19 Luglio 2025 - 09:46:43
di Tommaso Cotellessa
Nel novembre 2024 le inchieste aperte per abusi su minori nella sola regione Abruzzo erano oltre 20, un numero che nel primo semestre del 2025 è quasi raddoppiato, con un ingente aumento di procedimenti che coinvolgono minorenni come autori, vittime e fruitori di contenuti di sfruttamento sessuale.
Fra gli episodi che hanno fatto più scalpore ricordiamo l’arresto a Montesilvano di due ragazzi, di 17 e 18 anni, accusati di violenza sessuale aggravata su un bambino di 10 anni; ma anche l’individuazione di una rete criminale dedita allo sfruttamento della prostituzione minorile a Chieti, smantellata grazie alla denuncia coraggiosa di una madre; così come gli episodi e la produzione di video pedopornografici tra giovanissimi, anche di fronte a minori.
Si tratta di una tendenza in preoccupante aumento, che si va ad aggiungere alla sempre più dilagante diffusione di contenuti pedopornografici online. Come testimoniano i dati diffusi dall’associazione dall’Associazione Meter, nel solo 2024 sono stati segnalati 2.085.447 contenuti pedopornografici, contro i 95.882 del 2014. Una crescita esponenziale del 2.076%, alimentata dal deep web, dall’intelligenza artificiale generativa, dai social media e da una crescente indifferenza collettiva.
Ad evidenziare questo allarmante scenario è il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani (Cnddu) che esprime sconcerto, indignazione e preoccupazione profonda per l’incremento allarmante dei reati contro minori registrato negli ultimi mesi in Abruzzo e invoca l’attenzione delle istituzioni su questa piaga che lede i diritti dei più piccoli.
«Nel 2025, parlare di pedofilia non è più “notiziabile”. Ma i bambini continuano ad essere filmati, venduti, torturati. E la società civile tace», sono queste le parole di don Fortunato Di Noto, fondatore di Meter, che il presidente del Cnddu, prof. Romano Pesavento, fa proprie al fine di denunciare l’anestesia morale dimostrata dallo stato e dagli organi di informazione su questo tema.

Proprio al fine di squarciare il velo che copre questo argomento il Cnddu invoca una strategia nazionali di prevenzione integrata con azioni coordinate tra scuola, giustizia, forze dell’ordine, sanità e terzo settore, facendo leva sugli art 3 e 34 della Costituzione e della Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza.
Le proposte avanzate dal coordinamento di docente prevedono:
- Introduzione obbligatoria di percorsi curriculari sull’educazione ai diritti, alla sessualità e alla legalità in tutte le scuole secondarie, ispirati alla Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia.
- Istituzione di sportelli d’ascolto psicopedagogico permanenti in ogni Istituto scolastico, con figure professionali stabili.
- Formazione obbligatoria del personale docente su riconoscimento precoce di segnali di abuso e dinamiche predatorie digitali.
- Un Osservatorio Regionale per il monitoraggio dei reati contro i minori, con accesso ai dati e alle segnalazioni da parte delle scuole.
- Campagne mediatiche nazionali, coordinate dal Ministero dell’Istruzione e dal Garante per l’Infanzia, che restituiscano centralità al tema, oggi ridotto a tabù.
«La protezione dell’infanzia non può più essere affidata alla sensibilità individuale o all’eroismo isolato – incalzano gli esponenti del coordinamento – Non possiamo tollerare che una regione come l’Abruzzo – definita “isola felice” – diventi teatro di un dramma sistemico che si preferisce ignorare. Non c’è cultura, progresso, Stato di diritto possibile, se non garantiamo l’inviolabilità dell’infanzia. Noi docenti, formatori di coscienze, non ci volteremo dall’altra parte. E continueremo a denunciare finché sarà necessario».