03 Luglio 2025 - 09:20:34
di Martina Colabianchi
«Se le cose non cambiano, saremo costretti a chiudere alcuni impianti».
Questo è il succo di quanto dichiarato dal responsabile Europa di Stellantis, Jean-Philippe Imparato, nel corso di un intervento agli Stati Generali sull’energia organizzati da Forza Italia a Montecitorio. Tra gli stabilimenti a rischio chiusura ci sarebbe anche quello di Atessa, in Abruzzo.
Lo stabilimento ex Sevel rappresenta circa il 50% della produzione italiana di Stellantis ed è l’unico sito dedicato ai Veicoli Commerciali Leggeri. La sua eventuale chiusura, come sottolineato dal segretario generale Fiom Cgil Chieti Alfredo Fegatelli, significherebbe colpire duramente l’occupazione e distruggere una delle ultime realtà industriali forti del Mezzogiorno.
Quella del settore automobilistico sembra essere una crisi quasi irreversibile. Stellantis, a giugno, ha immatricolato 32.437 vetture, il 32,9% in meno dello stesso mese dell’anno scorso.
In seguito alla dichiarazioni rilasciate dal responsabile Europa di Stellantis, anche la Uil Abruzzo è intervenuta sulla drammatica situazione dell’industria dell’auto in Europa ed in Italia e sull’allarme lanciato dal manager francese.
«Uno tsunami industriale è alle porte – spiega il segretario generale Uil Abruzzo Michele Lombardo – la responsabilità dell’Unione Europea di non avere un piano strategico industriale per il settore dell’auto che dia un futuro occupazionale possibile all’intero settore, sta drammaticamente portando l’intero sistema dell’ automotive al collasso. La questione dell’elettrico, la vicenda delle multe senza una governance europea di prospettiva e flessibilità delle produzioni e del mercato, si sta per abbattere sull’industria automobilistica europea ed Italiana. Nella geografia dei produttori di auto europei, il prezzo più alto in termini industriali ed occupazionali verrà pagato maggiormente da Italia e Francia».
«Le motivazioni principali sono imputabili al fatto che la Germania ha deciso di aumentare le produzioni militari probabilmente pensando di riconvertire una parte del proprio settore automotive – aggiunge -. Del resto la Germania aveva già vissuto questa esperienza industriale nel 1939, quando alla vigilia del secondo conflitto mondiale, decise di riconvertire molte delle fabbriche della Volkswagen da produzioni dell’auto a produzioni belliche. La Spagna non ha più un marchio auto proprio, e quindi vive già la stagione della produzione per conto terzi. Di fatto i paesi che hanno marchi auto propri, con fabbriche e occupati sui propri territori nazionali restano Italia e Francia, che in questo totale stato confusionale dell’UE nella gestione del futuro dell’industria dell’auto, determineranno per l’appunto uno tsunami industriale e occupazionale dell’intero settore automotive. In questo contesto si pone la crescita nei mercati nazionali e continentali delle autovetture cinesi».
«Il tessuto industriale regionale – si legge nella nota della Uil Abruzzo – in questa prospettiva, verrebbe di certo colpito in maniera frontale. Infatti più di 28.000 sono gli occupati nella nostra regione nell’ automotive, sia alla dirette dipendenze di Stellantis nello stabilimento di Atessa, sia nelle molteplici attività industriali di indotto di primo e secondo livello legate al settore dell’ automotive. Le non decisioni di Bruxelles e le dichiarazioni del responsabile Europa di Stellantis, impattano in maniera estremamente negativa sul tessuto industriale dell’automotive abruzzese con ricadute temo devastanti per la tenuta del nostro livello industriale ed occupazionale regionale».
«Per questo – dice il segretario Lombardo – credo sia giunto il momento, di mettere al bando il silenzio, le ipocrisie, le spallucce ed iniziare da subito ad ogni livello istituzionale ed ad ogni livello di responsabilità sociale ad attivare un tavolo di confronto vero, con il governo nazionale, con la commissione dell’Unione Europea, per salvaguardare il nostro patrimonio industriale dell’auto in Europa, in Italia e per quello che ci riguarda in Abruzzo. Per la Uil Abruzzo, come più volte detto, il sistema industriale regionale a partire dall’ automotive è un patrimonio irrinunciabile per questa regione non solo per gli aspetti economici ma soprattutto per gli aspetti occupazionali, sociali e di progresso».
«Pertanto – conclude il segretario regionale – invitiamo la classe dirigente abruzzese, a tutti i livelli partendo dalla classe politico istituzionale a quella imprenditoriale e sociale, di trovare un’unica voce a sostegno del nostro apparato industriale. Il grido di allarme di Imparato, non può essere lasciato da solo ma deve essere raccolto, sostenuto in tutte le sedi in cui si decidono le sorti del settore auto del nostro continente, a partire dall’Unione Europea».