02 Luglio 2025 - 09:32:31
di Redazione
«Con l’approvazione del progetto di legge che avvia la fusione tra l’Azienda Regionale delle Aree Produttive (ARAP) e il Consorzio per lo Sviluppo Industriale dell’area Pescara-Chieti (CSI CH-PE), la Regione Abruzzo compie un passo importante verso una nuova organizzazione delle aree industriali, basata su efficienza, semplificazione e capacità di attrarre investimenti».
Così Vincenzo D’Incecco, presidente della Prima Commissione “Bilancio, Affari generali e Istituzionali” del Consiglio regionale, al termine della seduta straordinaria congiunta con la Terza Commissione, che ha espresso parere favorevole al provvedimento.
«Le Commissioni – spiega D’Incecco – hanno lavorato per migliorare la proposta legislativa originaria, adeguando il nuovo assetto alle esigenze del territorio e del sistema produttivo regionale. La riforma, che adesso approderà in Consiglio, è il risultato di un lavoro di squadra. Nel corso delle sedute, sono stati ascoltati tutti i soggetti coinvolti: il commissario e i sub commissari dell’Arap, il commissario del Csi, gli enti locali, i sindacati, le associazioni. C’è stata grande collaborazione da parte dell’assessore Magnacca, che ha fornito un importante contributo. Un ringraziamento va inoltre agli uffici per il supporto tecnico e l’impegno profuso. Con questa legge – sottolinea – si pone fine a una lunga fase di incertezza per il Consorzio per lo Sviluppo Industriale dell’area Pescara-Chieti, in liquidazione dal 2011, e si apre una prospettiva chiara per tutte le realtà coinvolte. L’Abruzzo ha bisogno di strutture snelle, moderne e operative, capaci di affiancare concretamente il tessuto imprenditoriale e rendere il nostro territorio più competitivo. L’Arap – conclude – dovrà essere al servizio della crescita e dello sviluppo economico regionale».
Una scelta strategica, secondo il consigliere regionale di Forza Italia Emiliano di Matteo.
«Ieri pomeriggio, in Commissione, abbiamo portato a termine un primo e importante iter legislativo per il futuro delle aree industriali della nostra regione. La riforma che ci apprestiamo a discutere in Consiglio regionale non è solo un intervento tecnico, ma una scelta strategica. Mettiamo al centro le imprese, la produzione e il lavoro, con un obiettivo preciso: creare le condizioni per uno sviluppo solido e duraturo, valorizzando il patrimonio industriale esistente attraverso un ente unico per la governance delle aree industriali, senza sacrificare esperienze e competenze già attive. Per questo, non riteniamo necessario mettere in liquidazione l’ARAP, che anzi deve essere rilanciata e rafforzata. Grazie al voto favorevole dei colleghi della maggioranza e l’astensione del PD e Azione, questo testo rappresenta una base solida, ma aperta a ulteriori miglioramenti durante il confronto in aula. Una riforma condivisa, pensata per il bene del territorio e delle aziende e lavoratori che lo vivono».
Un gran pasticcio, secondo il capogruppo PD in Consiglio regionale Silvio Paolucci: «Dopo il dietrofront sull’Aruap, in Commissione approda un testo completamente riscritto, resta l’Arap ma soprattutto vengono raccolte e modificate una serie di criticità come quella inziale che con la vecchia preposta della good company e la bad company che avrebbe rappresentato una bancarotta fraudolenta legalizzata, un vero e proprio “aziendicidio” , per questo ci siamo astenuti dal voto oggi in Commissione: modifiche radicali e bocciatura dell’Assessore Magnacca. Nel frattempo la foga di interessarsi più del Cda che di un progetto ha generato più incarichi che opere e a furia di commissari e sub commissari, ha ingessato l’Arap per un anno, senza produrre alcuna soluzione utile, perfino declassandola a un’associazione priva di risorse per le manutenzioni, dedita più agli eventi enogastronomici pagati con fondi regionali che a progetti per lo sviluppo. L’augurio è che finalmente le risorse FSC dopo tanto immobilismo del Governo regionale possano essere rapidamente utilizzate».
