09 Luglio 2025 - 13:46:29

di Vanni Biordi

L’appello lanciato dall’Ospedale di Avezzano sull’aumento dei casi di sifilide e Hiv nella Marsica è un campanello d’allarme che non possiamo ignorare. I dati, forniti dal reparto di Malattie Infettive, parlano chiaro: 20 casi in più di sifilide e 8 di Hiv nel solo 2024, con un trend in crescita che preoccupa, specialmente tra i più giovani. Ma al di là dei numeri, quello che viene fuori è una sottovalutazione collettiva dei rischi che sta alimentando questa recrudescenza.

La dottoressa Margherita Dalessandro, responsabile del reparto, evidenzia come la sifilide colpisca prevalentemente la fascia d’età 20-30 anni, a causa di rapporti non protetti e di una scarsa consapevolezza. Per l’Hiv, l’età media dei nuovi contagiati sale a 46 anni, ma la gravità è accentuata dal fatto che tre degli otto pazienti sono arrivati con la malattia già in stadio avanzato. Questo suggerisce non solo una mancanza di prevenzione, ma anche un ritardo nella diagnosi, che compromette seriamente l’efficacia delle cure.

È lodevole il lavoro svolto dall’équipe del reparto di Malattie infettive, che con professionalità segue 132 pazienti Hiv con terapie antiretrovirali e offre supporto attraverso il counseling. Però, non possiamo delegare la responsabilità unicamente alle strutture sanitarie. L’aumento dei contagi è il sintomo di una falla più profonda nel sistema di prevenzione e informazione.

È inaccettabile che nel 2025 si assista a un’impennata di malattie che, pur essendo curabili o gestibili, continuano a diffondersi per superficialità. Dove sono finite le campagne di sensibilizzazione incisive? Perché i giovani sembrano meno consapevoli dei loro predecessori sui rischi delle malattie sessualmente trasmissibili? La risposta non può limitarsi a un generico appello alla “maggiore consapevolezza”.

È tempo di pensare a strategie più mirate ed efficaci. Quello che posso consigliare è un investimento serio nell’educazione sessuale nelle scuole, non solo come lezione di biologia, ma come percorso di consapevolezza sui rischi, sul consenso e sulla responsabilità. È fondamentale promuovere l’accesso facilitato ai test rapidi e anonimi, superando lo stigma che ancora circonda queste malattie. Le campagne informative devono essere veicolate attraverso i canali più frequentati dai giovani, con linguaggi e modalità che li raggiungano e li coinvolgano, non che li allontanino.

L’allarme lanciato da dai medici dell’ospedale di Avezzano non deve rimanere un fatto isolato, ma deve diventare il catalizzatore per una riflessione più ampia a livello regionale. Le malattie sessualmente trasmissibili non sono un problema del passato, ma un problema di oggi, una questione attuale che richiede un cambio di mentalità e un’azione congiunta da parte di istituzioni, scuola, famiglia e, soprattutto, delle persone.