02 Luglio 2025 - 18:20:55

di Angelo Liberatore

«Il Piano è un inno alle aree interne. Bisognerebbe leggere le 196 pagine del Piano, non tre righe e non capirle».

A L’Aquila, per partecipare ad un convegno su “I Comuni e la sfida del Governo di area vasta“, Tommaso Foti, ministro per gli Affari europei, il Pnrr e le Politiche di coesione, chiarisce dopo le polemiche dell’ultimo periodo sulla Strategia Nazionale Aree Interne.

Polemiche innescate e divampate soprattutto a causa di una frase contenuta nel documento Snai, che parlava di “spopolamento irreversibile” delle aree interne.

«Io non ho mai detto questa frase. Chi non sa leggere il Piano, è meglio che lo legga – ribadisce Foti -. È stato votato all’unanimità non dal Governo, ma da una Cabina di regia nella quale c’erano Regioni, Province, Comuni e comunità montane. Non è scritto così, ma vi è una citazione di due studi. Uno del Censis, e l’altro del Cnel nel quale uno studioso, nominato dal presidente della Repubblica, ha sviluppato questa tesi».

Ma una citazione non fa l’intenzione.

Il Governo – spiega infatti ancora il ministro Foti – non ha assolutamente la volontà di lasciare indietro le aree interne del Paese, tutt’altro.

Per sostenere ripresa e futuro ci sono i fondi e le linee strategiche, da mettere a fattore comune sviluppando progetti concreti.

«Di fondi ce ne sono perché la programmazione 2014-2020 non è mai stata conclusa – spiega il ministro -. Si avevano a disposizione 1200 milioni, ci sono oltre 5000 progetti per 700 milioni, e ne sono stati spesi solo 450 milioni. Per quanto riguarda la programmazione 2020-2027 i fondi ci sono, ovviamente c’è un’impostazione diversa perché, vedendo come è andata la prima programmazione, si è pensato innanzitutto di responsabilizzare in questa attività le Regioni, ma soprattutto di individuare per ogni area interna un ente capofila che sia responsabile del progetto d’area. In questo modo, l’accordo che viene sottoscritto avrà un punto di riferimento stabile e a quello si potrà chiedere non solo l’avanzamento, non solo il cronoprogramma, ma anche di eventuali ragioni dei ritardi. I progetti devono vertere sulle realtà diverse delle singole aree interne, perché non c’è una ricetta per tutte le aree interne. I tre settori di intervento principale sono l’istruzione, la salute e le infrastrutture dei trasporti, cioè la mobilità».

In tutto ciò, il tema del convegno aquilano (Comuni e governo di area vasta) lega aree interne e città medie, con queste ultime che assurgono ad un ruolo fondamentale di collegamento tra i territori.

Possono esercitare – spiega il Ministro Foti – un protagonismo di area vasta anche raccordando quelle che, una volta, erano competenze a responsabilità provinciale.

In tutto ciò, un impulso forte arriva anche dall’Anci.

L’Associazione Nazionale dei Comuni, infatti, da un lato, in aprile, ha lanciato l’Agenda dei Comuni e delle Città per la Coesione.

D’altro canto, ha promosso pure il progetto MediAree, basato proprio sulla centralità delle città medie come cerniera tra i grandi centri metropolitani e le aree interne.

“MediAree” è attualmente in corso, vede protagoniste 12 città pilota (da nord a sud) che stanno sperimentando forme di pianificazione strategica condivisa all’insegna dell’alleanza territoriale con i comuni limitrofi.