio, dell’associazione ‘Luca Coscioni’, che hanno scritto una lettera aperta ringraziando i vertici istituzionali, i Consiglieri e i cittadini. 8.119 le firme depositate esattamente due anni fa in Consiglio regionale che hanno consentito di validare la proposta di legge che intende fornire “la garanzia necessaria dell’assistenza sanitaria alle persone che intendono accedere al suicidio medicalmente assistito”, definendo “tempi e modalità per l’erogazione dei relativi trattamenti”, anche per effetto della sentenza della Corte costituzionale n. 242/2019, che ha sancito come l’aiuto al suicidio, non debba costituire reato.
«In Italia – continua D’Amico – ai sensi della legge 219/17, un malato può scegliere il rifiuto delle terapie o l’interruzione della sedazione profonda, oppure, ricorrendo le condizioni previste dalla sentenza 242/19, accedere all’aiuto alla morte volontaria. Noi abbiamo lavorato all’interno delle commissioni competenti affinché in Abruzzo, così come in Toscana, si legiferasse per stabilire un protocollo chiaro per la gestione delle richieste di fine vita come previsto dalla legge nazionale e dalla corte Costituzionale – aggiunge D’Amico – Lo abbiamo fatto con convinzione perché questa legge, per la quale ringraziamo l’Associazione Luca Coscioni, è una di quelle norme che potremmo definire “tempo dipendenti” perché mentre noi discutiamo sulla competenza della Regione Abruzzo a legiferare sul tema, nonostante sia stata chiaramente definita dal Collegio delle garanzie statutarie, e mentre aspettiamo che il Senato avvii una discussione su un futuro disegno di legge, ci sono persone che soffrono: oggi è possibile interrompere la nutrizione artificiale e l’idratazione artificiale e morire per disidratazione o per progressiva compromissione delle condizioni fisiologiche avviandosi verso la morte con sofferenze inaudite, ma non fare ricorso al suicidio assistito. Così come è possibile rifiutare il supporto di ventilazione meccanica e affrontare la morte per progressivo soffocamento, ma non accedere al suicidio assistito: non si capisce il motivo, ma bisogna soffrire anche per morire. Non è questo che ci hanno chiesto oltre 8 mila cittadini abruzzesi che, al contrario, chiedono una concreta possibilità di esercizio di diritti costituzionalmente garantiti, di stabilire tempi certi e procedure chiare per esercitare una scelta consapevole, rispettando la dignità della persona».
«Sappiamo tutti che il rango della legge è nazionale e noi non abbiamo competenze in merito. Interverrà il Parlamento con equilibrio. Se intervenissimo ora la nostra legge sarebbe inevitabilmente impugnata», ha dichiarato il presidente del Consiglio regionale dell’Abruzzo, Lorenzo Sospiri, che ha scelto di parlare dagli scranni riservati ai consiglieri.
«Il voto sarà inevitabilmente contrario ma non è una norma più rinviabile purché sia composta nell’equilibrio – ha aggiunto il presidente – Alcune sofferenze vanno normate e uno Stato civile, maturo, libero e indipendente deve normare; finora non è accaduto».
Sulla stessa linea, il capogruppo di Fratelli d’Italia, Massimo Verrecchia, che spiega come «la Regione non abbia la titolarità sul fine vita. Già dal 17 luglio prossimo inizierà la discussione in Senato, chiediamo di aspettare che il Parlamento si pronunci per competenza – ha aggiunto – il nostro voto contrario di oggi non è nel merito ma perché legiferi il Parlamento».
Secco “no”, invece, quello dichiarato da Lega Abruzzo per bocca del suo capogruppo, Vincenzo D’Incecco. «Dobbiamo eliminare la sofferenza, non il sofferente. Puntare sul potenziamento della cure palliative, evitando di seguire il cattivo esempio di paesi ritenuti a torto ‘più civili’, che rischiano di superare a dismisura i limiti della dignità umana». Intervento condiviso dalla consigliera Carla Mannetti che, nonostante la contrarietà alla proposta di legge, ha ringraziato i proponenti, apprezzando i loro interventi in commissione e dando atto di aver promosso un dibattito su un tema tanto delicato. Per il centrodestra è intervenuto anche il consigliere Luciano Marinucci (Marsilio Presidente).
«A prescindere da ciò che accadrà in questa Aula, questa proposta sarà legge – ha detto il consigliere regionale PD e vicepresidente del Consiglio, Antonio Blasioli, prima che l’Assemblea esprimesse il voto. L’Abruzzo oggi può solo decidere se essere una regione al passo con i tempi o no». Pierpaolo Pietrucci (PD), ha quindi invitato il governo nazionale «a smetterla di bloccare le leggi regionali sul fine vita, impugnandole come fatto con la Toscana. Si tratta di una posizione ideologica senza solide basi di diritto».