«Per mesi si è parlato di fusione, restando fermi sul resto e allontanando investimenti utili all’ammodernamento delle infrastrutture, nonché cancellando le opere pubbliche del Masterplan e aggravandone la situazione finanziaria. Oltre ai limiti normativi che rendono la fusione tra enti pubblici difficilmente attuabile, emergono gravi criticità finanziarie – spiega Paolucci –. Il Consorzio Chieti- Pescara è commissariato da tempo, fortemente indebitato e con una struttura ormai ridotta all’osso e servizi minimi insostenibili, a questo si sommano le situazioni critiche dell’Arap stessa, peggiorate in ragione dei goffi indirizzi della Giunta Regionale. Proprio sulla sostenibilità della nuova azienda e sulle competenze più estese previste, chiediamo di conoscere il Piano Industriale su cui l’Assessora sembrava disinformata nel merito. Anche perché è una strategia essenziale affinché possa, in futuro, rappresentare un Ente davvero in grado di dare servizi per lo sviluppo e le imprese. A tutto ciò si somma una forte spaccatura politica. Questo scenario rischia di essere più distruttivo che riformatore, con il concreto pericolo di lasciare un vuoto nella governance delle aree industriali e mettere a rischio gli enti, le opere in corso e investimenti pubblici attesi da anni».
Critiche anche dal versante Movimento 5 Stelle.
«Quella che per la destra al governo di Regione Abruzzo doveva essere una grande riforma della governance delle aree industriali si è risolta in una operazione di maquillage dell’attuale Agenzia Regionale Attività Produttive (ARAP) destinata solo a peggiorare la situazione: più funzioni, più stipendi da pagare e nessun chiarimento su dove si troveranno i fondi per coprire la già grave situazione debitoria di ARAP e del Consorzio Industriale Chieti Pescara che dovrà essere assorbito dall’Agenzia. Si tratta di una pseudo riforma che non ha le gambe per camminare, per questo il Movimento 5 Stelle, dopo le mancate risposte in Commissione, ha convintamente votato contro questo ennesimo pasticcio della maggioranza», sostengono i consiglieri Francesco Taglieri e Erika Alessandrini.
«Parliamo di un’operazione tutt’altro che rassicurante come è stato confermato da diverse figure professionali audite nelle scorse sedute di commissione – precisano – Arap ha un patrimonio di 16 milioni di euro e 50 milioni di debiti, di cui 15 tributari e in resto nei confronti dei fornitori, a fronte di 31 milioni di crediti, di cui solo 15 milioni realmente esigibili e circa 140 dipendenti da pagare. CSI, che è in fase di liquidazione, andrà ad aggravare la situazione di ARAP con altri 8 milioni di euro di debiti. È stato avallato un progetto privo di una visione industriale, concepito più per distribuire nuovi ruoli e incarichi che per rilanciare seriamente il tessuto produttivo abruzzese. Nessuna idea di nuova governance o di miglioramento di quella attuale è prevista all’interno nel testo approvato».
«La proposta, che in origine portava la firma dell’Assessora Magnacca, dopo gli emendamenti interamente sostitutivi del testo di legge depositati dalla maggioranza, è stata condivisa e sottoscritta da tutti gli esponenti del centrodestra in commissione che ora se ne assumono pienamente la responsabilità», aggiungono.
Critiche anche sul piano politico: «La Giunta che a parole si dice attenta al rigore contabile, oggi promuove una fusione tra enti in difficoltà, senza un piano industriale, senza un’analisi seria dei costi-benefici e senza garanzie di sostenibilità. Il giorno dopo l’approvazione di questo testo in Consiglio regionale, mi nulla cambierà per le realtà produttive abruzzesi: Arap continuerà ad essere economicamente insostenibile. Il futuro delle aree produttive abruzzesi aveva bisogno di tutt’altro: risposte concrete sulle manutenzioni ordinarie e straordinarie, su servizi tecnologici, di gestione e di supporto che ARAP doveva prevedere e non ha mai erogato, su uno sviluppo del futuro economico e produttivo che dovrebbe essere sostenuto e rilanciato e non usato come bancomat. L’ennesima occasione di sviluppo persa a causa di un centrodestra preoccupato più di raccontare una storia che di dargli sostanza».