31 Luglio 2025 - 15:39:17

di Tommaso Cotellessa

L’appuntamento con le prossime elezioni amministrative nel Comune dell’Aquila è fissato al 2027. Due anni per decidere un destino che potrebbe apparire già segnato, salvo il verificarsi di una possibile “sparigliata”.

Quelli che ci attendono sono dunque due anni decisivi, nel corso dei quali, per un anno, L’Aquila sarà Capitale italiana della Cultura, un risultato che l’amministrazione sembra del tutto pronta a rivendicare anche in vista della chiamata alle urne.

Ma questo non è l’unico vantaggio che il centrodestra può vantare. Dalla sua infatti, oltre ai dieci anni di mandato del sindaco Biondi, nel corso dei quali il gradimento del primo cittadino non ha mai subito un drastico calo, vi è anche l’ampia gamma di candidati fra cui selezionare il prossimo inquilino di Palazzo Margherita. Fra sottosegretari, amministratori locali e esponenti regionali è vasta la scuderia fra cui scegliere il dopo-Biond;, colui che sarà, dunque, chiamato a raccogliere l’eredità di quel sindaco che a sorpresa vinse le elezioni del 2017, interrompendo un passaggio di consegne tutto interno al Partito Democratico che appariva già compiuto.

Ad oggi, secondo uno di quegli scherzi che fa la storia, il passaggio di consegne interno al centrodestra sembra ancor più scontato di allora, complice di certo lo scenario nazionale, ma non solo.

È, infatti, necessario tenere in considerazione la complessa situazione in cui verte la controparte.

Il centro-sinistra infatti, in parte ancora scosso dalla sconfitta del 2017, sembra attendere senza troppa ansia l’appuntamento nelle urne. Gli interventi delle opposizioni in merito alla corsa verso le amministrative appaiono sparuti e spesso privi di una visione complessiva e condivisa della strada da percorrere.

I nomi in campo sembrano ancora gli stessi, ormai da dieci anni a questa parte. In questa sede però non li faremo, tenendo fede a quel precetto che, pur venendo spesso ridotto solo ad uno slogan, dovrebbe essere una regola d’oro: prima i programmi e poi i nomi.

Infatti è proprio il programma a poter consentire un cambio di rotta, la svolta in una storia già scritta.

Dalle forze moderate interne al centro-sinistra solo nei giorni scorsi si è levata la richiesta di un nome autorevole, un personaggio terzo, che sappia interpretare un programma comune e condiviso per dare uno slancio alla città in senso progressista. Un appello che sembra riecheggiare quello lanciato da Sinistra Italiana nei mesi scorsi, quando si invocava una chiamata verso il futuro per la costruzione di un progetto all’altezza della situazione. Queste posizioni non sono distanti da quella esternata dal Partito Democratico che sembra tenere aperte ancora tutte le opzioni. Ciò che però sembra mancare a questi buoni propositi è un’anima, ovvero un sostegno comune dalle forze politiche che, riunite in un Noi collettivo, sappiano guardare ad una Grande Ambizione che sovrasti le piccole ambizioni dei singoli, pur contenendole in essa. Una Grande Ambizione dunque che apra un nuovo scenario.

Di piccole e grandi ambizioni parla Antonio Gramsci nei suoi Quaderni delineando la figura del capo politico dalla Grande Ambizione come colui che non pensa solamente al proprio interesse ma guarda ad un bene collettivo più grande dei piccoli conflitti. Un processo dunque che «tende a suscitare uno strato intermedio [..], a suscitare possibili “concorrenti” ed eguali, a elevare il livello di capacità delle masse». Un progetto dunque che miri ad uno scenario di lungo raggio che sappiano generare una classe dirigente in grado di costruire nuove prospettive nell’interesse della massa.

La messa in campo di una proposta di questo tipo non riguarda solo il centrosinistra ma il benessere e la tenuta democratica dell’intera città. È infatti necessaria la ricostituzione di un dibattito politico serio e autorevole che tenga alto il livello della classe dirigente, altrimenti con la vittoria in tasca e senza un serio dissenso, ogni organo democratico non può che svilirsi e perdere di visione.

Una città non è mai il fortino padronale di una parte, ma è il nucleo primario di ogni confronto politico: una polis il cui orizzonte si compone di un intreccio di visioni differenti ma in grado di confrontarsi.

Forse di questo abbiamo bisogno, di uno spirito di responsabilità che induca ad una programmazione seria e strutturata, desiderosa di sfidare una controparte, con la quale confrontarsi ma anche rispettarsi nella consapevolezza che l’attenzione di tutte le parti in gioco è rivolta al bene comune.

Questa sì che è una Grande Ambizione