«Siamo qui non perché obbligati da un termine o da un regolamento, ma perché eletti per dare risposte anche nei momenti più difficili, soprattutto quando si tratta di diritti, libertà e dignità», per il capogruppo del Movimento 5 Stelle, Francesco Taglieri, cui fa eco la collega di partito, Erika Alessandrini: «Discutiamo di libertà, di autodeterminazione, di diritti inviolabili che la Corte costituzionale ci ha chiesto di tradurre in norme chiare». Per le opposizioni sono intervenuti anche i consiglieri Enio Pavone (Azione) e Alessio Monaco (Alleanza Verdi Sinistra).
«Una brutta pagina per il Consiglio Regionale d’Abruzzo e per la politica tutta: di fronte a una proposta di legge sul fine vita attesa, condivisa, urgente e sostenuta da un’ampia e significativa iniziativa popolare, la destra ha scelto ancora una volta la strada del comodo temporeggiamento. È un comportamento grave, un insulto a tutte quelle persone e famiglie che ogni giorno affrontano la sofferenza senza tutele, senza certezze, senza una legge che riconosca il diritto fondamentale alla libertà e alla dignità fino all’ultimo istante della vita», così il segretario regionale del Partito Democratico Daniele Marinelli con la responsabile Diritti del PD Abruzzo Marielisa Serone e il Gruppo PD in Consiglio regionale dopo la bocciatura della legge regionale sul fine vita all’ordine del giorno della seduta odierna.
«Il centrodestra ha dimostrato, ancora una volta, la propria incapacità di affrontare con coraggio e responsabilità i grandi temi civili del nostro tempo – proseguono – . Ha preferito nascondersi, forse intimorito più dalla paura di perdere consenso che di dare il via a un’iniziativa civica di enorme significato. Ma le sofferenze delle persone non possono divenire campo neutro della politica, né essere giudicate com’è accaduto per bocca di qualcuno oggi in aula: la proposta di legge sul fine vita non è né ideologica né divisiva, ma nasce dalla necessità concreta di offrire un quadro normativo chiaro, umano e rispettoso per chi affronta condizioni di sofferenza irreversibile. Era ed è il tentativo, civile e responsabile, di colmare un vuoto che la politica ha il dovere di affrontare, senza più delegare tutto alle sentenze della Corte Costituzionale. Il Consiglio regionale ha perso un’occasione storica, rimandando al mittente una legge che avrebbe potuto dare risposte concrete anche a cittadini abruzzesi che non vogliono più essere lasciati soli nel momento più difficile della propria vita. La bocciatura è una resa morale, un arretramento sul piano dei diritti civili, che però non arresta la mobilitazione a favore di questa battaglia di iniziativa popolare, che, quindi, coinvolge la società e le istituzioni. La dignità non può aspettare, come dimostra la storia di Daniele Pieroni, scrittore pescarese che ha usufruito della scelta resa possibile dal fatto che risiedeva in Toscana, unica regione che ha espresso tale indirizzo. Non possiamo fermarci in attesa di sapere come il Governo intenda orientarsi su un tema su cui non può più restare inerte, non può avere il sopravvento la guerra a una richiesta che incide sul diritto all’autodeterminazione sul fine vita, regolando l’accesso alle cure palliative e, nei casi previsti dalla legge, al suicidio medicalmente assistito. Una materia che ha bisogno di una regolamentazione chiara che le Regioni possono, anzi, dovrebbero dare. Ma in Abruzzo questo oggi non è accaduto».
«8119 firme raccolte, due anni di commissione e oggi finalmente in Consiglio. Un grande lavoro di ‘Liberi Subito’ che ringraziamo perché la loro battaglia di civiltà è la nostra, è la battaglia di tutti e tutte per la dignità e la libertà di scelta. A questo Marsilio e il centro destra sbattono la porta in faccia, scegliendo di non assumersi la responsabilità, non dando conto alla richiesta di iniziativa popolare. Quando si tratta di Napoli Calcio e/o di lobby, le istituzioni abruzzesi non hanno incertezze ad aprire le porte, quando invece si tratta di assumersi responsabilità, di rispondere ai bisogni complessi che provengono dalle fragilità e dalle sofferenze si mostrano ideologiche e incerte, chiudendo ogni speranza di futuro accettabile, chiudendo la speranza della dignità ai tanti e alle tante che soffrono. Un diniego che si nasconde dietro la motivazione che è di competenza nazionale significa non avere nemmeno il coraggio di prendere una posizione chiara. Il ‘no’ al fine vita non è accettabile, noi ci siamo per continuare insieme questa battaglia», ha commentato Daniele Licheri, segretario regionale Sinistra Italiana Abruzzo.